Berio Concerto di poesia

F F =1 Il compositore a Torino al comando della London Symphony Orchestra Serio, Concerto di poesia Festeggiati i 70 anni fra gli applausi EMPO Si rientra dalle vacanze e troviamo, disponibili per il giradischi, lavori che ci riportano su un piano di creatività e ricerca, lontano da leggerezze spensierate. Anche se, va notato, questa estate siamo stati risparmiati da tormentoni o stupidari in forma di canzone. Svolta in chiave d'intelligenza o altro effetto della crisi? Pronti allora all'ascolto di un po' di ottimo rock? In buona parte si tratta di musicisti che tornano, da solisti, ad essere degni della fama acquisita in passato all'interno di celebri band. Primo caso è quello di Morrissey, ormai lontano sette dischi dal suo passato con gli Smiths, formazione inglese che seppe sintonizzarsi, una decina di anni fa, con le nuove generazioni e in particolare con le frange più fragili e sensibili. Smiths è un segno indelebile nella carriera di Morrissey che fino all'ultimo album «Vauxhall and I» non è stato in grado di scrollarsi di dosso. Ci riesce molto meglio con il nuovo «Southpaw grammar» (Rea, 1 Cd). Otto brani di rock diretto, trascinante, ma sulla tendenza dei nuovi suoni del pop inglese. Non solo, Morrissey ha costruito arrangiamenti da far scuola. Se ne ha il miglior esempio con il primo brano, «The teachers are afraid of the pupils» in cui atmosfere melò si beano tra campionature elettroniche di archi e quella voce particolare che volteggia tra i sogni regalando emozioni per undici minuti. Proseguendo tra le canzoni, il tappeto sonoro diventa più denso e ricco; raggiunge un altro apice con «Reader meets author»; termina con quella sinfonia di dieci minuti di chitarre in assolo e percussioni che è «Southpaw». Morrissey è tornato rocker geniale e comunicativo. Il disco è anche il primo per la Rea, eti¬ e comche i DISCHI Chemins II su Sequenza VI, per viola e nove strumenti Chemins IV su Sequenza VII, per oboe e archi Points on the Curve to Find, per pianoforte e 22 esecutori Re-call, per gruppo strumentale Corale su Sequenza Vili, per violino, due corni e archi Il ritorno degli Snovidenia, per violoncello e 30 strumenti Ensemble InterContemporain TORINO. «Berio 1»: è partita dal Regio la rassegna dedicata al compositore festeggiato da «Settembre Musica». Al comando della London Symphony Orchestra, Luciano Berio si è diretto in un programma che lo vedeva uscire in primo piano poco alla volta; schermato dapprima dietro Boccherini, con la spiritosissima trascrizione della «Ritirata di Madrid», poi al fianco di Schubert in «Rendering», il restauro «interpretativo» che tanta fortuna ha avuto in questi ultimi anni: in realtà si tratta di opere sature di cultura in cui la personalità di Berio, a guardare bene, si rivela non meno che nei lavori tutti suoi; ma è indubbio che l'attesa maggiore della serata era per il Berio al cento per cento di «Concerto II (Echoing Curves)», compimento per pianoforte solo e due gruppi strumentali (1988) di un'idea sfruttata in un organico più limitato in «Points on the Curve to Find» di qualche anno prima. Prima d'ascoltarlo, è difficile farsene un'idea sulle scarne notizie tecniche che l'autore ne da nel programma di sala: «continua rifrazione dei disegni originali in figure derivate o più semplicemente aggiunte». Ma per fortuna il pezzo parla da solo, o meglio quanto contiene di progettuale, di latente, s'illumina e si risolve in elementi musicali tutti realizzati all'esterno: è infaticabile l'attenzione portata da Berio allo spettacolo delle combinazioni fra pianoforte, orchestra come blocco e più spesso come fascio di solisti; e straordinaria la continuità poetica di tutti gli episodi, resa particolarmente sensibile dall'eccellenza dell'esecuzione, con l'autorità del compositore sul podio, la bravura dell'orchestra londinese, la perfezione pianistica di Lucchesini. Dal tessuto del «Concerto» è escluso il rapporto più rigido e ovvio, fra orchestra e solista contrapposti; la partita si gioca piuttosto fra massa orchestrale e solisti della stessa orchestra, con il pianoforte come tramite Luciano Berio sul podio del Teatro Regio a Torino qui a fianco il programma di oggi per «Settembre Musica» David Robertson, direttore Christophe Desjardins, viola Didier Pateau, oboe Dimitri Vassilakis, pianoforte Jeanne-Marie Conquer, violino ches» di un Debussy) e su questa tela vibrante intervengono gli «altri», ora in modo acre e pungente, ora con sopraffine delicatezze; e allora si avvera anche per il pubblico comune quel titolo di «Echoing Curves»: come nella pagina bellissima fra le due cadenze, quando figure o singole note del pia¬ concertante continuo; ci sono della cadenze del solista, ma sempre di scavo, e pagine in cui l'orchestra si scatena da sola, e servono come quinte a mettere in rilievo i momenti più emozionanti: quelli in cui il pianoforte s'incanta su disegni ostinati (talvolta con una sonorità diffusa che fa pensare alle «ciò- noforte, vengono riprese in eco, amplificate o colorate da vari strumenti scelti con istinto infallibile; con effetto stellare, come nella pagina «O King» di «Sinfonia», e in fondo sfatando la leggenda che nella modernità non ci sia più posto per la leggiadria del suono; bastava fare attenzione proprio alle STASERA ESTATE

Luoghi citati: Madrid, Torino