«Ci sentivamo a Silicon Valley»

«Ci sentivamo a Silicon Volley» «Ci sentivamo a Silicon Volley» La delusione di Ivrea: «Basta con i sacrifici» sionamenti. Dice Maggia: «Non sappiamo quale sarà il futuro dei nostri ragazzi. E questa volta, io con tutti gli altri sindaci vogliamo rappresentare il territorio, perché per ricominciare dobbiamo essere tutti insieme». Dieci anni fa Olivetti registrava il massimo storico di profitti, l'epoca vincente del!'M-24, quando mezza Ivrea era affittata ad inquilini che avevano a che fare con l'azienda mamma. Negli alberghi cittadini si parlavano tutte le lingue ed era difficile trovare posto. Anche il sistema educativo è stato orientato alla monocultura informatica. E ora sforna disoccupati. E invece si pensava che il Canavese si potesse trasformare nella Silicon Valley italiana e che da Olivetti per partenogenesi od osmosi culturale sul territorio si sviluppassero software house come se piovesse. Non ò accaduto, conferma il sindaco. Ma non è un paradosso che proprio di questi tempi, quando l'informatica si moltiplica esponenzialmente nella nostra vita e Bill Gates diventa la stella anche di un simposio aristocratico e tradizionale come quello di Gernobbio, sia proprio un'azienda come Olivetti a mostrare la corda? Luciano Stabile, giovane presidente degli industriali del Canavese, ammette la delusione: «Forse quello di trasformare il Canavese in una Silicon valley non era uno slogan rea- in pochi a lavorare. Il volontariato e l'associazionismo è ai massimi, perché qui, come tutti sanno, la gente è civile, non si chiude in casa, ma parla, discute, gioca, si organizza, ascolta, partecipa. ! Però le cifre sono impressionanti: quella che doveva essere la capitale dell'informatica, è la città più vecchia, quasi la metà ha più di 50 anni. La stagione del disincanto ò cominciata da un pezzo, come dice Laura Spezia e come sanno gli ex ragazzi dell'Olivetti che a 30 anni ne hanno già dieci di anzianità aziendale, rammentano i tempi felici (fino a due anni fa) quando venivano spediti a Cupertino, Santa Clara, California a riempirsi i polmoni con l'atmosfera della Silicon Valley; e adesso, invece, ascoltano il rimbombo dei propri passi negli edifici sempre più vuoti di via Jervis. Il futuro? «Nebbioso», dicono con le scabrosità di linguaggio di chi è abituato a dialogare cliccando sul mouse. Il 25 per cento degli «under 30» è disoccupato. Le notizie di altri tagli all'occupazione, vengono vissute più con stupore che con rabbia: si può ancora tagliare? Il sindaco progressista Giovanni Maggia, che insegna all'università, dice che al di sotto di tanto non si può andare, col rischio di intaccare la cultura specifica di questo luogo, il «savoir l'aire», come dire l'anima di un'azienda come Olivetti che produce e vende «intelligenza». Laura Spezia aggiunge qualcosa di simile affermando che al di sotto del numero di dipendenti di adesso «non si può nemmeno più dire se sia un'azienda informatica». Ora, nel Canavese, i lavoratori sono 6 mila e 500, compresi i 2 mila e trecento di Scarmagno. Dieci anni fa ce n'erano 6 mila in più; solo nel '91 si sono fatti 3 mila e 500 prepen¬ listico. E' vero, allora oravamo gasati, ci sembrava che un mondo nuovo fosse alla nostra portata... ma bisogna anche dire che non c'è coscienza nazionale di questi problemi». Per carità, dice Stabile, nessun equivoco statalistico o dirigistico, però «non si può dire che il nazionalismo sia il nostro forte. Provi ad andare solo qualche giorno in Francia e si renderà conto della dif ferenza nella qualità della vita: per aver qualunque documento bastano dieci minuti». Conclusione? «Al di là degli errori umani che ogni impresa può commettere, lavorare in Italia è più difficile, fare utili con le aziende oggi è eroico». Lo sanno anche i pionieri di quel mondo nuovo che si raccoglie sotto il totem magico e immateriale che si chiama Internet. Ne scopriamo un esemplare che lavora a pieno ritmo anche il sabato pomeriggio, in una delle belle case d'epoca sul lungo Dora. Si chiama Michele Potetti, ha 34 anni, otto di Olivetti alle spalle e ne conserva un'immagine di azienda matrigna. Di là è uscito per aprire la software house, servizi e consulenze che porterà (insieme con altri) Internet avvicinando «nodi» che ne consentiranno utenze senza prefisso telefonico. Poletti con la sua squadra di sei professionisti (tutti sotto i 30 anni), fa grafica, elabora immagini multimediali, dà consulenze informatiche. La sua è un'azienda individuale perché non resisterebbe ai costi del lavoro dipendente. Hanno difficoltà, alcuni dei suoi, perchè le tecnologie costano e non ci sono aiuti nei finanziamenti. E' uno dei tanti, ha fiducia nelle sorti progressive di Internet. Non salverà l'occupazione, né Ivrea. Ma qualcosa può ripartire anche di qui.

Luoghi citati: California, Francia, Italia, Ivrea, Scarmagno