Rivedere il mondo a occhi chiusi di Ezio Giacobini

Rivedere il mondo a occhi chiusi Rivedere il mondo a occhi chiusi IMMAGINIAMO di ricreare a occhi chiusi l'immagine di casa nostra e di contarne le finestre e le porte. E' ovvio che invece di usare gli occhi per vedere, utilizziamo gli «occhi» della nostra mente, che ci permettono di ricreare a memoria ciò che abbiamo visto molte volte. Un simile esperimento può esser fatto senza rinnovare un vecchio ricordo ma semplicemente guardando un oggetto e poi chiudendo gli occhi e cercando di immaginarlo come l'abbiamo visto un attimo prima. In entrambi i casi l'immagine che vediamo dentro di noi è frutto della nostra mente ed è prodotta senza stimoli né informazioni di tipo visivo. Dobbiamo però chiederci però se si tratti soltanto di un'illusione di ciò che abbiamo visto o non piuttosto di una ricreazione di vere immagini già presenti nella nostra mente perché fotografate dal cervello in precedenza. In questo secondo caso dovremmo supporre che quella parte del cervello nella quale abbiamo accumulato «le fotografie» venga ristimolata per riprodurre un'immagine più o meno fedele. Questi problemi hanno occupato scienziati e filosofi per secoli. Pare ora di essere vicini a una spiegazione che, come sempre, porta a nuove domande. Utilizzando un nuovo metodo di indagine chiamato risonanza magnetica funzionale (Mri), che permette di scattare in pochi minuti migliaia di immagini del cervello in attività con una risoluzione spaziale molto più alta di quella della vecchia Pet (tomografia a emissione di positroni), è possibile osservare con grande accuratezza quali siano le parti del cervello attivate da un processo in atto (contare, vedere, immaginare). Si sa da tempo che il sistema visivo dai primati è molto complesso. La sola regione occipitale (posteriore) del cervello conta oltre trenta aree funzionali fondamentalmente diverse e organizzate secondo un ordine gerarchico. Lo stimolo visivo che proviene dalla retina, ad esempio l'immagine di una mela rossa, viene analizzato nelle varie componenti dalla corteccia delle aree visive primarie (striate e pre-striate). Gli elementi fondamentali dell'immagine della mela che si sono formati sulla retina vengono scorporati in dimensioni, forma, orientamento, colore, profondità. Le informazioni già analizzate dalla corteccia occipitale vengono integrate a loro volta in un'altra sede corticale, quella dei lobi parietali e temporali. Il risultato è quello di un'unica configurazione, ad uso interno, di una «pseudomela». Questa rappresentazione è l'immagine dell'oggetto vista non dagli occhi ma dal cervello, con tutte le sue proprietà nello spazio. Le varie aree visive del cervello comunicano tra di loro utilizzando diverse vie. Le percezioni visive normali viaggiano principalmente in senso antero-posteriore con immagine capovolta. Quelle dell'immaginazione percorrono un tragitto inverso e sono diritte. Questi nuovi dati ci giungono da un laboratorio israeliano del Weizmann Institute (e sono stati pubblicati recentemente in Science), che ha fatto uso della Mri, facilitando l'osservazione con appositi accorgimenti. Nella ricostruzione mentale di un oggetto (la nostra casa, con le sue finestre e le sue porte), i segnali tra le varie regioni del cervello procedono dalla zona di alta integrazione dell'immagine verso le aree organizzate in senso topografico (dette retinopiche, in quanto corrispondono punto per punto alle localizzazioni della retina). I risultati degli israeliani Ishai e Sagi suggeriscono l'esistenza di un nuovo tipo di memoria visiva di natura «iconica» cioè figurativa, che viene mantenuta per almeno cinque minuti. Questa memoria delle figure può essere riattivata a volontà usando la nostra immaginazione, anche qui per un periodo di diversi minuti. Non si conosce ancora il substrato anatomico di tale memoria, la sua capacità (quanto si può ritenere) e il suo rapporto con la memoria a breve termine. Le scoperte di nuovi territori della nostra memoria aprono affascinanti possibilità. La memoria iconica legata alle nostre immaginazioni rappresenta una fase intermedia posta tra le immagini delle cose formatesi nella nostra mente e la percezione visiva di esse. Ezio Giacobini

Persone citate: Sagi, Weizmann