«Tanto amore mi provoca i brividi» di Claudio Giacchino

«Tanto amore mi provoca i brividi» «Tanto amore mi provoca i brividi» Hakan ringrazia i tifosi: «Ma non ho giocato bene» Hakan esulta dopo il gran gol di testa, all r essersi tolto la maglia e sue spalle Maltagliati SPOGLIATOIO BIANCOROS Pagherà per il gesto al m TORINO. Con il gol Hakan ha liberato se stesso da un altro brutto voto dopo il 4,5 di Firenze. E, nell'ordine, ha liberato Sonetti da una nuova settimana di tribolazioni, i compagni dall'onda montante dei fischi, la mamma e la moglie dall'abbraccio della delusione. Avreste dovuto vederle, le due signore turche, senior e junior, come si torcevano le mani mentre il loro amatissimo figlio e sposo cercava, senza trovare, la porta avversaria e a poco a poco scivolava nella stanchezza e nella rassegnazione soccombendo a un errore via l'altro. Poi, quando Hakan salta e va su ad arpionare il pallone e lo spedisce in rete, nell'angolino basso, imprendibile per Fontana, mamma Nermin e la giovane Esra imitano l'oggetto del proprio spasimare, scattano in piedi: abbraccio, lacrimuccia, battimani, gridolini e sospiri d'esultanza. E, alle due donne, venti minuti dopo la vittoria, il bomber dedica il gol, «come ai compagni, a Sonetti e a tutti coloro che mi vogliono bene». SO momento del cambio Insomma, una dedica ecumenica, espressa quasi bisbigliando, senza l'ombra di un sorriso: la gioia del centravanti, in campo straripante, qui negli spogliatoi è tutta interiorizzata. «Festeggerò stando a casa con mia madre e mia moglie, comunque non sono per niente soddisfatto di me, non ho giocato certo bene». Parole che fanno onore ad Hakan, il ragazzo ribadisce d'essere persona seria, ricca di autocritica: «In Turchia mi sono sempre comportato meglio/ qui debbo ancora abituarmi alle rudezze avversarie. Però, siccome un attaccante deve solo segnare, qualcosa di buono ho combinato pur non brillando». Già, la rete è giunta proprio nel suo momento meno felice, lei non ne azzeccava più una... «Vero. Poi, grazie al cielo, è arrivato quel calcio d'angolo battuto (da Bernardini, ndr) a regola d'arte. Ho fatto un passo indietro, il difensore del Bari ha pensato che avessi rinunciato a saltare, è stato fermo. Così, quando sono andato a colpire di testa, non mi ha ostacolato, ho subito capito, mentre andavo contro il pallone, che era l'occasione buona, non è stato difficile segnare ma non la definirei una gran rete, è stata molto più bella la seconda realizzata mercoledì scorso all'Ungheria». A proposito, chissà come si sarà trovato Hakan nel passare dalla bolgia dello stadio d'Istanbul al deserto del Delle Alpi. Il turco risponde lodando e ringraziando il pubblico «per il tifo in mio favore, ignorando la lingua non so che cosa gridassero i tifosi, però tanto amore verso di me mi ha subito procurato i brividi». E conclude con questa osservazione: «C'è da essere orgogliosi di un tifo simile; insomma, venivano dalla partita perduta con la Fiorentina, la gente poteva essere meno comprensiva con noi». Evidentemente, nel calcio della Mezzaluna, la tolleranza verso la sconfitta è ancora inferiore a quella italica. Hakan fa per evadere dalla prigione di taccuini e telecamere, un giornalista turco dice: «Tre gol tra mercoledì e oggi, sei tornato il solito, è chiaro che le tante critiche in patria e in Italia ti hanno caricato al punto giusto». Il bomber ritrovato risponde: «Non ho mai badato alle critiche, mai mi sono pesate». L'unica bugia. Claudio Giacchino

Persone citate: Bernardini, Fontana, Maltagliati, Mezzaluna

Luoghi citati: Firenze, Istanbul, Italia, Torino, Turchia, Ungheria