«Gli islamici perderanno»

«Gli islamici perderanno» «Gli islamici perderanno» Le Goff: come gli anarchici nell'800 ■u' V'i:v-..;:|§||| IL GIUDIZIO DELLO STORICO nialista. Spesso le loro condizioni materiali sono difficili, non hanno lavoro, non hanno casa. Spesso s'imbattono in sacche di razzismo. Ma sono soddisfatti di come la Francia li tratta, della libertà di parola, della libertà per le donne. E condividono la politica di Parigi verso l'Algeria». Non c'è nient'altro da fare allora contro il terrore islamico? «No. Questo terrorismo senza nome e senza volto è un fenomeno impossibile da padroneggiare, sfugge a ogni controllo. E schierarsi con gli islamici è fuor di questione». Non teme anche lei, come Bernard Lewis, di assistere all'inizio della ribellione islamica contro il Nord del mondo, la nuova questione sociale e culturale del prossimo secolo? «Questa analisi è la stessa che si elaborava alla fine dell'Otto- si salda con l'antico: l'onda dell'integralismo islamico. E questo complica molto le cose. All'indomani delle Presidenziali francesi, i terroristi algerini hanno deciso di passare all'offensiva». Che fare per rompere l'assedio? «Naturalmente, occorre creare un dispositivo di sicurezza per i francesi. Ma occorre anche un'analisi che vada più iontano di una semplice azione di difesa. Non credo che Parigi e l'Occidente abbiano molto margine di manovra. In Algeria è in corso una guerra civile, e la logica dei combattenti, il Fis e il governo, o meglio l'esercito che lo tiene in piedi, è la stessa : chi non è con me è contro di me. La politica di Chirac sulla questione algerina non si allontana da quella degli altri leader francesi, di destra o di sinistra: nessun sostegno, nessun dialogo con gli islamici. E questo significa sostenere indirettamente il governo. Cercando, con la massima cautela, di favorire un'apertura verso la democrazia». Ma ora il terrore colpisce sull'altra sponda del Mediterraneo... «E' questo il fatto nuovo, a cui dobbiamo abituarci. La guerra algerina si combatte anche qui, in Saint-Michel, all'Arco di Trionfo, davanti alla scuola ebraica di Lione. Tocca anche a noi vincere la paura e combattere l'idea integralista, ovunque si manifesti. Io sono in contatto con molti algerini che vivono in Francia, intellettuali, insegnanti. Tutti mi dicono di essere ostili sia al governo sia agli islamici, ma di essere convinti che tra i due mali il più pericoloso sia l'integralismo. La grande maggioranza degli algerini di Francia è contenta di vivere qui. Glielo dice un vecchio militante anticolo¬ LPARIGI A Francia nel mirino, aggredita dai terroristi, scossa dalla bomba contro i bambini ebrei; la Francia-bersaglio, che vuole tornare a giocare un ruolo decisivo nel mondo, ma si ritrova impotente di fronte agli attentati e sottoposta a una pressione internazionale crescente. Ne parliamo con il più grande storico francese, Jacques Le Goff. Professor Le Goff, perché l'offensiva islamica contro l'Occidente è cominciata da Parigi? E come combatterà la Francia questa guerra di nervi? «Stiamo ancora pagando il peso della nostra storia. E' la maledizione della questione algerina, che si affaccia periodicamente nel corso della vita della Francia. Ma stavolta non si tratta soltanto dell'eredità coloniale, come alcuni sostengono. C'è un nuovo fenomeno che Scolari israeliti a Lione, la città colpita da un'auto-bomba anti-ebraica e qui accanto lo storico Le Goff cento per gli attentati degli anarchici. Pareva dovessero aprire un secolo di sconvolgimenti e di nuovi equilibri sociali. Invece non è stato così. Il terrorismo cieco, contro un bersaglio indistinto, è una barbarie, una crudeltà inumana che colpisce tutti, le vittime dirette e quelle indirette; ma non rappresenta nulla di profondo nell'evoluzione storica. E' un epifenomeno, che non può destabilizzare le democrazie. (FOTO REUTER)

Persone citate: Bernard Lewis, Chirac, Jacques Le Goff, Le Goff, Professor Le Goff, Spesso