CARO VATTIMO VUOI RUSHDIE AL ROGO?

tuttolibrì LA STAMPA Sabato ') Sellembrr 199.» CARISSIMO Gianni, è davvero allarmante l'articolo che su questa pagina hai dedicato la scorsa settimana al perpetuarsi del caso Rushdie. Con grande cautela, e pur ribadendo che non bisogna cedere sui principi, offri infatti argomenti di pensiero forte a quanti - pur senza arrivare alla condanna a morte - giustificano non già la reazione critica contro un'opera, spinta magari fino al più fiero insulto verbale o scritto, la cui unica sanzione è purtuttavia esclusivamente l'invito a non leggerla, ma la pretesa di punire l'autore fosse anche solo (solo?! con l'ostracismo alla pubblicazione (ma poi, inevitabilmente, dietro i roghi di libri spunta la tentazione dei roghi di uomini). Domandi infatti retoricamente: «Fino a che punto è lecito, in nome di una verità (che crediamo) di portata universale, ferire profondamente la morale, il sentimento religioso, il costume radicato di una comunità?». Retoricamente, perché il senso chiarissimo è: solo fino a un certo punto, del cui limite è giudice il portatore di quel profondo «sentimento ferito»: la folla che sceglie Barabba, ad esempio, o i sinedrio dei custodi dei sentimenti religiosi e morali della comunita che aveva già condannato Gesù - visto che citi il Van- /.(/ polemica aprila dall'intervento sul Sospiro del Moro I ARO Paolo, in certo senso, mi auguravo che l'articolo di sabato scorso susciI tasse la discussione che Jtu adesso apri. Ho scelto deliberatamente di essere imprudente, anche e forse soprattutto perché sono stufo del clima di bigottismo politically correct che ci sta sommergendo. Credevo di non poter essere sospettato di scarsa fede nella libertà di opinione e nei diritti delle minoranze. Mi sono permesso dunque di proporre qualche riflessione meno ovvia, che forse per questo risulta anche meno chiara. Posto che noi non dubitiamo di dover affermare il diritto alla liberta di stampa, di opinione eccetera, l'atteggiamento più giusto e produttivo ò quello di rivendicarlo comunque, sempre e dovunque, anche quando questa rivendicazione contrasti con il costume radicato, i sentimenti morali di drapspalle, stinto, bianchi LUNGHI capelli rossi con rigogliosi boccoli morbidamente peggiati sulle Occhi azzurri gelidi, quasi che si perdono nel candore della cornea. Volto pallido, emaciato, di quel roseo lattiginoso da altipiano irlandese da cui è emigrato per nascere a Manchester. Labbra carnose, quasi rosse: un taglio vermiglio nella panna. Doppiopetto nero con camicia nera, alternato con disinvoltura a canottiere anch'esse nere, traforate, con vasti medaglioni metallici sul petto scheletrico. Età: 37 anni. Cittadinanza: inglese. Professione: psichiatra. Hobby: cintura nera di karaté. Amori: Madonna. Newsweek, titolando di lui, lo definisce ironicamente «Madonna's boy Freud». E questo la dice tutta sul tipo. Nome: Tom Willocks (ndr. In inglese locks significa riccioli, boccoli). E' l'ultimo fenomeno letterario della stagione. 11 suo II fine ultimo della creazione (Mondadori, pp. 416, L. 32.000) ha sbancato le classifiche di tutto il mondo anglosassone. Hollywood lo sta inseguendo con contratti da capogiro e già si annunciano miliardarie tuttolibrì .3 L'estetica del settecento

Persone citate: Carissimo Gianni, Freud, Gesù, Rushdie, Tom Willocks

Luoghi citati: Hollywood, Manchester