Di Pietro la Finanza mi minaccia

«Fino a quando bisogna sopportare tutto questo?» L'ex pm: «Prevaricata anche una teste, una ragazza di 23 anni». Vìsco: indagherò Di Pietro: la Finanza mi minaccia «Fino a quando bisogna sopportare tutto questo?» MILANO. Nemmeno l'ordinanza favorevole dei giudici di Brescia sembra restituire serenità ad Antonio Di Pietro. «Chissà di cos'altro mi accuseranno. Non è finita, non ancora», aveva confidato l'altra sera l'ex pm ad alcuni amici, appena saputo della decisione del tribunale della libertà di restituirgli le carte sequestrate. E ieri, prima di lasciare Cumo per partire alla volta di Bormio, ha messo nero su bianco queste sue inquietudini scrìvendo al ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, una lettera nella quale dice di sentirsi minacciato dall'atteggiamento e dalle indagini dei Gico e denuncia soprusi durante le perquisizioni nei confronti di una testimone, una ragazza alla quale i finanzieri avrebbero portato via anche la tesi di laurea contenuta in alcuni floppy disk. Sono in tutto 17 righe firmate di pugno da Antonio Di Pietro: «Egregio signor ministro, non ho nemmeno avuto il tempo di leggere a fondo l'ordinanza del tribunale della libertà di Brescia che già il comandante dello Scico, generale lannelli, ha rilanciato pubblicamente i suoi messaggi oscuri e minacciosi contro di me. Mi chiedo e le chiedo: è permesso ad un alto ufficiale della Gdf tenere in così poccconto un provvedimento giudiziario, ma - soprattutto - può egli usare impunemente sibili toni contro una persona nei cui confronti egli stesso sta svolgendo indagini?». I «messaggi oscuri e minacciosi» cui Di Pietro si riferisce sono le affermazioni fatte dal generale lannelli in televisione due sere fa il quale, a fronte della decisione dei giudici di Brescia, ha dichiarato che questa riguardava solo «le motivazioni degli ordini di perquisizione» e che «nel rapporto dei Gico consegnato al tribunale ci sono numerosi omissis, nei quali si trovano elementi che potrebbero far riconsiderare l'intera vicenda». Insomma, la promessa che il tormentone giudiziario di Di Pietro non si sarebbe certo concluso con l'ordinanza del tribunale della libertà, la quale, contrariamente a quanto affermato dal generale, entra, eccome, anche nel merito dell'intera inchiesta. Ieri il generale, dopo aver appreso il contenuto della lettera. ha replicato: «La mia è stata una serena valutazione. Quanto poi alle oscure minacce che sarebbero state denunciate da Di Pietro, sottolineo che sono 37 anni che ho l'onore di servire lo Stato e in tutto questo tempo non ho mai prevaricato nei miei doveri di uomo, cittadino e ufficiale». E più deciso, prosegue: «E non accetto da nessuno minacce, intimidazioni perché farò il mio dovere fino in fondo». Una risposta dura che provoca in serata un richiamo del ministro Visco ai «doveri di riservatezza» per placare la polemica nascente: «Ho già sollecitato - fa sapere il ministro - il comandante generale della Gdf ad intervenire nella maniera più appropriata e a riferire tempestivamente, in ottemperanza ai doveri di riservatezza a cui lo stesso ministro ha, più volte e con fermezza, richiamato tutti gli appartenenti al corpo». Ma Di Pietro, nella sua lettera, aggiunge dell'altro: «A proposito - scrive al ministro - è stato informato di alcune denunciate prevaricazioni a cui una teste sarebbe stata sottoposta da ufficiale del Gico, tanto da suscitare le proteste scritte dei genitori? Fino a quando bisogna sopportare? Buon anno nuovo». Il riferimento di Di Pietro questa volta sarebbe ad una ragazza di 23 anni, tra le fondatrici della Promosud di Lucibello, alla quale i finanzieri del Gico, durante le perquisizioni del 6 dicembre, portarono via i dischetti del suo computer nei quali era contenuta una tesi di laurea che la giovane avrebbe dovuto discutere il 19 dicembre, compromettendo così l'esito dell'esame. Questione poi risolta con la restituzione del materiale in seguito all'intervento scritto dei genitori della laureanda che ha potuto svolgere così l'esame. Ma le denunce e le proteste, sui metodi usati dai Giro nelle perquisizioni, sarebbero più di ima e non solo alla procura di Brescia: anche, forse, da parte della segretaria dello stesso Di Pietro all'università di Castellanza, Simona Stoppa, che si vide sequestrare il regalo di Natale preparato per l'avvocato Dinoia. Il quale, ieri, dal canto suo, non ha voluto confermare alcuna indiscrezione. «Esiste anche un diritto alla riservatezza delle persone, forse ve lo siete dimenticati». Paolo Colonnello L'APPELLO A VISCO Egregio signor Ministro non ho nemmeno avuto il tempo di leggere a fondo l'ordinanza del tribunale della Libertà di Brescia che già il comandante dello Scico, gen. lannelli ha rilanciato pubblicamente i suoi messaggi oscuri e minacciosi contro di me. Mi chiedo e le chiedo: è permesso ad un alto ufficiale della Guardia di Finanza tenere in così poco conto un provvedimento giudiziario, ma - soprattutto - può egli usare impunemente simili toni contro una persona nei cui confronti egli stesso sta svolgendo indagini? A proposito: è stato informato di alcune denunciate prevaricazioni a cui una teste sarebbe stata sottoposta da ufficiale del Gico, tanto da suscitare le proteste scritte dei genitori? Fino a quando bisogna sopportare? Buon anno nuovo Antonio Di Pietro Il comandante dello Scico Antonio Mario lannelli L'ex ministro Antonio Di Pietro da ieri è in un hotel di Bormio

Luoghi citati: Bormio, Brescia, Castellanza, Milano