«L'Occidente vuole il genocidio degli slavi»

E denuncia patti segreti Onu-Nato nella giornata dei bombardamenti più intensi sulla EJosnia E denuncia patti segreti Onu-Nato nella giornata dei bombardamenti più intensi sulla EJosnia «lfOccidente vuole il genocidio degli stavi» Mosca tenta di bloccare i raid al Consiglio di Sicurezza WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti hanno respinto ieri senza isteria ma con fermezza l'accusa di «genocidio» lanciata verso di loro dal governo russo per i bombardanienti della Nato sui serbobosniaci. «Non è una definizione giusta di quanto sta avvenendo», ha reagito un portavoce del Dipartimento di Stato, commentando una dichiarazione fatta diffondere attraverso la Itar-Tass dal governo russo, nella quale si sosteneva che un'intera generazione di serbi ò «minacciala di genocidio». Mentre il Consiglio di Sicurezza dell'Orni ha sostanzialmente bloccato una mozione russa che chiede la sospensione immediata dei bombardamenti sui serbi, Bill Clinton ha deciso di spedire a Mosca il suo amico Strobe Talbott, numero 2 del Dipartimento di Stato, «per capire meglio la posizione del presidente Boris Eltsin». Implorati dal presidente dei serbo-bosniaci Radovan Karazdic di fare qualcosa per fermare le bombe, i russi avevano presentato la mozione già lunedi. Il capodelegazione russo Sergei Lavrov aveva accompagnato questa azione con la denuncia di un memorandum segreto, che sarebbe stato firmato a Zagabria tra alti ufficiali dell'Onu e della Nato e che avrebbe dato a ASSEDIATITI E ASSEDIATI Blindati francesi e inglesi sostano allineati sulla strada del monte Igman sopra Sarajevo pronti a intervenire ASARAJEVO Nord-Est, in direzione di Vogosca, si leva un'altissima nube scura: ieri notte hanno centrato la fabbrica d'armi sotterranea di Blatovac. Ma anche sul monte Igman adesso grava una cortina bianca e pesante: sono le 11, e con una strana «esercitazione» un centinaio di carri armati della Forza di reazione rapida sta alzando nubi di polvere. I «Warriors» inglesi s'incrociano coi «Panhard» della Legione Straniera in evoluzioni che simulano un accerchiamento, il bombardamento dell'obiettivo e infine l'intervento di una terza colonna che taglia la cortina di fuoco, giunge fino al centro dell'area e s'allarga a petalo, come a prendere possesso di un quartiere. L'altra notte sui serbi che assediano la capitale sono piombate bombe da due tonnellate, i boati erano cosi profondi da far tremare tutti i vetri della città, adesso queste manovre: che cosa si sta preparando? Lo Stato Maggiore del generale Soubirou informa, con minacciosa evasività: «Semplicemente, ci teniamo pronti a un'eventuale nuova fase». Una fase, sembra di capire, che preveda un'avanzata via terra. Saranno i prossimi giorni a dire se questa resterà solo una minaccia o se, dopo tre anni e mezzo d'inerzia, per la prima volta le Nazioni Unite scateneranno in Bosnia un attacco via terra. Le reazioni della gente che fino a ieri viveva dietro le batterie di Pale sembrano dire che la resistenza di Mladic si sta sgretolando: nelle ultime ore sono almeno ottanta le persone che pur di fuggire da Dobrinja e Grbavica, hanno cercato riparo al centro dell'assedio. Una mossa da folli, a prima vista, ma le spiegazioni sono più d'una: c'è stato chi è fuggito verso Sarajevo perché crede di non aver L'Alleanza medita di passare alla Fase 3 dell'operazione, il bombardamento di industrie e altri obiettivi civili quest'ultima carta bianca per | gli attacchi contro gli obiettivi serbi. Ma è apparso subito chiaro, durante una prima riunione informale del Consiglio di Sicurezza svoltasi ieri, che soltanto la Cina avrebbe appoggiato la mozione russa e, di conseguenza, Lavrov sembrava intenzionato a rinunciare a un voto formale, che avrebbe sancito una maggioranza di 13 contro 2 a favore di una continuazione dei bombardamenti. «La condizione per la loro cessazione è chiara - ha ripetuto ieri il Segretario di Stato americano Warren Christopher -. I serbi devono ritirare le loro armi pesanti oltre un raggio di 12 miglia e mezzo da Sarajevo». Al di là della durezza delle proteste formali, che hanno creato una qualche preoccupazione a Washington, i russi però non apparivano intenzionati a portare il loro dissenso a conseguenze più estreme. «Noi obiettiamo all'operazione Nato - ha dichia¬ goslavia, Yasushi Akashi, ha detto di essere personalmente contrario al passaggio dei bombardamenti alla cosiddetta «fase 3», che prevederebbe anche l'attacco di obiettivi civili, e ha aggiunto di ritenere che anche il segretario generale Boutros Boutros-Ghali sia restio ad approvare un'intensificazione degli attacchi. Questa dichiarazione di Akashi ha portato molti osservatori a dedurre che la Nato stia effettivamente valutando un allargamento degli obiettivi a bersagli civili. Non esiste però alcuna conferma di questa intenzione, ma è vero che ieri la Nato ha allargato la lista originaria degli obiettivi militari da colpire; e la quattordicesima giornata di raid è stata certamente quella in cui sono state scaricate più bombe. Attendendo i risultati della missione diplomatica di Talbott a Mosca, un portavoce del Dipartimento di Stato ha sottolineato ieri che i prossimi negoziati si terranno proprio nella sede della delegazione russa a Ginevra, segno del permanere di un coinvolgimento di Mosca negli sforzi congiunti di pace. Gli americani, in fondo, continuano a pensare che l'agitazione russa derivi da problemi interni e, almeno per il momento, non intendono cambiare strada. ODPRPACPDDRON rato ieri il ministro degli Esteri Andrei Kozyrev, con il tono di chi vuole ridimensionare il contrasto - ma io vorrei anche mettere tutti in guardia contro l'isterismo». «Ci sono delle regole del gioco e noi siamo stati messi in minoranza», ha aggiunto. Come dire che ai serbi, adesso, non resta altro che ritirare le loro armi se vogliono fermare i bombardamenti. Gli americani considerano significativo che il presidente della Repubblica Serba, Slobodan Milosevic, non dica una parola contro i bombardamenti, dopo aver premuto nelle scorse settimane sui serbo-bosniaci perché accettassero i termini della tregua e l'inizio del negoziato. Restano tuttavia preoccupazioni su quello che potrebbe succedere se i serbi continueranno a rifiutare di sottostare alle condizioni imposte loro dall'Onu e i bombardamenti, ieri al 14" giorno, continueranno ancora a lungo. L'inviato dell'Onu nell'ex Ju¬ Paolo Passarini L'ESCA OPERAZIONI Ordini severissimi dal generale Mladic Nessuno dev'essere 1 lasciato solo in prima linea LATION DELLA NATO DI «SUPPORTO AEREO RAV VICINATO» PER I CASCHI BLU O LA FO RZA DI REAZIONE RAPIDA (FRR). INTERVENTI. CIOÈ', PER PROTEGGERE LE TRUPPE OCCIC ENTALI SOTTO ATTACCO E DIRETTI ESCLUSIV 'AMENTE CONTRO LE POSTAZIONI ATT ACCANTI POSSONO ESSER RICHIESTI i: DECISI DAI COMANDANTI DI TEATRO (LOCALI) DELL'ONU, ANCHE A UN LIV ELLO RELATIVAMENTE BASSO OPERAZIONI «LIMITATE NEL NUMERO E GEOGRAFICAMENTE» INTERVENTI CIOÈ1 CONI RO OBIETTIVI MULTIPLI DA CUI NON NECESSARIA .MENTE SIANO PARTITI ATTACCHI, MA SEA APRE LIMITATI NELLO SPAZIO (COME QLIELLI ATTUALI CONCENTRATI ATTORNO ALL' "AREA PROTETTA" DI SARAJEVO PER OTTENERE CHE NE VENGANO ALLONTANANTE LE ARMI PESANTI DEI fìEF!BO-BOSNIACI) OPERAZIONI GENEFtALIZZATE SU TUTTA LA BOSNIA CONTRO L'INFRASTfiU TTURA MILITARE ED ECONOMICA DELLE FORZE SERBE. PUÒ' ESSERE DECISA SOLO DALLE MASSIME AUTORITÀ' DELLA NATO (CONSIGLIO ATLANTICO CON IA PARTECIPAZIONE DI RAPPRESENTANTI 'DEI 16 STATI MEMBRI) CON IL CONSENSO DELLE MASSIME AUTORITÀ' DELL'ONU (CONSIGLIO DI SICUREZZA E SEGRETARIO GENERALE) FONTE: ANSA Un uomo corre lungo una via di Sarajevo