Dacia Maraini: «Il fantasma di Pasolini insegue Pelosi» di Dacia Maraini

Dacia Maraini: «Il fantasma di Pasolini insegue Pelosi» Dacia Maraini: «Il fantasma di Pasolini insegue Pelosi» Difende il film di Giordana: «Uomo di spettacolo, Pierpaolo avrebbe capito» ro e giudica il lavoro di Marco Tullio Giordana «un film bello, tragico e lirico insieme, una ricostruzione precisa da cui si capiscono molte cose. Per esempio la convenienza di Pelosi, che non mi era chiara, a ripetere con tanta ostinazione che è stato solo lui ad uccidere Pier Paolo». E la grancassa pubblicitaria di un'inchiesta giudiziaria che sembra provocata ad arte? La commistione tra «sacro e profano»? «Non mi scandalizza - risponde la scrittrice - perché ormai viviamo nella civiltà dello spettacolo e questi rischi si corrono qualsiasi cosa si faccia. Sono quasi inevitabili. Del resto Pasolini era un uomo di spettacolo, avrebbe capito anche lui. Che poi ci vogliano dei libri o dei film per riaprire inchieste e processi, questo è un problema che riguarda il nostro sistema giuridico, non chi scrive libri o fa film». Il volto di Pasolini ripreso da immagini di repertorio si mescola nel film a quello degli attori; l'interprete di Pino Pelosi e quasi un sosia dell'assassino. Dacia Maraini ha visto Pelosi una volta in carcere, e ha letto il suo libro, Io, Angelo Nero. «E' come se si fosse identificato con Pasolini, se il fantasma di Pier Paolo lo perseguitasse costringendolo a scrivere libri e poesie. E' la vendetta che Pasolini avrebbe voluto, e Pelosi sembra quasi ossessionato da questa presenza». Nel film, invece, quel ragazzo di vita è descritto soprattutto nella sua pervicacia a sostenere la tesi dell'assassino solitario e casuale. «E si capisce anche perché dice la scrittrice -: era l'unico modo per evitare l'ergastolo». Eppure proprio lei in passato aveva ritenuto plausibile la tesi del gioco erotico degenerato. «Sì, è possibile che Pasolini l'abbia provocato, ma non con il bastone o con le minacce. Pier Paolo aveva una specie di rituale con questi ragazzi, coi quali cercava un gioco ai limiti della violenza, ma senza mai oltrepassarli. Pelosi invece è uno che non sa giocare, che avrà equivocato e reagito da persona violenta qual è. E' possibile, ma è possibile anche, visti tutti gli elementi che portano in quella direzione, che ci fossero altre persone. A Pelosi vorrei chiedere di dire la verità: solo così riuscirà a liberarsi del fantasma di Pasolini, scrivere libri e poesie non serve a niente». La tesi del film, oltre che della sentenza di primo grado, è quella dell'omicidio «in concorso con ignoti», che non vuol dire il complotto, l'esistenza di mandanti politici nel delitto Pasolini. «A quello