Alì Agca: Emanuela è viva e si trova in un convento
Nuove «rivelazioni» sul caso Orlandi Nuove «rivelazioni» sul caso Orlandi Ali Igeai Emanuela è viva e si trova in un convento II giovane turco che sparò al Papa «C'è la Cia dietro la sua scomparsa» ROMA. La «pista bulgara»? Un'invenzione di Ali Agca. Dopo che due Corti d'assise avevano mandato in fumo il «teorema» sul tentato omicidio di Giovanni Paolo II costruito sulle dichiarazioni dell'attentatore del papa, la conferma di quel «bidone» giudiziario arriva dallo stesso Ali. Il quale non risparmia nuove «rivelazioni» sul caso di Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente vaticano scomparsa nel giugno 1983. «Emanuela è viva, e si trova in un convento di clausura», dice il turco con il solito tono da oracolo. E nella seconda apparizione davanti alle telecamere aggiunge che dietro la scomparsa della ragazza ci sono «i Servizi segreti americani». Ecco dunque anche un po' di Cia inserita in un caso che si fa sempre più confuso anche per le rivelazioni a singhiozzo di Ali Agca, che ieri è stato messo a confronto per oltre quattro ore con un altro personaggio noto alle cronache dei «misteri d'Italia»: Francesco Pazienza, che ad agosto ha presentato contro il turco una denuncia per calunnia. Ieri i due si sono trovati faccia a faccia per discutere, davanti ai giudici Rosario Priore e Adele Rando, di due presunte visite che Pazienza avrebbe fatto ad Agca per suggerirgli le false dichiarazioni sull'attentato di piazza San Pietro. Incontri che sarebbero avvenuti nel 1982, e che Pazienza nega con decisione. «Il mio assistito non ha mai visto Agca in carcere - dice l'avvocato De Gori, difensore di Pazienza -, ha dimostrato che quello che dice il turco è falso ed è stato completamente scagionato». Ma per gli avvocati di Il turco Ali Agca Il turco Ali Agca Agca, Marina Magistrelli e Cinzia Molinaro, le cose sono andate in tutt'altro modo: «Anche Pazienza deve difendersi, no? Per noi il confronto è stato positivo, e comunque ognuno è rimasto sulle sue posizioni. Ora ci sono da fare nuovi riscontri e nuovi interrogatori. Ali sta collaborando, e stavolta potrà emergere la verità». L'ultima dell'attentatore del papa è che nelle visite in carcere, Pazinza e un altro emissario dei servizi segreti gli avrebbero proposto di accusare un Paese dell'Est come mandante del tentato omicidio di Giovanni Paolo Secondo, in cambio della libertà che sarebbe arrivata - sempre secondo il racconto di Agca - attraverso un sequestro di persona del quale il turco sarebbe stato il prezzo del riscatto. Pazienza e l'altro, ha detto Ali, si presentarono a nome della Cia, e lui si invernò la «pista bulgara». Poi, quando scomparve Emanuela Orlandi, lui mise in relazione i due casi. Ecco perché anche nella vicenda Orlandi c'entrerebbe la Cia. Ma Pazienza nega tutto e, secondo la sua difesa, ha anche portato delle prove per sostenere che nell'82 non poteva aver fatto le visite in carcere di cui parla Agca. Fuori dal bunker dell'ufficio istruzione c'era pure Francesco Sbrocchi, arrestato mesi fa per una tentata estorsione al Vaticano proprio sul «caso Emanuela Orlandi». Per lui la ragazza è viva ed è madre di un bambino di cinque anni avuto nientemeno che dal camorrista Michele Zaza. Igio. bia.] ■ INFORMAZIONE PUBBLICITARIA ■
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