IL TRIBUNALE DEGLI SPOT
Interno LA STAMPA Sab NAPOLI. E dire che quell'articolo pubblicato l'anno scorso su un periodico locale gli era piaciuto tanto. Nicola Quatrano, magistrato di punta della procura della Repubblica, implacabile accusatore dei tangentomani, si era divertito a scrivere il «pezzo» inserendo una frase tratta da un libro di Amorose Bierce, feroce umorista statunitense dell'Ottocento e grande amico di Pancho Villa: una battuta, anche se decisamente velenosa, sugli «avvocati complici dei malfattori». Niente di più. In un primo momento i legali napoletani se la presero a male, ma poi tutto finì con una risata e una stretta di mano. Quella citazione, però, non è piaciuta al ministro di Grazia e Giustizia, Filippo Mancuso, che ha addirittura promosso un procedimento disciplinare nei confronti di Quatrano. Secondo il Guardasigilli, il pubblico ministero napoletano con un debole per il giornalismo e uno spiccato senso dell'ironia si sarebbe macchiato di una colpa assai grave: avrebbe compromesso il prestigio dell'ordine giudiziario. Ma che cosa ha mai scritto di tanto grave, Nicola Quatrano? Per un suo articolo sul mensile «La voce della Campania», il pm di «Mani pulite» osò rispolverare un vecchio libro, «Il dizionario del diavolo», ricco di battute paradossali e umoristiche. Nel pamphlet, l'autore Ambrose Bierce aveva dedicato un breve paragrafo agli avvocati: «Il complice è una persona che si associa ad un'altra in un atto criminoso avendo piena coscienza e corresponsabilità, come ad esempio l'avvocato che di fende un deliquente sapen dolo colpevole». E dopo la stoccata, ecco l'affondo: «Questa definizio ne non riscuote l'approva zione degli avvocati, anche perché nessuno ha finora of t'erto un congruo onorario per ottenere tale approva zione». Il brano piacque al pubbli co ministero che lo utilizzò nell'editoriale citando la fonte. L'articolo pubblicato con grande rilievo sul perio dico non piacque affatto agli avvocati del foro di Napoli che annunciarono querele a raffica. Alle minacce, però non seguirono i fatti: sbollita la rabbia, i legali la presero con filosofia, mostrando un indiscutibile sense of humour. Non così il ministro Man cuso, che ha deciso per l'a zione disciplinare contro un magistrato che ha al suo at tivo molte delle inchieste più importanti condotte Napoli negli ultimi tre anni Una su tutte: quella sul crack della Flotta Lauro, che ha portato all'incriminazio IL TRIBUNALE DEGLI SPOT FEDELE fino all'ultimo alla sua fama di «esternatore» aperto e spregiudicato, Antonio Baldassarre lascia la Corte Costituzionale fra le polemiche. E' stato un semestre intenso, ma adesso non lo attende il riposo. Scartate le profferte politiche che, assicura, gli sono arrivate da più parti, Baldassarre ha accettato invece un nuovo, e singolare, incarico: sarà presidente del Giurì di autodisciplina pubblicitaria, quello che passa al vaglio gli spot ingannevoli, comparativi o in contrasto col codice di lealtà della categoria. Dalla Consulta alla pubblicità il passo non è breve e richiede non poca elasticità di pensiero: basti pensare che in questi sei mesi Baldassarre è intervenuto praticamente su tutto lo scibile giuridico, passando da argomenti come l'aborto e l'autonomia del pubblico ministero, alla vessazione fiscale sulle famiglie monoreddito, l'adozione di bambini sieropositivi, l'elezione diretta del presidente della Repubblica e l'abolizione del trattamento «di favore» alle donne Interno
Persone citate: Ambrose Bierce, Antonio Baldassarre, Bierce, Filippo Mancuso, Nicola Quatrano, Pancho Villa, Quatrano
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