QUEL TERRORE CHE COVA IN PERIFERIA di Anna Zafesova

Estero Giovedì 14 Settembre 1 LA STAMPA MOSCA NOSTRO SERVIZIO Una giornata tesa, quella di ieri, per le relazioni tra Mosca e Washington. Alle battaglie diplomatiche sulla situazione in Bosnia si è aggiunto un incidente clamoroso e misterioso: uno sconosciuto ha sparato ieri pomeriggio una granata anticarro contro le finestre della sede dell'ambasciata Usa nella capitale russa. Lo scoppio della granata, finita contro il muro verniciato di bianco e giallo dell'imponente palazzo sul Kolzo, l'anello di vie che cinge il centro di Mosca, non ha fatto vittime, né feriti. L'ordigno è scoppiato all'altezza del quinto piano, mandando in frantumi i vetri. Unico danno: una fotocopiatrice colpita dalle schegge della granata volate dentro la stanza. All'inizio si è pensato a un brutto scherzo o a un tiro casuale, cosa che non stupisce più di tanto nella capitale, abituata ormai ad attentati e regolamenti di conti. Ma la polizia e l'Fsb (servizio federale di sicurezza, nuovo nome del Kgb) hanno trovato nell'arcata del palazzo di fronte il lanciagranate «Mukha», un paio di guanti e una maschera, abbandonati dall'attentatore. A questo punto è diventato chiaro che il bersaglio era proprio l'ambasciata degli Usa e che il terrorista non era un dilettante. La polizia ha suonato L. MOSCA m AMBASCIATA Usa era inavvicinabile. Anche se tutt'altro che impenetrabile. Ma, appunto, la questione era affidata alle astrazioni elettroniche degli specialisti. E la guerra si combatteva nell'etere, lungo i fili dei telefoni, nei chips dei computers, coi sensori dei satelliti. Oualche volta - ma solo qualche volta - ci si abbassava fino alle banalità delle spie, dome la Violetta dattilografa che corruppe il marine di guardia. Proteste diplomatiche, ritorsioni, licenziamenti, contromisuro. Quei muri, quei tubi, quei fili, quelle fognature sono stati perlustrati dai due servizi segreti migliaia di volte, centimetro pur centimetro, a turno. I primi mettevano, i secondi toglievano (quello che trovavano, quando lo trovavano). E quando gli americani decisero che gli serviva un'ambasciata più grande (e più impermeabilel si portarono dietro perfino i mattoni. Pensavano che, in quel modo, avrebbero annichilito il Kgb Ma avevano trascurato le putrelle, ottimi conduttori di vibrazioni. E il piccolo esercito di costruttori russi, QUEL TERRORE CHE COVA IN PERIFERIA Investigatori davanti all'ambasciata e Boris Eltsin dei serbi si fanno sempre più intensi. Ieri una prima delegazione di deputati della Duma è partita per Belgrado, da dove poi proseguirà per la Bosnia. L'obiettivo dei parlamentari è quello di fare da «scudi umani» contro i Tomahawk della Nato. La posizione del Parlamento russo sembra ormai chiara: niente contatti con i musulmani o i croati, solo con i «fratelli serbi». Ma proprio in questo momento di massima mobilitazione, quando il governo russo denuncia il «genocidio» dei serbi bosniaci, il loro leader Radovan Karadzic ha fatto sapere - potrebbe però essere un tentativo di tenere alto il morale dei suoi - che i bombardamenti hanno provocato «pochissime vittime». In questo autunno preelettorale la Duma è intenzionata a dare battaglia anche sul fronte interno. Il gruppo dei comunisti ha annunciato che rilancerà la proposta di impeachment contro Eltsin. E forse i parlamentari aggiungeranno alle accuse al Presidente russo - il bombardamento della Casa Bianca e la guerra in Cncenia anche quella di non aver aiutato a dovere i serbi. Anche l'ex presidente Gorbaciov ha ieri criticato i raid della Nato, pur criticando la reazione troppo «forte ed emotiva» del governo di Mosca. Anna Zafesova 1995 Estero

Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Gorbaciov, Radovan Karadzic

Luoghi citati: Belgrado, Bosnia, Mosca, Usa, Washington