Difficile corrompere il Comitato Nobel

Difficile corrompere il Comitato Nobel Difficile corrompere il Comitato Nobel Rita Levi Montalcini Rita Levi Montalc■quotidiani svedesi rilanciano la polemica sulla corruzione dei Premi Nobel per la Medicina, in particolare su quello assegnato a Rita Levi Montalcini nell'86. Alcuni professori dell'Istituto Karolinska di Stoccolma sono accusati di aver accettato dall'industria farmaceutica italiana Fidia favori speciali, in particolare viaggi all'estero. A parte l'opportunità di accettare regali o sovvenzioni, occorre distinguere tra l'eventuale «corruzione» di singoli individui e quella di un'intera istituzione come il Comitato Nobel, che dispone di un patrimonio tale (oltre due miliardi di dollari, ottimamente investiti) da metterlo al riparo da ogni tentazione. Avendo trascorso quasi vent'anni come docente al Karolinska, ho goduto di un punto di osservazione indubbiamente privilegiato, pur tenendo conto della riservatezza assoluta con cui si svolgono i lavori di selezione e assegnazione. Sono dunque in grado di guidarvi tra i meccanismi fondamentali dell'assegnazione del Premio. Il comitato di esperti, scelto tra i membri della Facoltà di Medicina, vaglia ogni anno le numerose proposte che giungono da Università, Istituti scientifici e vincitori di Nobel. Tutta la produzione scientifica del candidato viene esaminata in dettaglio da un sottocomitato di esperti, sempre del Karolinska. Una prova del successo del loro lavoro è il fatto che si contano ben pochi «errori» in 92 anni di scelte. Le omissioni sono giustificate dal fatto che il premio è uno solo e i candidati meritevoli ben più di uno ogni anno. L'ultima parola sull'assegnazione spetta all'assemblea costituita dai 50 professori dell'Istituto, ai quali vengono presentati i risultati degli esperti. Sarebbe molto difficile corrompere un numero così grande di specialisti. Per quanto riguarda il lavoro della Levi Montalcini, mi consta con assoluta certezza che essa era già stata considerata tra i candidati nel 1961, quando lavorava alla Washington Uni- I traic I lavor tra i clavoraI traic I lavor ini versity di St. Louis. La non assegnazione in quell'anno fu dovuta probabilmente al carattere nuovo e rivoluzionario della scoperta del primo fattore di accrescimento del sistema nervoso, ormai noto in tutto il mondo con la sigla NGF. Il comitato Nobel si è infatti sempre comportato con estrema cautela e pazienza nel valutare il valore «fondamentale e generale» di una scoperta. E poiché nel corso degli Anni 60 e 70 l'NGF ha ricevuto numerose nuove segnalazioni ufficiali, l'assegnazione del Nobel nell'86 è sembrata logica e scontata, oltre che ampiamente meritata. Per giudicare la giustezza e il valore di questa scoperta, basta scorrere le novanta più importanti riviste che trattano della biologia del sistema nervoso: circa un terzo (32 per cento, per l'esattezza) dei lavori pubblicati si riferiscono direttamente o indirettamente ai fattori di crescita. Infine, qualche parola sull'Italia e sul Nobel a scienziati italiani. Durante il periodo passato al Karolinska ho avuto cognizione di alcuni candidati italiani. Paragonando l'Italia ad altre nazioni europee di dimensioni analoghe, o anche molto minori, si vede subito che il nostro contributo non è dei più gloriosi. Negli ultimi 90 anni un solo scienziato italiano ha conquistato il Nobel per la Medicina per il lavoro compiuto in Italia: Camillo Golgi, che nel 1906 divise il premio con lo spagnolo Ramon y Cajal per alcuni studi sul sistema nervoso. Il lavoro dei Nobel di origine italiana successivi a Golgi (Luria, 1969; Dulbecco 1975; LeviMontalcini 1986) è stato compiuto interamente negli Stati Uniti. Daniel Eovet (Premio Nobel 1967) provocò una vera crisi diplomatica a Stoccolma, essendo allora cittadino italiano, nato in Svizzera e premiato per il suo lavoro in Francia. Alcuni potrebbero affermare con una certa probabilità di vero che se questi «italiani» fossero rimasti in Italia avrebbero avuto una chance molto minore (o nulla) Ezio Giacobini zere in particolare. Se per noi uomini è una malattia grave, non è uno scherzo nemmeno per gli uccelli. Il 76% dei maschi con figli in sovrannumero si buscò dunque la malaria, contro il 38% degli altri padri; mentre le femmine furono premiate per la scarsa collaborazione: solo due madri di famiglia numerose risultarono infette da Plasmodio, contro nessuna delle altre. Se quindi il lavoro nobilita, l'eccesso di fatica espone lo stakanovista al rischio di malattie e può accorciare l'aspettativa di vita: scientificamente provato non solo dai padri cinciallegra gravati da troppi figli, ma anche in precedenti studi sulle api operaie, che muoiono di stress dopo 20 giorni di raccolta di nettare e di polline per i campi. Resta da spiegare perché lo sforzo di allevare una nidiata numerosa predisponga alla malattia. Forse, con il suo andirivieni al nido, babbo cinciallegra è più esposto alle punture di zanzare vettrici del parassita. O forse, impegnando così tante energie nella famiglia, ne investe di meno nel sistema immunitario. Ma perché il maschio si ammazza di lavoro per i figli dedicando loro un terzo di energie in più della femmina, diversamente dalla maggior parte degli altri padri del regno animale? Evidentemente la nidiata ha un valore diverso per il maschio che per la femmina di cinciallegra: lui V e ata rte VACCINI Le strategie per evitare i virus vivi

Persone citate: Camillo Golgi, Daniel Eovet, Dulbecco, Ezio Giacobini, Golgi, Levi Montalcini, Luria, Rita Levi Montalcini, Rita Levi Montalcini Rita

Luoghi citati: Francia, Italia, Stati Uniti, Stoccolma, Svizzera, Washington