PAVESE CAMBIA CASA E ASPETTA LA DONNA DALLA VOCE RAUCA

PI PI PI AVESE risorto, Pavese riamato. Dopo un turbine di morte. Quasi un destino. E sembra una provocazione, ma non è, quella di Franco Vaccaneo, segretario del Centro Studi di Santo Stefano Belbo: «Dall'isolamento in cui vivevamo siamo riusciti soltanto dopo l'alluvione, quando per recuperare libri e documenti abbiamo lavorato nel fango e sono arrivate ad aiutarci, alcune da lontano, squadre di volontari. Grazie anche a loro non soltanto abbiamo salvato buona parte del patrimonio pavesiano, ma aperto una gara di sostegno economico che ci permette, oggi, di inziare le opere per la nuova casa di Pavese, la chiesa del '300 dai Santi Giacomo e Cristoforo da tempo sconsacrata e che sorge nel cuore medievale del paese. Un piccolo complesso prezioso in cui nascerà un atelier culturale, ci auguriamo, di interesse nazionale. Costo dell'impresa attorno ai 3 miliardi, due dei quali già in banca». La storia di questo salvataggio e del progetto, Vaccaneo l'ha esposta, appass'onatamente, nel libro uscito da Gribaudo La scrittura sommersa. Né si accontenta di questo. Lavora alla sostituzione del materiale perduto mentre spera nell'acquisizione di quella parte di carteggio pavesiano ancora inedito, non ultime naturalmente le lettere alla signora «dalla voce rauca», sinora tabù. Il genio di Cotroneo Presto, con fuoco, la musica che si fa trama, racconto, carne, epifania: Mondadori, 15 ottobre, primo titolo della nuova collana Voltapagina, in brossura, per il primo vero romanzo di Roberto Cotroneo, già critico al veleno, poi buonista ante litteram, reduce dal successo di Se una mattina d'estate un bambino (Frassinelli), saggista di nerbo ma al momento stregato dalla narrativa con un libro insolito nel quale porta, lui stesso musicista, il mistero e il fascino del pianismo. Infatti: il suo protagonista è un genio del pianoforte, forse il massimo del nostro secolo, che vive in autoesilio svizzero e per il quale la musica è sensualità e trascendenza, è l'esistenza stessa, magma inscindibile di passione e ragione. Ha ormai 75 anni, rilegge la propria vita e insieme un mondo scomparso sul filo di un evento straordinario che lo condurrà entro un vero e proprio giallo: il possesso dell'originale della Ballata n. 4 di Chopin con variazioni inedite, «dono» di un misterioso russo. Momento dal quale s'inizia un cammino circolare, sorla di ritorno al futuro, dalla Parigi del 1849, anno della morte di Chopin alla Parigi del 1978 passando per la Berlino nazista dei Trenta e la Mosca staliniana del 1949. Tappe di passioni brucianti, un eros sempre presente mentre solo nella musicavita il grande interprete troverà in- | fine la pacificazione. Un ritratto di Benedetti Michelangeli? Molte le coincidenze ma tutto, invece, «completamente inventato». Eccetto il fuoco purificatore cui Michelangeli ha attinto per tutta la vita. E al quale sembra attingere, in fondo da sempre, pure Cotroneo. Ma un fuoco che si può «leggere» anche polemicamente. Chi venne prima di Brizzi E' certo esatto che Andrea De Carlo, del quale è appena uscito Uto per Bompiani, ha scritto Un treno di panna e non Un cuore di panna. Ma un Cuor di panna c'è nell'editoria italiana: è il viaggio per l'Europa di tre adolescenti alla scoperta del mondo e di se stessi, un piccolo romanzo imperfetto ma già muscoloso ed elettrico scritto a 16 anni dal torinese Enrico Pellegrini, pubblicato 4 anni dopo, nel '91, dall'editrice Milvia che non ha avuto forza bastante per farlo circolare in Italia. Peccato. Era prima delle Balestra, dei Brizzi, ma subito più narratore e rapace di mordere. Presto, comunque, la verifica: Pellegrini sta finendo il suo secondo libro. Mirella Appiatti

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