Le cifre «il contributo italiano»
Le cifre Le cifre // contributo italiano ROMA. Per cominciare, la vicenda dei profughi di guerra, con l'apertura delle frontiere italiane a donne e bambini in fuga dall'ex Jugoslavia; poi l'avvio delle missioni umanitarie, che hanno comportato por l'Italia l'impiego di velivoli militari da trasporto, ma anche costi umani. Quindi, il fronte militare con l'embargo imposto dall'Onu ai Paesi dell'ex Jugoslavia fmo alle operazioni Nato di guerra attuali. COSTI. Oltre 17 milioni di dollari, circa 27 miliardi di lire, è il costo mensile del nostro contributo alle operazioni in Bosnia. AEREI. Sono stati assegnati al comando Nato 14 cacciabombardieri (8 Tornado e 6 Amx) e 5 velivoli da trasporto. AEROPORTI. Dall'aprile del '93, l'Italia ha contribuito.all'operazione «Deny flight» con la disponibilità delle basi aeree nazionali, del supporto tecnico logistico operativo nonché della rete radar di sorveglianza aerea. Le basi utilizzate: Ghedi, Villafranca, Vicenza, Istrana, Aviano, Cervia, Pisa, Gioia del Colle, Brindisi, Sigonella, Palermo e Trapani. MARINA. Per le operazioni di monitoraggio in mare il governo dal luglio '92 ha messo a disposizione i porti di Trieste, Ancona, Bari, Brindisi, Taranto e Augusta e tre unità navali. A questi porti possono far riferimento anche i tre gruppi navali nazionali (Usa, Francia e Gran Bretagna) presenti in Adriatico. FLOTTA. Sul fronte dell'embargo all'ex Jugoslavia l'Italia è presente con tre unità della marina militare. Altre tre unità leggere della guardia di finanza vigilano il rispetto dell'embargo sul Danubio, mentre venti carabinieri sono dal luglio del 1994 a Mostar con compiti di polizia. ESERCITO. Sono stati messi a disposizione dal ministero della Difesa oltre 550 militari e 275 mezzi dell'esercito. PERDITE UMANE. Sette militari uccisi nell'abbattimento di un elicottero dell'esercito (gennaio 1992) e di un G222 dell'aeronautica (settembre 1992). lla prostituzione minorile
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