LA STRATEGIA DI FORZA ITALIA
Interno LA STAMPA Marte ROMA. La squadra del governo Dini non si cambia. Caso mai, c'è da sfiduciare il ministro della Giustizia, Mancuso e nulla più, dice Massimo D'Alema. E' la risposta del pds a quella parte del Polo (il ecd) che domenica aveva proposto di approvare la Finanziaria e fare un nuovo governo Dini anche con ministri del centro-destra. «Non voglio che entrino i rappresentanti di tutti i partiti» replica secco il segretario della Quercia. E così sbarra il passo al tentativo fin troppo scoperto degli ex democristiani del Ccd (corretti da Buttiglione) di fare di Dini il vero capo del tanto sognato «grande centro». Ben venga «il più largo consenso in Parlamento» al governo Dini, aggiunge il segretario del pds, ma a patto che non si parli di «rimpasto» e di governo politico. E' questa la partita che si giocherà tra Parlamento, Palazzo Chigi e il Quirinale nei prossimi trenta giorni. Scontato che, come minimo, si andrà a votare in primavera, e scontato che il governo continuerà a guidarlo Dini, si dovrà capire di che tipo di governo si tratterà. Quello tecnico di oggi, magari con una maggioranza allargata al centro-destra, o un Dini con nuovi ministri politici? La linea del traguardo dei trenta giorni l'ha segnata ieri il presidente del Consiglio quan- LA STRATEGIA DI FORZA ITALIA ROMA ON c'è pace a Forza Italia. A pochi giorni dagli esercizi spirituali alle Bermuda, l'ennesimo cambio della guardia al vertice del partito berlusconiano ha visto oggi la quasi designazione di Gianni Letta a coordinatore generale. «Quasi», nel senso che l'annuncio ufficiale con l'implicita sostituzione dell'ex ministro Cesare Previti è stato anticipato da un dispaccio dell'agenzia Asca e subito commentato dal deputato Savarese nei seguenti termini: «E' una decisione "politica" di Berlusconi che ha così deciso di insediare in via dell'Umiltà una persona capace di mediazione. Non si tratta, secondo me, di una sconfitta dei "falchi", ma solo della necessità di "riflettere" da parte del movimento». E tuttavia l'abbondanza di virgolette, apparentemente superflue se non addirittura incongruenti nel loro proto-politichese, è andata a scontrarsi con la smentita, via Ansa, di Antonio Tajani, che di Forza Italia risulta a tutt'oggi il portavoce. E allora? Allora niente, per oggi, a parte la piccola commedia degli equivoci svoltasi regolarmente in tarda serata. E un clima denso di manovre e manovrette che conferma se non altro un obiettivo scollamento comunicativo nell'efficientissimo partito-azienda che fu. Almeno per il momento Previti, per quanto assente al ritiro ginnico-mistico nei mari del Sud, resta dunque coordinatore generale. Però Letta è in ascesa, come d'altra parte gli accade con progressione esistenziale fin da quando, giovanissimo e promettente impiegato, abbandonò lo zuccherificio di Avezzano per cercare fortuna a Roma. E forse anche da prima. In più, l'allontanamento delle elezioni, o se si vuole il loro approssimarsi a fisarmonica, ne rende senz'altro preziosa l'instancabile e celebratissima opera tessitoria, magari fino all'eccelsa investitura a candidato del Polo a Palazzo Chigi, in un futuro che non si può prevedere. «Cesarone», invece, continua a essere ritenuto un inesorabile personaggio di rottura, uomo di liti e di querele, in cattivi rapporti con Lamberto Dini e con una capacità magnetica di finire nel mirino della pubblica e spesso malevola curiosità. Per cui la notizia, la non-notizia, o la notizia-smentita di ieri sera sembrano comunque un segnale del suo essere caduto - come si dice - «in disgrazia». Eppure, qui forse va anche ag- Interno
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