«Le mie 24 ore di prigione»

«Le mie 24 ore di prigione» «Le mie 24 ore di prigione» Un giornalista tra gli «invasori» barcazione che sapevamo sarebbe stata confiscata e che era stata scelta proprio perché considerata sacrificabile. Il motore era fuori uso ma a noi bastava andare a vela. Quando ci avviammo verso Mururoa, attorno alle 10 del mattino, c'erano venti persone storanti e bar, giardini con magnolie, boschetti di noci di cocco e alberi da frutta, officine e laboratori. Andrew, legionario da sei anni, mi ha detto che stava per tornare alla vita civile nella natia Dublino. Ha aggiunto di non essere per niente preoccupato della radioattività di Mururoa: «Ogni volta che lasciamo l'isola ci fanno un controllo completo su tutta la superficie del corpo, e io sono sempre risultato pulito e sto per finire il mio servizio di due anni qui». E' stato uno strano interludio per dei prigionieri che avevano incrociato avanti e indietro per una settimana appena fuori della, zona delle 12 miglia. Gli otto parlamentari di Giappone, Australia, Lussemburgo, Italia e Svezia avevano deciso, dopo essere arrivati con un'altra nave giovedì, di entrare immediatamente nella zona proibita. I giornalisti avevano subito fiutato la notizia assieme alla possibilità, aggregandosi, di rientrare rapidamente a Papeete per il tramite dei militari francesi. Ma una tempesta tropicale con vento a 150 chilometri l'ora aveva sparpagliato poco dopo la «flottiglia della pace», per cui fu solo sabato che poterono essere messi insieme i parlamentari, sei giornalisti e abbastanza equipaggio da manovrare il veliero chiamato «La Ribaude». Eravamo saliti su questa im¬ su un veliero fatto per portarne quattro e che beccheggiava paurosamente nel mare forza sette. Percorrere le oltre 12 miglia che si separavano da Mururoa sarebbe stato difficile - la Ribaude era in grado di fare solo tre nodi. I francesi avevano osservato ogni nostra mossa ed eravamo seguiti da due navi da guerra. Uno speciale jet militare per il volo a bassa quota ci passò ripetutamente sulla testa. Men- tre ci avvicinavamo all'invisibile limite delle 12 miglia la flottiglia di piccole imbarcazioni dei protestatari Verdi ci guardava e ci incoraggiava. Gli otto parlamentari si erano piazzati sul ponte. La nostra radio VHF era accesa e al massimo volume, nella certezza che i francesi avrebbero perso la pazienza e ci avrebbero mandato un messaggio. Che infatti arrivò: «La Ribaude, La Ribaude, qui è la nave da guerra francese La Trapageuese. Dobbiamo avvertirvi che state per entrare nelle acque territoriali francesi, cambiate subito rotta e chiarite le vostre intenzioni». Tutto è avvenuto molto rapidamente. Tre successivi avvertimenti formali sono stati accolti con grida di gioia da tutti i passeggeri della Ribaude che non desideravano che essere arrestati il più presto possibile. I commandos sono apparsi sul ponte posteriore della nave da guerra: erano il comitato di ricevimento. I parlamentari Jup Weber, lussemburghese, e Tom Wheelwright, australiano, si sono asserragliati nella minuscola sala radio da dove hanon incornili ciato a lanciare messaggi alla nave da guerra, prima in ingle se, poi in francese, per chiarire la natura non-violenta della loro protesta. Sette commandos sono balzati sulla barca qualche minuto più tardi e hanno deciso che lo yacht era pericolosamente so vraccarico. Tutti quanti noi, i parte tre dell'equipaggio, sia ino stati portati a forza sulla nave militare. Tre ore dopo eravamo a terra. I parlamentari sono stati portati via. Per giornalisti ed equipaggio ci sono state altre ore di attesa. Attorno alla mezzanotte ognuno ha subito un nterrogatorio e una perquisizione ed è stato informato della possibile incriminazione. Il pomeriggio del giorno dopo, terminato il nostro tour di Mururoa, stringevamo le mani dei nostri sequestratori all'aeroporto, in attesa di un volo gratuito di sola andata per Papeete. Non ci è stata rivolta nessuna accusa formale, le macchine fotografiche sono state restituite ai rispettivi proprietari, e i parlamentari erano soddisfatti di aver potuto consegnare la loro protesta scritta direttamente alle autorità. I francesi avevano superato un altro assalto della flottiglia della pace. Tre ore su un aereo da trasporto militare e ci siamo ritrovati a Papeete. Quando ci hanno scortati fuori dell'aeroporto le conseguenze della rivolta seguita al primo test nucleare erano ancora ben visibili ovunque, gli edifici danneggiati, le automobili capovolte e bruciate. Le telecamere stavano aspettando i parlamentari per raccoglierne le dichiarazioni. Noi siamo andati a caccia di un albergo. Paul Brown Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Jup Weber, Paul Brown, Tom Wheelwright

Luoghi citati: Australia, Dublino, Giappone, Italia, Lussemburgo, Svezia