La Agnelli: il tempo dei sì è finito

Il governo insiste per l'ingresso nel Gruppo di contatto, che oggi si riunisce senza Italia Il governo insiste per l'ingresso nel Gruppo di contatto, che oggi si riunisce senza Italia La Agnelli: il tempo dei sì è finito «L'appoggio militare in Bornia non è più automatico» Invito a Roma Dal Papa i vescovi dell 'exjugoslai ia nerale sul fatto che i membri del gruppo debbano rimanere cinque». A Bonn il ministro degli Esteri Kinkel dice che è «falso e assurdo» pensare che la Germania si opponga all'entrata dell'Italia ma intanto non prende posizione. «E' vero, tutti sono irritati con l'Italia», ha riconosciuto la Agnelli. «Ma non c'è da sorprendersi: quando un Paese agisce in maniera insolita suscita spesso irritazione. Erano abituati a sentirsi dire sempre di sì dall'Italia. E questa nuova situazione li inette evidentemente in difficoltà». Al di là della specifica vicenda degli Stealth - la cui soluzione non appare vicina alla luce delle prese di posizione ieri di Londra e Parigi - il ministro Agnelli ha dato la netta sensazione dì voler inaugurare una fase nuova nella conduzione della politica estera italiana, in cui gli interessi dell'Italia verranno difesi con maggior fermezza e voce più grossa. «D'ora in poi - ha insistito il ministro - negozieremo i nostri accordi in modo diverso da come era stato fatto in passato». E questo atteggiamento sem¬ bra trovare pieno sostegno a Palazzo Chigi, dove domenica scorsa Lamberto Dini, nel suo colloquio con l'ambasciatore americano Reginald Bartholomew, avrebbe tirato in ballo «la dignità nazionale» nell'annunciare il suo altolà al dispiegamento degli Stealth. Ieri, buona parte della commissione Esteri ha applaudito la determinazione della Agnelli, specie dai banchi del Polo. «Dopo l'audizione - ha dichiarato Mirko Tremaglia, presidente della commissione - si può affermare la piena convergenza con le decisioni prese dal governo». Intanto, a Reggio Emilia, Gianfranco Fini dava «ragione al ministro Agnelli». Pierferdinando Casini si dichiarava «del tutto favorevole» al ministro. Solo Marco Taradash e i radicali continuavano a criticare la decisione di non accogliere gli Stealth. Più articolata la posizione dei partiti della maggioranza, in particolare del pds e del ppi. Tutti d'accordo nell'insistere che l'Italia deve svolgere un ruolo di maggior spicco nelle consultazioni sulla Bosnia entrando a far parte del Gruppo di contatto. E a tale proposito Piero Fassino (pds ha anche proposto un nuovo vertice straordinario sulla Bosnia con la partecipazione italiana (proposta bocciata dalla Agnelli). Sia Fassino per il pds che Giuseppe Giacovazzo per i popolari hanno però criticato la decisione di bloccare gli Stealth per ottenere un posto nel Gruppo di contatto, mescolando aspetti militari e aspetti politici. «La confusione tra i due piani fa certamente apparire la vicenda come un ricatto - ha detto Giacovazzo -. Non si può fare la politica estera con il do ut des». E invitando il governo a non perseguire una politica di grandeur, ha ricordato che il ruolo dell'Italia «potrà solo essere quello che ci viene riconosciuto e non quello che ci diamo». Per la Agnelli, invece, il nuovo atteggiamento della Farnesina è «il modo più coerente, più corretto e più degno di interloquire con i nostri partners ed alleati». Non si poteva accettare supina mente l'esclusione dell'Italia dal Gruppo di contatto. «Questa cosa - ha spiegato il ministro - andava in qualche modo rilevata». Andrea di Robilant a a . ri e e seguito a ripetere a costo di sembrare noiosa, l'America e i nostri rapporti con loro non c'entrano». Ha sentito gli americani in queste ultime ore? «No, non li sento da un po'. Direi che siamo... eh... siamo in vigile attesa». 'mù 'mùtua .^ìC-jjj MASSA STATUHA; qu.inat> c carne intervortrre Sxnjss tn «mi, 'segreti PW voMtrfs af p<mti va U NUOVO PA WH AVAKZAHf«"» migliar* te e? S?$étt$ j^tf CITTA' DEL VATICANO. 11 Pa pa, che parte oggi per l'Africa, ha annunciato ieri durante l'udienza generale ili aver convocato a Roma per il prossimo 17 ottobre tutti i vescovi della ex .Iugoslavia «per studiare insieme a loro come affrettare l'avvento di una pace duratura e venire incontro alle legittime esigenze di quanti sono vittime di questa interminabile guerra». Giovanni Paolo 11, parlando alle centinaia di fedeli riuniti in piazza San Pietro nonostante la pioggia, e tornato a invocare la lince «nella regione del Sud Est dell'Europa, specialmente nella martoriata Bosnia-Erzegovina». «Ampi settori di quelle popolazioni - ha spiegato - sono tuttora sottoposti n gravissime sofferenze, ma tutti auspichiamo che i negoziati in corso siano i primi passi verso la pace. Sappiamo quanto è difficile edificare la pace su basi ferme e giuste;. Tutto ciò - ha proseguito - esige non solo il rispetto di tutti i diritti umani, il ritorno degli esuli e dei profughi, ma anche e soprattutto il perdono e la riconciliazione». «La Chiesa cattolica, fedele alla missione affidatale dal Signore, continuerà - ha sottolineato il Papa a promuovere e ad appoggiare ogni iniziativa dei costruttori di pace». E' in questo contesto che il Pontefice ha annunciato il summit in Vaticano per il prossimo 17 ottobre. Vi parteciperanno i vescovi della BosniaErzegovina, della Croazia, della Federazione jugoslava (Serbia e Montenegro), della Macedonia i! della Slovenia. Il Papa ha invitato i fedeli a «pregare per il buon esito di tale incontro». I Ansa-Agii