Daphne la mia mamma vestita da uomo

Ma non si dica che era lesbica In un'intervista il figlio della Du Maurier svela il volto segreto della scrittrice Daphne, la mia mamma vestita da uomo «Macché Rebecca, si identificava con i suoi eroi maschili» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per carità, non si dica che era lesbica. Ma che il suo corpo fosse percorso da fremiti maschili è quasi innegabile. «In Rebecca - dice Christian Browning - mia madre creò la più romantica delle eroine. Ma in cuor suo, probabilmente, avrebbe desiderato essere Maxim de Win ter». Browning, detto Kits, è figlio unico di Daphne du Maurier, nonché custode del suo lascito letterario. In una rara intervista, alla vigilia di una Rebecca televisiva destinata a subire il confronto con il film di Alfred Hitchcock del 1940 (il primo del grande regista a Hollywood, subito premiato con l'Oscar), Browning ha ammesso che sua madre «non era interessata alle donne dei suoi romanzi»: «Ad affascinarla erano i personaggi maschili: attraverso quelli viveva la sua esistenza». Pare di vederla, Daphne du Maurier già settantenne e vestita da generale, che mena gran fendenti agli steli d'erba con una spada affilatissima. Oppure, al volante, scimmiottare due dei suoi eroi televisivi, Starsky e Hutch. «Aveva il pallino - afferma Kits Browning - di vivere nei panni di altre persone. Uomini, naturalmente. Non che rimpiangesse di non essere nata uomo; semplicemente, negli uomini vedeva una più ampia possibilità di realizzarsi, in una successione di avventure che la società edoardiana negava invece alle donne. Vivendo attraverso personaggi come Maxim si sentiva più liberata». La verità è anche che Daphne du Maurier fu sempre circondata, in famiglia, da uomini forti: suo nonno George, disegnatore della rivista Punch e creatore - nel suo romanzo Trilòy - del sinistro ipnotizzatore Svengali ; suo padre, l'attore sir Gerald du Maurier che fu idolo delle platee negli Anni Venti e con cui, dice il figlio, «lei ebbe un rapporto straordinario, psicologicamente incestuoso»; suo marito, il generale sir Frederick Brovvning, comandante alleato nella battaglia di Arnhem. «Li adorava tutti, ma le regole di allora dicevano che non poteva vivere come loro. Allora s'inventava personaggi avventurosi, come sfogo». Non ci volle molto prima che i tranquilli abitanti della Cornovaglia, dove i Du Maurier abitavano. cominciassero a spettegolare su quella donna strana, che sovente andava in giro vestita da uomo. Forse nacquero così anche le voci che la volevano amante dell'attrice Gertrude Lawrence. «Andavano pazze l'una per l'altra ed erano stupende amiche. Si scrìvevano lettere di fuoco: "My darling, mi manchi". Ed è facile che in quei toni qualcuno abbia voluto vedere anche qualcosa che non c'era. La verità è che Gertie aveva sì avuto un'avventura in casa Du Maurier, ma con mio nonno Gerald». Quando morì nel 1989, a 81 anni, Daphne du Maurier era ormai un nome lannhaie, e non solo in Inghilterra, grazie alle sue trame romantiche. «E la cosa la faceva infuriare, perché preferiva essere conosciuta piuttosto per le storie macabre e sinistre. Era nella sua natura, perché cosi era cresciuta. Una di tre sorelle, era stata per suo padre il figlio che lui avrebbe desiderato. Lui le parlava da uomo a uomo, affrontando qualsiasi tema "maschile". Quando le donne di casa andavano a letto, lei stava alzata per discutere con lui». Molti aspetti dei suoi romanzi trovano così una collocazione. La vicenda di Rebecca, per esempio: con la seconda signora De Winter (Joan Fontaine nel film di Hitchcock) timorosa che il suo adorato marito (Laurence Olivier) possa nascondere un terribile segreto, quello di avere ucciso la prima moglie Rebecca da cui la sua vita è tuttora dominata. Una storia di paura, di colpa, di potere, in cui hanno gioco anche le sfaccettature psicologiche offertele da un attento studio di Jung e di Freud, dalla sua costante fascinazione per Jekyll e Hyde ossia per i due volti dell'uomo. Ma com'era la vita, con quella madre «uomo»? Confessandosi alla tv e poi al Mail on Sun Jay, Christian Browning la ricorda per quello che forse lei non avrebbe voluto apparire: una madre affettuosa, attenta, che lavorava ai suoi romanzi quando i figli erano a scuola per poter dedicare loro ogni giornata durante le vacanze. Ma poi c'erano i momenti strìdenti: «Quando le parlavi - ricorda Browning - e ti accorgevi che non ti ascoltava, che stava inseguendo i suoi personaggi nelle loro avventure». Fabio Gitano Sempre circondata dai pettegolezzi Ma non si dica che era lesbica

Luoghi citati: Hollywood, Inghilterra, Londra