Il racconto è dei giovani

Il racconto è dei giovani Il racconto è dei giovani 1 / tre vincitori di «Scrivere i colori» 311» «r; » 1 Piazza Vittorio Veneto a Torino gremita di folla per Festa italiana Alla segreteria del premio sono arrivati oltre 3500 elaborati Le donne battono gli uomini NERO SU BIANCO chiacchiere di chi si lascia parlare I Finalmente I Blu I di un immersione nell'unico cielo in cui si può spaziare I un cielo pieno I in cui il rumore non può esistere I nessuno ti chiama I nessuno ti può venire a prendere I nel profondo I nessuno saprà più che ci sei I muovi un po ' le braccia e cambi rotta a caso I senza meta I senza orizzonti I senza dover fare I senza non dover fare I potendo non essere I semplicemente sospeso I Nero I il buio delle palpebre chiuse / nel semi silenzio artificiale dei tappi spinti in fondo alle orecchie I lontanissimi I abbaiano cani I sfrecciano automobili / gridano ragazzetti I ma a me non interessa più I sto scivolando fuori dai colori di questa giornata I così I placidamente. Viviana Scarinci EVENTO STRAORDINARIO MAI, prima di allora, si era assistito ad un evento simile. La tensione era alta e l'atmosfera gocciolava emozione. I presenti ne erano turbati: tutti i colori avevano deciso di riunirsi insieme in assemblea. Un'assemblea dove nessuno mancava, dai più diffusi* come il colore del mare o degli alberi, a quelli meno noti dei pigmenti usati dai Nambikwara ammazzonici per tingere la propria pelle. Ogni colore avrebbe potuto prendere parola per esporre il proprio parere, o anche solo per esporsi, per rendersi noto, poiché i colori esistono solo quando qualcuno li riconosce. Avevano deciso quel congresso i colori principali, quelli più diffusi e potenti: il bianco c il nero innanzi tutto, ma anche i colori dell'arcobaleno. Contro il loro parere, nessuna decisione avrebbe potuto essere presa e meno che mai se si fossero opposti i due grandi. Essi avevano il potere di impedire qualsiasi evento non fosse piaciuto loro. Sapevano infatti i colori che tutto quanto è visibile e tangibile, tutto ciò che ha un gusto e un odore è necessariamente colorato. Vasto era il loro dominio, più esteso del regno del re dei re. Ma il potere ha bisogno di confermare se stesso e lo fa - in genere - accrescendosi. Ecco il perché di quel simposio. I colori avrebbero dovuto decidere l'unica cosa sfuggita loro fin dall'inizio dei tempi: le tinte dei suoni e dei rumori, il cromatismo di un canto o di un fragore. L'oggetto delle deliberazioni era sconfinato e sconfinato era l'incremento di potere che ne sarebbe conseguito. Ma in un punto non troppo distante si stava svolgendo un'analoga riunione - pari emozione, pari spettacolo - del quale non sapevano nulla. In quei giorni infatti, l'assemblea dei suoni stava decidendo di accrescere il proprio potere scegliendo le melodie e i ritmi cui avrebbero dovuto assoggettarsi i colori. Equidistante tra i due sedeva, taciturno e pensieroso, il re della trasparenza silenziosa. Presto sarebbe divenuto il sovrano assoluto di tutto ciò che fu. Andrea Bergese LA maestra ha chiesto alla mamma. Voleva sapere se disegnavo sempre con quei colori scuri, quel viola, quel nero. La mamma ne ha parlato con papà. Lui ha detto che i colori sono colori, poi ha alzato la voce e ha urlato che se qualcosa non andava non poteva essere colpa sua. Poi hanno litigato come al solito. La mamma è andata anche da uno psicologo. Dice che non c'è niente di male, la mamma. Quello che ha detto lo psicologo non lo so. Io non c'ero. Credo abbiano parlato del mio carattere. Non capisco perché. Che ho un carattere impossibile la mamma già lo sapeva perché me lo dice sempre. Da qualche giorno il papà non c'è. Credo che i miei colori c'entrino solo fino ad un certo punto, però c'entrano. La mamma mi ha parlato. Voleva sapere dei disegni. Ho fatto finta di non capire. Lei diceva che ero il suo bambino e tante altre belle cose che non avevo mai sentito. Mi ha detto che si sentiva in colpa perché in casa non c'era amore. Ha detto proprio così. Se le dicevo che era tutto a posto non mi credeva. Se me lo diceva lei non le credevo io. Io però non ho pianto. Dalla zia si sta bene. E' calmo qui. Mamma viene spesso, papà anche. Portano un sacco di cose, ma certe volte si sbagliano e portano tutti e due le stesse. Dovrebbero venire insieme. Per non sbagliarsi. Lo zio ha detto che mamma e papà stanno cercando di volersi più bene per me. Ma forse lo zio non ha capito. Qui disegno molto. A me disegnare piace. Con tutti questi pastelli è molto più divertente che a scuola. In classe non riuscivo mai a prendere i colori che volevo. Gli altri bambini mi lasciavano solo i colori scuri e brutti, perciò usavo sempre quelli. Comunque i disegni venivano belli uguale. Alla mamma non l'ho mai detto. Mi dice sempre che bisogna essere i primi, farsi valere. Se la sarebbe presa. Avrò fatto bene? PENSIERINO Filippo D'Arino

Persone citate: Andrea Bergese, Filippo D'arino, Viviana Scarinci

Luoghi citati: Torino