LE VOCI DELL'ARCOBALENO Gian Luigi Beccaria racconta la storia delle parole perdute

DELL'ARCOBALENO DELL'ARCOBALENO J_J ( entinaia e centinaia di «parole /xrrfute», dentro e dietro ogni parola una storia, una credenza, il mp/xirto diretta Ini l'uomo, la natura e il sovrannaturale finché è durata la civiltà contadina: le ha raccolte e spiegate Gian Luigi Beccaria nel suo nuovo libro in uscita per Einaudi, «I nomi del mondo» (pp,3()8iL. 55.0W)., Un multiforme re/xrtorio e insieme un affascinante racconto, /xrcJié il catalogo dello studioso di lingue e dia/etti è cucito col filo del riconto: «ho respiralo aria di casa, mi sono mosso tra le nostre tradizioni ondi e jH)jM)lari». Beccaria ci rijx irla a quando la natimi era vista carne animata, «ogni cosa aveva il suo genio, il suo spirito» e nelle /tarale si manifestava il sacro, in forma di dianoli e santi, fate e folletti. Da <d nomi del mondo» anticipiamo brani del capitalo «Arcolialeno, Ixtlene. delfini». DI particolare rilievo nei nomi europei dell'arcobaleno la convivenza di cristiano e pagano, di strati antichissimi che affondano le radici nella preistoria e di successiva cristianizzazione. Il nome italiano ha come determinante uno zoomorfo, un cetaceo, il (pesce) baleno, cioè la balena, che ha pure dato il nome al lampo (il baleno) ed è attestata col significato di «delfino» sin dai tempi antichi. In un'area occupata prevalentemente da lampo o da baleno, ci sono difatti isole che accolgono il nome del delfino: in Trentino dalfì(n) «lampo», dalfindr, delfindr «lampeggiare», nel Bresciano dalfi, delfi, dolfì, e delfenà, -ina, dalfindr «lampeggiare», dalfind (Bonvesin da la Riva dalfindr), nel Mantovano (Solferino) dalfind, nel Pavese tarfin, nell'Alessandrino tarfén, in Lucania talfinu «lampo», talèfina «lampeggia», taljènèsd «balenare a secco», talpenessesè «lampeggia fitto». In Sardegna un altro mammifero, la foca (su boi marinu, e icru marinu, che Wagner riporta al lat. vitulus marinus), indica il lampo di calore: logud. biju marinu «foca» e «lampo a secco». Verrebbe da pensare che una volta creata l'immagine si sia sostituito al nome del delfino, più antico, quello di altri due animali marini (balena, vitello marino). Nel Canavese compare anche la lepre: la velocissima corsa a scatti e zigzagante dell'animale ha suggerito nomi quali aléivro, asléivru «baleno», (a)livrdr, leivrdr «balenare». In realtà l'origine della rappresentazione zoomorfica non è dovuta a fantasia popolare, a un estemporaneo scatto creativo riferentesi al rapido guizzo sulle onde del mare di delfini o balene (e quindi a zig-zag di lepri), bensì al fatto che (balena)-delfino e foca non I sono animali qualsiasi, ma hanno ricoperto sin da tempi antichissimi e ancora nella tradizione popolare di secoli a noi più vicini il ruolo di animali dotati di poteri particolari. Una sorta di animalidemoni [...]. C'è un altro animale-demone che dà il nome all'arcobaleno, il lupo: in Puglia (Novoli) ucca te lupu è l'«arcobaleno incompleto» (pete di lupu a Nardo), lupinu l'«arcobaleno doppio» in provincia di Brindisi (Rohlfs). La rappresentazione zoomorfica è spia della sua sacralità. L'arcobaleno era un legame tra il cielo e gli uomini: dai Germani era considerato un ponte che unisce gli dèi con la terra; è un arcobaleno la scala dei sette colori per la quale Buddha ridiscende dal cielo; per i Greci rappresentava il cammino della dea Iris, messaggera degli dèi. E' scala, ponte, arco {il piccolo ponte d'oro in Croazia, ponte di Roma in basco, ponte inclinato nel russo di Kazan, piccola porta lo finestra] del cielo in annamita [Indocina], in Nuova Zelanda una scala che i capi salgono per andare in cielo, nelle Filippine una scala percorsa dalle anime di coloro che sono morti di morte violenta per andare in paradiso). In Serbia quando tuonava si diceva che sant'Elia fa correre il suo carro sulla volta del cielo e l'arcobaleno è il ponte per il quale discende sulla terra. In Lettonia si credeva che fosse la via lungo la quale i santi scendono sulla terra per portare agli uomini prosperità e fortuna ma anche per punirli. In tutto il mondo lo schema prevalente del nome è composto dalla base arco più un determinante variabile. Nei nostri dialetti arco celeste (Emilia, Veneto, Friuli, Ticino), arco in cielo, arco del sole (entroterra di Ventimiglia), arco vergine, un tempo testimomato dal Veneto al Lazio, dall'Abruzzo alla Puglia, arco di Dio in Sicilia (arco di Dio anche in Vallonia, in Boemia, in Lettonia); arco di Venere in una vasta area

Persone citate: Beccaria, Einaudi, Gian Luigi Beccaria, Greci, Kazan, Mantovano