«Muccioli vittima di un linciaggio»

«Muccioli vittima di un linciaggio» «Muccioli vittima di un linciaggio» La moglie: soffre per 15 anni di persecuzioni passata non se la ricorda nemmeno. La mammina che gli sta accanto l'avrà ingrigita la vita e sta ferma in piedi vicino alla rete. Bisogna aspettare, in cima alla salita. Ci fosse almeno un posto da sederei, sospira lei. Fuori, il sole di mezzogiorno ha scacciato tutte le ombre sulla salita. Dentro, i ragazzi stanno pregando in silen- IL punto è che la politica, o meglio i politici si stanno buttando sul tema droga con tale frenetica voracità da rendere ormai quasi compiuta la trasformazione delle comunità terapeutiche in vere e proprie centrali di moderno potere. Isole di carità, perciò, ad alto impatto emotivo e simbolico. Luoghi di aspre controversie, ma anche di visibile formazione del consenso. Reti di relazioni - o lobby, se si preferisce - con saldi agganci in altri poteri (la Chiesa, ad esempio, i media o centri finanziari). Infine vetrine, ribalte, set e palcoscenici d'eccellenza. In altre parole qualcosa di molto simile alla politica di oggi. Basti pensare, appunto, alla battaglia di San Patrignano, che va avanti da mesi se non da anni con morti, feriti, pentiti, mega-show televisivi (il prossimo, a metà ottobre, con Pippo Baudo) e perfino paradossali congressi antiproibizionisti (nel gennaio scorso quello del Cora pannelliano). Oppure alla straziante contesa che ha imposto | all'attenzione delle cronache - e dei ministri, dei giuristi, dei politici, dei medici, degli operatori, degli amministratori - il sistema di detossificazione del San Raffaele. La militarizzazione delle comunità terapeutiche ha ormai i suoi eroi, i suoi martiri, i suoi generali. Di Muccioli, per dire, moderna figura di taumaturgo alfiere della libera iniziativa e plausibile animatore di un gruppo di pressione insediato alla Rai, si sono sviscerati gli aspetti più intimi, con rivelazioni sconvolgenti e infamie disumane. Di don Verzè, prete lombardo dalle mille risorse che impugna la disperazione delle famiglie come una clava per difendere il metodo Urod, si vanno a ricercare gli antichi e discutibili rapporti d'affari con Craxi e Berlusconi. Don Ciotti, invece, forse anche perché ha chiamato Prodi a presiedere la Fonda- zione del Gruppo Abele, è nel mirino della destra. Mentre Francesco Cardella, l'amico di Bettino e di Mauro Rostagno, l'ex editore pornografico ma anche il fondatore dell'esoterica e orientaleggiante «Saman» è finito in prigione (dieci giorni) per truffa alla Regione Sicilia. Intanto don Gelmini e don Mazzi sono assurti agli altari televisivi co- PAN NELLA ALL'ATTACCO ROMA I vien da ridere a vedere questi "fanfanucci" che sfilano per le comunità. Corrano, corrano da don Gelmini, tanto si sa perché lo fanno, gli avvoltoi». E' meontenibile, Marco Palmella. Il leader radicale, promotore di 18 referendum tra cui uno per la liberalizzazione delle droghe leggere, sgrana un rosario di aggettivi piuttosto pesanti per definire la «parata di Amelia». Onorevole Palmella, che c'è di tanto strano nel fatto che i politici incontrino don Gelmini? Anche nella prima Repubblica si usava. Eppoi non è stato pure lei ad Amelia? «Che c'entro io? Mi sono occupato sempre di questi problemi. Ma questi sopravvissuti della partitocrazia come Casini, Buttiglione e Mastella se ne sono sempre fregati. Ora però vanno ad Amelia per motivi "politici". Spero che don Gelmini non si faccia sfruttare da questi sciacalli, ma che sia zio, attorno ai lunghi tavoli, prima di mangiare, dopo aver ascoltato Carlo Forquet che portava le ultime nuove: «La situazione di Vincenzo è stazionaria. La crisi è passata, ma lui resta grave». Sono in duemila nella cittadella sopra la collina, e adesso tornano i bimbi dall'asilo e dalle scuole. Negli ultimi 15 giorni sono entrati cinquanta nuovi ragazzi. «E nessuno è scappato», dice Antonio Schiavon. Vincenzo sarebbe contento di tutto questo. Red Ronnie ieri, quando usciva da Sampa, raccontava ai cronisti una cosa che gli aveva detto Muccioli qualche tempo fa: «Debbo morire perché voi possiate continuare. Perché San Patrignano resti». Oggi sulla collina sembra un giorno normale. Manca solo lui, ed è lui effetto strano che si prolunga nel tempo, perché sono già tre mesi da quel 18 giugno, l'ultima volta che lui apparve in pubblico. Eppure, è tutto come prima, anche senza di lui, anche quelli che aspettano fuori come accampati, dormendo nelle macchine e sui prati, e sembrano gli stessi che aspettavano che lui uscisse per abbracciarne uno. L'altro giorno sono passati Pippo Baudo, Lucio Dalla, Red Ronnie per preparare il grande concerto di San Patrignano che la Rai trasmetterà in Eurovisione il 15 ottobre, e quella sera ci saranno Carboni, Morandi, Sting, Zucchero, Peter Gabriel. Stamattina invece c'è stato un colloquio con i ragazzi che lamio la coda per entrare. Erano 15, da Bari, Padova, Vicenza, Asti, Bergamo. C'era anche un militare croato che lì ha già una sorella e il cognato. Solo Vincenzo riusciva a farne entrare 150 e parlarci a tutti assiemo. Carlo Bozzo alle 11 li ha fatti sedere in una stanza: «Oggi, Vincenzo Muccioli non c'è porche sta passando un momento difficile. Ma noi continuiamo il suo lavoro perché vogliamo mantenere viva quella concezione della vita che questo posto ci ha insegnato». A lui, a Carlo, Vincenzo ha insegnato la fiducia, perché quand'è arrivato qui erano 15 anni che si bucava e neanche sua mamma gli credeva più. Ad altri, che la vita si può rifare, basta volerlo. Adesso che lo aspettano i ra- che) fatto i patti con la mafia e quindi permesso che circolasse una quantità spaventosa di droga. Ma perché troppo spesso, negli ultimi anni, ha dato l'idea di cavalcare l'argomento con una furbizia propagandistica e con una spregiudicatezza pari solo alla sua incapacità di operare in modo se non del tutto onesto, almeno pragmatico.

Luoghi citati: Amelia, Asti, Bari, Bergamo, Padova, Roma, San Raffaele, Sicilia, Vicenza