La lunga guerra del Kgb al fortino imperialista

La lunga guerra del Kgb al fortino imperialista La lunga guerra del Kgb al fortino imperialista «Stupro O.K. per le donne» tutti addestrati alle tecniche dell'edilizia nelle scuole segrete del periferico quartiere di Jasmevo. Così la nuova ambasciata americana, proprio dietro la vecchia, affacciata sulla Casa Bianca e sulla Moscova, è diventata un colossale orecchio in mattoni rossi. Come stetoscopio funzionava il campanile di una piccola chiesetta sconsacrata, proprio li a fianco, che pare fosse farcito di elettronica più di quanto un salamino possa essere riempito di carne di maiale triturata. Sta ancora al suo posto la nuova ambasciata. E' costata un miliardo di dollari e non sanno ancora che farsene. Quando, ai tempi di Gorbaciov, il nuovo capo del Kgb, Bakatin, rivelò tutti i segreti che conteneva (quelli che conosceva lui), il presidente Bush ringraziò. Ci misero sei mesi per disinnescarli. Ma non si sono fidati lo stesso Quelli che ci abitano dentro continuano a parlare a bassa voce, ammiccano al campanile imbottito, appoggiano le mani ai vetri delle finestre perché invisibili microfoni non captino le vibrazioni. Ancora non molto tempo fa le conversazioni più importanti - con i miei amici ma una trasformazione, radicale, dei modi d'esistenza, di convivenza, di integrazione sociale. Gli imam musulmani che li conducono nelle moschee, comprese le moschee selvagge dove si recluta per il commercio d'armi o il terrore, insegnano che il sogno della Ferrari e una tentazione, cui è bello resistere. Che si può sopravvivere in quest'età di trasformazione, se ci si concentra sulla preparazione dell'aldilà. Che non c'è patria in terra, ma solo in cielo a certe condizioni. La patria in terra ha deluso, è disprezzata: anzi, i borgatari si senrono apatridi. Molti musulmani o neomusulmani di periferia sono offesi per quello che e accaduto in Bosnia, negli ultimi tre anni e mezzo. 11 risentimento anti-occidentale che hanno provato durante la guerra del Golfo Persico non ha avuto ragione di attenuarsi, a Sarajevo o Srebrenica. Alcuni sono andati a combattere nei Balcani, accanto alle forze armate bosniache lungamente tradite dagli occidentali. Altri hanno deciso di agire nel Maghreb, come i borgatari francesi arruolati dal Fis algerino che sono stati condannati recentemente slam: perché l'affiliazione religiosa riempie il tempo nella banlieue, e il tempo in borgata si dilata mortalmente, apre le porte prima alla noia, poi senza soluzione di continuità alla piccola delinquenza, poi alla malavita e al terrore. La disoccupazione, in borgata, è sei o sette volte superiore alla media nazionale, e i borgatari uccidono questo tempo, ogni giorno, cercando distrazione in strada dallo staticamento che li affatica. Ih gaknnt, dicono i francesi: fanno la galera. Perché la periferia è percepita come una prigione, all'uscita deliecittà, e la riuscita nella vita è vissuta come un'uscita da questa galera. Un'inchiesta della rivista gesuita Eludei dice ad esempio che i borgatari sognano in particolare la Ferrari. Ma i borgatari sanno che non l'avranno mai: da dieci anni almeno sanno di vivere non già una crisi economica - come sentono dire dai politici, dalla televisione - ZHIRINOVSKIJ mmmmmm MOSCA. Nuova sparata di Vladimir Zhirinovskij: reduce da una rissa alla Duma durante il dibattito sui raid della Nato in Bosnia (in cui aveva preso per i capelli e per il collo una deputata), il leader ultranazionalista russo ha detto che la parlamentare da lui aggredita e contusa nasconde un senso di profonda soddisfazione per gli abusi subiti. «Figuriamoci - ha detto -, le donne come lei sognano di essere violentate, ma non le vuole nessuno. A loro fa solo piacere sentire vicino il corpo di un uomo forte». Sempre ieri, Zhirinovskij ha chiesto che Mosca abolisca unilateralmente, per quanto la riguarda, l'embargo alle armi decretato dalle Nazioni Unite nei confronti della Serbia, e che invii piloti e sistemi antiaerei ai serbi di Bosnia. «I piloti Nato sono codardi, capaci soltanto di sganciare bombe su centri abitati indifesi», ha detto. [Ansa-Agi] americani - le si faceva giocando a «squash», nel bellissimo centro sportivo situato nei sotterranei. Solo in quel frastuono, si pensava, era possibile rivelare pensieri segreti. La guerra fredda era finita, o lo sembrava, ma quando, nell'agosto '91, scoppio un incendio proprio sotto il tetto del vecchio edificio, i marines e gli agenti della Cia di guardia dissero «niet» ai pompieri russi. Lassù, all'ultimo piano, c'era la stanza insonorizzata dove si dicevano le cose che nessuno doveva sentire, c'erano i cifrari, i controtrucchi segreti e i trucchi ancor più segreti con cui la fortezza del nemico, come un cavallo di Troia, ascoltava anche i sospiri del Cremlino. Bruciò tutto, naturalmente. Ma dalla società soddisfatta, cieca, falsamente liberale, del ben-essere. Importanti sono la vergogna, l'umiliazione, il risentimento, che esplodono e che la fanno precipitare e cadere di gradino in gradino fino alla violenza fine a se stessa, inspiegata. E' stato scritto, a proposito del film di Chabrol, che sono tornati la lotta e l'odio di classe. Ma qui c'è qualcosa di più impenetrabile e opaco, delle lotte descritte da Marx. La violenza della vergogna, nella cameriera di Chabrol, non ha coscienza di sé, non sa quello che dice e non dice in realtà nulla. Il centro soddisfatto del mondo non vede questa propria periferia analfabeta, ma nemmeno la periferia analfabeta vede se stessa. Il periferico implode, non esplode; vendica, non rivendica alcunché: somiglia più ai reietti o ai terroristi di Conrad, che alle classi rese coscienti di Marx. Alla fine del film si sa qualcosa della borghesia suicida. Non si sa nulla degli itnckrdog, dei reietti omicidi. Le periferie metropolitane sono spesso zone di non-diritto, dove lo Stato perde il monopolio sull'integrazione sociale, e sulla violenza. in Marocco per attentati terroristi. Altri sono restati nel quartiere, per colpire al cuore la Francia. Ci sono dei film che spiegano queste derive meglio delle indagini sociologiche e giornalistiche; che esplorano il fondo del morbo. Vale la pena vedere La Cerimonia di Claude Chabrol. O La Haine, l'Odio, eli Mathieu Kassovitz, che narra il peregrinare di tre borgatari (un ebreo, un algerino, un africano a Chanteloup-les-vignes fuori Parigi - che cadono, di noia in noia, di odio in odio, fino ad atterrare sul pavimento granitico dell'assassinio. «E' la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani - racconta ad un certo punto Hubert, l'africano - e a ogni piano, man mano che cade, ripete a sé stesso per rassicurarsi: "Fin qui va tutto bene, fin qui va tutto bene, fin qui va tutto bene"... Ma importante non è la caduta. E' l'atterraggio». Cosi anche nella storia della manipolazione islamica del terrorismo di periferia: importante non è la caduta, ma l'atterraggio. Così anche la cameriera analfabeta, nel film di Chabrol: importante non è il suo analfabetismo, che l'esclude