AMERICA l'impero delle donne

Vitupero delle donne Dalla politica alla cultura alla vita quotidiana, la «femminilizzazione» investe ogni aspetto della società. E sovverte molte convinzioni Vitupero delle donne NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Domanda: gli Stati Uniti sono di genere femminile? Risposta: si irebbe proprio di sì, sempre di più. La questione è stata posta durante la campagna elettorale quando si è capito che il prossimo Presidente americano, e tutti i suoi successori, .sarebbe stato eletto dalle donne (il che non vuol dire affatto il femminismo e le femministe), con un ruolo marginale, se non irrilevante, degli uomini. Gli uomini sono la banale costante dei comportamenti, tutto ciò che loro fanno, vogliono e votano è prevedibile e previsto. Le donne invece sono elettoralmente mutevoli, interessanti perché imprevedibili. Ma la questione non è affatto soltanto politica e culturale: investe ogni aspetto della società americana, ogni comportamento, moda, atteggiamento e indirizzo commerciale. Per me, tabula rasa viaggiante in quel Paese, l'evidenza della femminilizzazione americana era balzata agli occhi appena ho cominciato a guardarmi intorno. L'immagine che più mi colpì all'inizio fu la femminilizzazione dell'autorità visibile: ì'officer che sorveglia sull'andamento del fiume della vita quotidiana è una donnona nera, abbondante, materna, matriarcale e carica di autorità che smista il traffico in mezzo alla strada con una gualdrappa di plastica con su scrìtto «police», un pistolone alla cintola, la determinazione di una madre che spedisce quattro figli a scuola controllando che ciascuno si sia lavato i denti, abbia rifatto il letto e si sia messo gli indumenti giusti. La donna nera sbraita, blocca, incenerisce con lo sguardo, poi protegge le mamme con le carrozzine, gli anziani che attraversano in ritardo, ha una sua etica, una sua estetica, è inflessibile, affettuosa e terribile. Non mi sono sorpreso quindi quando ho visto dai sondaggi che la media del 75% degli americani che vogliono a tutti i costi la pena di morte è formata prevalentemente da donne. E il motivo è pratico, non ideologico: la pena di morte è vissuta come una necessaria protezione e un terribile deterrente contro i predatori di anziani, gli uccisori di bambini, gli stupratori e gli assassini di ragazze. Una sorta di severo e implacabile rimedio della nonna, una nonna che mentre prepara la minestra ha accanto a sé il fucile carico. E il dato sembra socialmente e culturalmente omogeneo, anche se la tendenza forcaiola prevale nelle classi sociali più deboli. La questione della feminization of American society è stata posta anche quando si è fatto un gran chiasso elettorale sulle «soccer moms», le mamme che allevano figli senza l'aiuto di un uomo (perché indaffarato, perché fuggito, comunque inesistente) e che spendono la loro faticosa vita accompagnando i figli al campo di calcetto all'italiana (soccer), al Sonopoco cai comp doposcuola, alla gita, alla festa, a danza ritmica, al catechismo e dal dentista. In malta la dizione «soccer moms», sociologicamente così pittoresca, nasconde una indicazione più brutale e politicamente «uncorrect»: serve a indicare le sole donne bianche con figli, escludendo quelle di colore che sono elettrici di fede democratica consolidata. Le «soccer moms» sono apparse improvvisamente come la terra promessa per il grande corrai all'oro elettorale, la nuova frontiera per entrambi i partiti. Appena Clinton fu eletto, gli scopritori delle «soccer moms» gridarono vittoria. Ecco, dissero: sono loro che hanno mantenuto l'uomo dell'Arkansas alla Casa Bianca, perché si sentono più garantite da Clinton che da Bob Dole sul terreno dei servizi sociali. Invece, errore e sorpresa: quando è stato possibile fare una meticolosa analisi dei risultati, si è scoperto che le «madri del calcetto», la terra promessa che i democratici erano sicuri di aver conquistato, avevano tradito le attese: avevano votato per Clinton in percentuali comprese fra il 42 e il 49, e per Dole fra il 45 e il 55. Da che cosa è dipeso questo risultato? Dipende dal fatto, spiega Kate O'Beirne, direttrice della National Review, che le scelte femmi- nili sono improvvise, non ideologiche, frutto di sensibilità vaste ma imprevedibili. Inoltre, dice la O'Beirne consultando i dati in suo possesso, la massa dell'elettorato femminile risulta nel suo complesso «inattentive and uninformed», disattenta e disinformata sulle questioni politiche. La O'Beirne sostiene che soltanto il 34% delle americane di età inferiore ai trentanni con educazione universitaria legge almeno un giornale, contro il 53% dei coetanei maschi di pari livello culturale. Sostanzialmente, conferma un esperto di sondaggi avvertendo che la sua è una risposta «nonpolitically correa» (e per questo anonima), in maggioranza le donne americane sarebbero «only marginally interested in politics»: quasi del tutto refrattarie alla politica. Quale conclusione trarre? Semplicemente questa: le donne americane stanno gradualmente de-politicizzando la politica ideologica e determinando una ulteriore accelerazione nella più americana delle direzioni: la concretezza. La crescente prevalenza dei gusti femminili si avverte quest'anno in maniera determinante sul mercato e nei luoghi in cui si crea l'affermazione dei prodotti: i maschi sono considerati creature commercialmente prevedibili, fedeli a una marca o a un modello, marchiati a fuoco da un'abitudine e da una tradizione. Dall'altra parte le donne americane so¬ no quelle che, viceversa, shop around: comprano e scelgono qua e là, seguendo istinti liberi e imprevedibili. Sono, commercialmente parlando, amanti infedeli: una caratteristica che cozza frontalmente con lo stereotipo delle donne rimbecillite e condizionate dalla pubblicità dei detersivi e dei pannolini, la volontà annichi¬ lita. Macché: le donne americane si rivelano indipendenti e volubili, poco o nulla condizionabili, allergiche ai comportamenti prefabbricati, la disperazione dei venditori e degli inventori di nuovi modelli. Un candidato politico o un prodotto commerciale, che goda del¬ la simpatia del 55% dei maschi e del 45% delle donne, è considerato debole e perdente. Le percentuali invertite garantiscono viceversa il successo. Bob Dole era un prodotto del primo tipo e anche nel suo caso la scolta non riguardava le sue qualità e i suoi difetti (la stragrande maggioranza degli americani, maschi e femmine, dichiarava nei suoi confronti una stima personale e morale superiore a quella riservata a Clinton), ma la sua utilità pratica per assicurare una vita meglio organizzata. Ed è proprio l'organizzazione la caratteristica che unifica la vocazione femminile e la storia della società americana che da oltre un secolo ha sviluppato il culto del protocollo: del manuale per lavatrici, per operazioni militari o chirurgiche, per far funzionare una scuola o un ospedale, in cui si indicano in sequenza tutte le azioni necessarie per raggiungere un risultato, dal più pratico e banale, come una ricetta di cucina, alla tesi di laurea: «Si fa cosi e così». Un culto del protocollo - questo americano - radicalmente diverso da quello europeo di matrice maschile tedesca e francese, in genere autoritaria e ad andamento verticale. Il protocollo americano nasce nelle retrovie dei servizi, ed è di antica e tradizionale elaborazio- ne femminile: concreto, nonideologico, tarato sulle esigenze immediate e aperto - anzi avido di miglioramenti e modifiche. Il vero patto elettorale stipulato fra Clinton e le donne è di natura pragmatica: io sottoscriverò e difenderò i protocolli che la parte femminile e maggioritaria della società americana porterà alla mia firma. A stipulare materialmente il patto sono state le lobbies femministe, che hanno condotto una dura battaglia per riallacciare il collegamento con la società femminile nel suo complesso e rappresentarla in modo concreto. I! primo esito di questo patto è stata la nomina della prima donna Segretario di Stato nella storia americana, una nomina che riconosce di fatto una leadership femminile nel determinare e controllare le situazioni in cui gli Stati Uniti possono trovarsi di fronte all'opzione militare: Madeleine Albright (una boema figlia della guerra fredda e di un padre che «scelse la libertà») è la donna che decise di bombardare i serbi con tutta la tecnologia infrarossa e notturna americana, fino a far loro mordere la polvere do la scena una ncretezza e accettare le trattative di pace. Le donne americane che la Albright rappresenta non sono pacifiste: sono contrarie allo spargimento di sangue americano, favorevoli allo spiegamento di forze tecnologicamente soverchianti sul campo di battaglia e tendenti istintivamente al ripristino di «legge e ordine» ovunque anarchia e disordine mettano a repentaglio la stabilita della vita quotidiana, il futuro immediato, la sicurezza delle donne che vivono giorno per giorno un'esistenza che chiede servizi, garanzie, stabilità, continuità, molti fatti e poche chiacchiere. Anita Perez Ferguson, presidente del «National Women's Politicai Caucus», ha dichiarato che Bill Clinton ha vinto «perché ha parlato sempre delle necessità e dei bisogni delle singole famiglie: un messaggio che è arrivato a ogni singola donna in modo personalizzato e concreto, infinitamente più significativo di qualsiasi lista di questioni politiche generali». La conseguenza della graduale e inarrestabile marcia verso il potere femminile nella società americana e visibile nele tendenze televisive e della pubblicità: le emozioni, una visione emotiva e palpitante della vita, diventano terreno di ricerca industriale e di mercato. Il primo segnale forte di questo cambiamento di rotta è stato notato durante le Olimpiadi di Atlanta, quando la catena televisiva Nbc ha deciso di femminilizzare il prodotto diretto a un pubblico formato tradizionalmente dal 75% dei maschi. La Nbc, come ha spiegato il suo vicepresidente Nicholas Schiavone, ha puntato tutto sulla «real lite and real emotion presented credibly». In altre parole, la cronaca olimpica si è trasformata in una cronaca di vicende umane raccolte dietro le quinte, focalizzate nel vissuto dei personaggi e ricondotte al rango letterario di narrazione di storie. Risultato: 700 milioni di dollari di maggior fatturato pubblicitario, tutto generato dall'attenzione femminile. E gli uomini? «Gli uomini non sono un problema: qualsiasi cosa gli trasmetti, loro restano comunue lì a guardare. Sono le donne che vanno conquistate e trattenute una per una». Questa constatazione commerciale del responsabile della campagna della Nbc è esattamente identica a quella formulata dagli esperti di consenso politico: le donne agiscono come sensori liberi e non condizionabili, hanno in mano le leve organizzative, chiedono e impongono una umanizzazione concreta di tutto ciò che gli uomini renderebbero astratto e «arido», modificando radicalmente il panorama del futuro. E se gli Stati Uniti sono davvero il laboratorio più progedito della collettività umana industriale e avanzata, la femminilizzazione delle regole che governano la società è anche il nostro futuro. Paolo Guzzanti Sono indipendenti e volubili, poco condizionabili, allergiche ai comportamenti prefabbricati Stanno de-ideologizzando la scena pubblica, determinando una accelerazione verso la concretezza

Luoghi citati: Arkansas, Atlanta, New York, Stati Uniti