Algeria in vendita i video dell'orrore di Fabio Galvano

Algeria, in vendita i video dell'orrore IL CASO GLI INTEGRALISTI SI FINANZIANO Algeria, in vendita i video dell'orrore Le riprese dei massacri distribuite dagli ultra all'estero SLONDRA ONO i video dell'orrore. Ma per chi li vende gruppi di simpatizzanti del fondamentalismo islamico non sono che un umile gesto al servizio di Allah e della «causa». Come chi vende i calendari con i santini davanti alle nostre chiese, essi attendono i fedeli all'uscita delle moschee e offrono videocassette a prezzo modico. Ma i loro santini sono scene di morte e di sangue, rivela il «Sunday Times» dopo un'indagine su quel commercio che invano Scotland Yard cerca di debellare: sono i filmati di azioni in Algeria in cui poliziotti, soldati e in qualche caso anche civili vengono uccisi con armi da fuoco o sgozzati, secondo la tecnica degli integralisti. Inframmezzati da letture di comunicati propagandistici e da scene girate nei campi di addestramento, i video sono stati prodotti dal Già, il Gruppo Islamico Armato che è responsabile fra l'altro de- eli attentati a Parigi, e dall'Ais, l'Esercito Islamico di Salvezza che aveva in passato l'etichetta di braccio armato del Fis. Obbiettivo dei video, in cui si vede per esempio l'assalto a una base della polizia nell'Algeria occidentale in cui una dozzina di agenti furono uccisi, è non solo propagandistico ma anche economico. I proventi le videocassette sono vendute per l'equivalente di 15 mila lire - sono destinati a finanziare i gruppi armati in Algeria. Nel video messo in circolazione dal Già, che dei gruppi fondamentalisti è considerato il più violento, si assiste fra l'altro all'uccisione di un funzionario governativo avvenuta nel 1994 in una località dell'Algeria occidentale. Si sente l'uomo implorare i suoi assassini, precisa il «Sunday Times» che ha avuto visione della cassetta, e quelli che di rimando gridano «Allah akhbar» e gli sparano. I terroristi filmati in quello stesso video descrivono, gloriandosene, l'uccisione di alcuni poliziotti feriti che «piangevano e imploravano pietà». E raccontano come la giustizia fondamentalista abbia provveduto all'esecuzione: uno ucciso con un pallottola in pieno viso, l'altro massacrato con un'accetta. Dopo queste rivelazioni è probabile che il governo britannico decida di dare un gi ro di vite all'attività dei simpatizzanti islamici in questo Paese, già denunciata dai governi dell'Egitto, della Tunisia e dell'Algeria, ma anche da Parigi. In effetti alcune delle persone coinvolte nella distribuzione del video dell'Ais, per esempio Nadir Remli e Abdullah Messai, sono le stesse interrogate nell'aprile 1994 da un giudice francese. Allora non parlarono, oggi lo fanno per dire che il loro gruppo ha il massimo rispetto per leggi britanniche e per la popolazione di queste isole. Il gruppo pubblica anche un bollettino - «Al-Tabsirah», ossia l'Illuminazione che viene distribuito all'uscita delle moschee, ma anche faxato e spedito a una fitta rete di simpatizzanti dell'estremismo islamico. La pubblicazione, che giustifica l'uccisione di agenti e «collaboratori del governo», pubblicizza il video che «per la prima volta mostra i mujaheddin in azione». Nel filmato, un assalto notturno con armi automatiche a una base della polizia, si vedono i terroristi sparare agli agenti e ucciderne alcuni prima di sfondare con un camion le pesanti protezioni della sta¬ zione. «Il filmato ci è arrivato dall'Algeria», ha detto Messai al giornale inglese: «Lo abbiamo mostrato alle nostre riunioni e lo abbiamo messo in vendita davanti alle moschee». Il gruppo, egli ha precisato, pubblica i comunicati diramati dall'Ais: «I mujaheddin ci hanno chiesto di far conoscere anche in Inghilterra la verità sull'Algeria. Quello e il nostro impegno». Sebbene obbiettivo principale siano le forze dell'ordine, ha aggiunto Messai, «non c'è da meravigliarsi se vengono uccisi anche i civili perche sono spie». Taluni dei giornalisti, ha insistito, «meritano di essere uccisi». Nadir Remli, che è stato oggetto di un'indagine della Special Brandi di Scotland Yard, è ufficialmente disoccupato dal 1992 e vive dei sussidi pubblici: invano Scotland Yard ha tentalo di impedirgli la raccolta di fondi. Fabio Galvano

Persone citate: Abdullah Messai, Nadir Remli, Special Brandi