Tra Dante e Kierkegaard, l'ironica «storia» in punta di labbra scritta nell'800 da un serio accademico danese

Tra Dante e Kierkegaard, l'ironica «storia» in punta di labbra scritta nell'800 da un serio accademico danese Tra Dante e Kierkegaard, l'ironica «storia» in punta di labbra scritta nell'800 da un serio accademico danese a alfe "7T1UAND0 il ragazzo del i | Duemila dice: «Me la soI I no beccata» vuol dire ■ ■che la ragazza è sua. Y I Però non intende dire V che lui e la ragazza sono andati a letto. Vuol dire «l'ho baciata», «ci siamo baciati». Ovvero: c'è stata la rivelazione, il bacio che «rompe» con il resto del mondo, i cento o mille baci catulliani che gli inglesi chiamano, con spiccioli di vittorianesimo, french kiss, i «baci che appartengono a giorni primigeni» come li definirebbe Byron; e che, partendo da un lontanissimo ieri, (anno dire all'innamorato di oggi pur senza neoromanticismi: «E' quello l'unico vero momento in cui capisci di aver vinto». Hai vinto, ma quanto pericolosamente? Perché «i baci sono più pericolosi della dinamite o del fulmicotone... Una volta che ò esplosa ci si è sbarazzati della dinamite mentre non possiamo mai liberarci di un bacio senza restituirlo nello stesso momento...». Un'avvertenza che arriva, curiosamente ma non troppo perché siamo in epoca di pesante repressione, da un grande appassionato di baci, oltre che filologo celebre ai suoi tempi: il danese, spirito libero e ironico, Kristofl'er Nyrop. Talmente convinto della necessità di celebrarlo da aver scritto, all'alba del '900, una Storia del bacio. Ora Donzelli la ripropone, introdotta da Cesare Cases (di cui pubblichiamo qui accanto un breve brano), come delizioso viaggio attraverso i miti, le credenze, e soprattutto la poesia colta e popolare, da Dante a De Musset con assidua frequentazione dell'epos medievale e tra continui rimandi al mondo greco e latino. Un piccolo percorso sapientemente orchestrato nei meandri del proibizionismo sessuale di fine '800, tra allusività e audacie letterario, ammiccamenti e compiti sberleffi, ritratto di una cultura datata e incolpevolmente ante-Freud che arriva a lambire i nostri anni e che nella sua parte vitale, non certo in quella repressiva, potrebbe costituire un antidoto, Cases sembra quasi augu¬ pare dicessero che «baciare qualcuno che non sa di tabacco è bi d'il il bacio esiste in natura, come esiste dopo tutto il cavallo, o se sia un'invenzione dei filologi a loro proprio s[ CAMPITELLO MATESE (Campobasso) MBEBTO Eco deve stare attento. I suoi amici enigmisti prendono il suo ultimo romanzo, lo rovesciano parola por parola e gliene fanno un altro. Per adesso hanno cominciato con il primo capoverso, ma gli enigmisti sono tenaci, qualcuno andrà sicuramente avanti. «Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione», diceva l'incipit di Eco, con quel che segue. Ma eccolo ora, che cosa è diventato: «Poiché sono l'uomo della salvezza della nostra nave, m'inorgoglisco ad una tal specie di privilegio: credo di essere condannato a naufragio, eppure, fatto quasi unico a mia memoria, sono su e godo d'aver un'aborrita, deserta umiliazione». Le prime 40 parole dell'Isola del giorno prima ci sono tutte - e non ce ne sono altre ma, poste in ordine diverso cambiano significato. Il professore di semiologia, grande arrampicatore sulle pareti del lin- rarselo, all'atonia del nostro quotidiano. Ma se fosse sul serio vero che, da domani, tra un anno, nel nuovo secolo, ci daremo sempre più baci non saranno poi soltanto baci faxati, baci cibernetici, baci virtuali? «Dare baci, strappare baci/tiene occupato il mondo laborioso» diceva nel '700, con pragmatismo teutonico, il poeta Ludwig Hólty. Speriamo valga anche per noi. E allora teniamoci, come livre de chevet, questo Nyrop il quale, dopo averci ulteriormente avvisati che anche leggere di baci ha i suoi rischi, vedi gli sventurati Paolo e Francesca, ci istruisce prima di tutto su che cos'è un bacio. E' «l'infuocato accompagnamento sulla tastiera dei denti, delle dolci canzoni che l'amore canta in un cuore ardente» per dirla alla Verlaine ma anche, semplicemente, «una pressione della bocca contro un corpo» come lo definiva il Dizionario della Società Filologica danese. E' un «lipclick», uno schiocco di labbra nonché uno «sciabordare delle onde contro la ghiaia della riva». Perché il bacio è suono tanto che «...si sentiva un rumore come di scacciamosche: erano i baci degli innamorati» racconta Kierkegaard nel Diario del seduttore; ed è anche gusto e a questo proposito il padre dell'esistenzialismo non è sfiorato dal dubbio: il «bacio perfetto» è quello tra uomo e donna mentre i baci tra uomini «sono insipidi». Sicché, come sappiamo, rose, miele, nettare si sprecano nella storia della poesia per descrivere i baci della giovane amante, «basia roscidula», baci rugiadosi e la sua bocca sempre «zuccherina», odorante di «deicato vino giovane». Al maschio s'addice invece il sapore forte, le ragazze dello Jutland pare dicessero che «baciare qualcuno che non sa di tabacco è come baciare un muro d'argil la» e le romene baciavano solo barbuti perché «un bacio senza barba e come un uovo senza sale». Naturalmente il bacio d'amo 1 guaggio, avrà di che meditare: c'è qualcuno che si arrampica più serpentinamente di lui. Chi è riuscito in questa impresa è uno fra i più famosi enigmisti italiani, il professor Carmelo Filòcamo di Locri, in arte - satanicamente, come i suoi trucchi - Fra Diavolo. E' stato uno fra i quaranta che hanno partecipato alla gara Oplepo \ s' Lf i 5 « ~£> alfe HRHHHHHNI Qui accanto una vecchia stampa popolare

Persone citate: Cases, Cesare Cases, De Musset, Eco, Kierkegaard, Nyrop, Verlaine

Luoghi citati: Campobasso, Jutland, Locri