«Angeli blu», incubo d'America

«Angeli blu», incubo d'America «Angeli blu», incubo d'America /poliziotti sotto processo: picchiano e mentono Atlanta, sei veterani della polizia sono stati arrestati ieri l'altro, alcuni con 12 anni di anzianità alle spalle, per avere estorto «pizzi», coartato testimoni, picchiato innocenti. A Filadelfia, la città scossa dal caso di Mumia, l'attivista nero condannalo a morte sotto l'accusa di avere ucciso un poliziotto bianco, cinque agenti si sono dichiarati colpevli di avere inventato prove e falsificato testimonianza contro vari imputati. A New York, non molte settimane fa, un intero commissariato fu sconvolto dalla scoperta che i poliziotti erano in combutta con gli spacciatori e arrestavano i concorrenti dei loro protetti. E nella Los Angeles del processo Simpson e dell'agente Fuhrman, la procura sta di fatto rivedendo tutti i casi degli ultimi 10 anni. Cento processi, tutti conclusi con la condanna dell'imputato, videro proprio lui, Fuhrman, il «Dio della falsa testimonianza», al centro. Non esiste nazione, non esiste organismo di polizia, dove gli abusi di autorità, le botte, la corruzione, l'inquinamento delle prove, non siano avvenuti e non possono avvenire. Dal caso Tortora alla miseranda vicenda dei vigili urbani di Torino anche l'Italia ha conosciuto la sua razione di «mele marce». «Quaranta dì, quaranta nott, a San Vitùr a ciapà i bott», cantava la Mala milanese, per esperienza. Ma se ovunque la guerra è guerra, se ovunque lo scontro quotidiano fra le forze dell'ordine e il crimine è selvaggio, e ovunque è altissima la frustrazione degli agenti che rischiano la loro vita per arrestare criminali che avvocati e giudici prontamente rimettono in strada, soltanto qui in America il fronte si colora subito con il bianco e il nero della frattura razziale. «I bianchi si sono scandalizzati, quando hanno ascoltato il racconto di come la polizia tratta i neri, ma per noi neri queste sono le verità di tutti i giorni» ha detto Johnny Cochran, uno degli avvocati di Simpson. Avere la pelle scura, camminare lungo un marciapiede nella notte, rispondere male al «signor agente» che ti férma per «Angeli blu» in servizio: tre scene scattate da Léonard Freed les dopo il caso di Rodney King, l'automobilista nero pestato a sangue dai poliziotti, riconobbe che tra gli agenti regnava la psicosi degli «angeli bianchi» contro i «demoni neri». E la gente, bianca e ne- una contravvenzione, sono istantanee confessioni di colpevolezza, sono reati commessi nel «flagrante delieto» di appartenere alla razza del «nemico». La commissione d'inchiesta che lavorò a Los Ange¬ Loro si difendono «Per proteggere la società dobbiamo saper mentire» ra, lo sa benissimo. Quando un candidato politico pronuncia le sue promesse di «lotta alla criminalità», come dece Rudi Giuliani, a New York, il «sottolesto», la verità implicita è sempre chiara a tutti: lotta contro la criminalità «nera». George Bush conquistò la sua Casa Bianca, nel 1988, anche grazie a uno «spot» che accusava il suo avversario Dukakis di avere il cuore tenero con i delinquenti. Lo spot mostrava una lunga fila di ceffi che uscivano tranquillamente dal carcere. Erano, naturalmente, di pelle nera. Se dovessimo rispettare la lettera dei regolamenti, se dovessimo camminare in punta di piedi sul campo minato dei cavilli di legge, nessun assassino, nessuno stupratore, nessuno spacciatore sarebbe mai condannato, si difendono «gli angeli blu», e non sempre hanno torto. Per anni, le garanzie costituzionali e legali hanno reso loro la vita impossibile e facile ai criminali. Erano i tempi nei quali ogni poliziotto era un «pig», un porco, e ogni arrestato una «vittima del sistema». E forse fu allora, in quel clima culturale, che nacquero le società segrete di poliziotti rivela- «promosso» consigliere. Un'altra addetta stampa di Clinton, Dee Dee Myers, era stata fermata dalla polizia nel giugno scorso all'uscita da un ristorante per aver guidato la sua vettura contromano. La prova dell'alcool aveva mostrato che la collaboratrice del presidente era ubriaca. Le auto, insomma, non portano fortuna ai collaboratori di Clinton. [Ansa]

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