«Il passato vive ancora» di Maria Grazia Bruzzone

INTERVISTA INTERVISTA «Il passato vive ancora» Zevi: si rischia un corto circuito TRA RABBIA E DOLORI ROMA. La presidente delle comunità ebraiche italiane Tullia Zevi ha appreso nella sua casa fuori Roma la notizia della profanazione delle tombe ebraiche a Prima Porta da parte di un gruppo di naziskin. Non ne sa ancora molto, ma quanto basta per esprimere «indignazione e disprezzo». Come mai, signora Zevi, ancora oggi possono accadere fatti cosi squallidi? «E' il passato che non passa. Evidentemente, se ci sono dei giovani che possono perpetrare oltraggi del genere vuol dire che le radici del nazifascismo non sono ancora state estirpate in modo adeguato e che i valori della democrazia non sono stati inculcati a sufficienza». I gruppetti di giovani naziskin però sono isolati nella società e nella politica italiana. «Però vanno comunque perseguiti e isolati. Se anche fossero solo due, non bisogna stancarsi di sottoli- neare l'orrore e l'errore di certe azioni». Secondo lei la destra italiana non ha preso ancora sufficientemente distanza? «Parlare di destra mi sembra troppo generico. Non credo del resto che questi fenomeni abbiano a che vedere con dei partiti specifici». Magari però trovano delle sponde, delle simpatie. «Non ho elementi per dirlo. Quello che posso dire è che si tratta di fenomeni che vanno seguiti con estrema attenzione. Perché se si assommano con gli attuali problemi di violenza che sono gravissimi, dai sassi gettati dai cavalcavia al razzismo, alla xenofobia, se a questi si aggiungono anche oscure re¬ miniscenze del passato, possono determinarsi corto circuiti ancora più gravi». Forse il processo a Priebke ha ri" - -gliato odi sopiti: era proprio necessario? «Secondo me era necessario. Non perché si voglia infierire su un povero vecchio, ma perché bisogna rendere testimonianza, finché si è in tempo. Fenomeni come questa profanazione del cimitero dimostrano, infatti che il ventre della violenza, di quella violenza, è ancora fecondo. E che se c'è ancora la possibilità di richiamare i giovani alla consapevolezza di quel che è potuto succedere, bisogna farlo. Poi il destino dell'uomo Priebke è irrilevante: non mi sono mai stancata di dirlo». Un valore eminentemente simbolico? «Noi abbiamo voluto dare un segnale e purtroppo questi fatti ci dimostrano che la nostra preoccupa¬ zione non è ingiustificata. E poi non siamo solo noi. Le Fosse Ardeatine sono una tragedia italiana. Qui si è profanato un cimitero ebraico, ma l'oltraggio non colpisce solo quei poveri morti e la comunità ebraica. Dimostra che il nocciolo del fascismo è ancora fecondo». Dunque? «Dunque bisogna sforzarsi di raggiungere i giovani nel momento della loro formazione e spiegare. Dire che indignazione e preoccupazione vanno al di là della comunità e riguardano l'intero Paese». In un certo senso lei sostiene che è quasi un bene tenere vivo l'odio, insieme alla memoria, anziché annegare il passato nell'oblio tollerante? «Si tratta solo di conoscenza della storia. L'odio e la vendetta non c'entrano affatto». Maria Grazia Bruzzone Tullia Zevi presiede le comunità ebraiche

Persone citate: Priebke, Tullia Zevi, Zevi

Luoghi citati: Roma