Kabul ringrazia l'eroe italiano di Luigi Grassia

Ex avvocato, ora fisioterapista, dirige 4 centri per il recupero degli invalidi Ex avvocato, ora fisioterapista, dirige 4 centri per il recupero degli invalidi Kabul ringrazia l'eroe italiano Ha fatto tornare a camminare 20 mila persone PERSONAGGIO DA TORINO ALL'AFGHANISTAN E' I Sff un eroe Finora quasi sconoscniui in Italia (anche perché molto schivo) ma a Kabul, in quel che resta della capitale afghana su cui sono passate come rulli compressori due o tre guerre successive in 17 anni, il suo nome suscita un sorriso di simpatia e gratitudine sui volti della gente comune, quella che ha aiutato o che sa della sua opera instancabile a favore delle vittime delle mitragliatrici o delle mine. E' un ex avvocato torinese, che sette anni fa ha abbandonato fra lo stupore dei conoscenti una solida carriera per riciclarsi come fisioterapista e ripartire da zero lavorando per la Croce Rossa in Afghanistan: nei quattro centri che dirige, 20 miJa persone hanno trovato sollievo alle loro ferite o alle amputazioni e hanno potuto tornare a camminare, sia pure con delle protesi. Si chiama Alberto Cairo, ha 44 anni: a portarlo agli onori del mondo è un lungo ritratto pubblicato ieri dal New York Times e ripreso in apertura di prima pagina dali'Intemational Herald Tribune. Non è facile essere popolari se si è stranieri a Kabul. L'indole della gente è xenofoba e naturalmente sospettosa di chi viene da fuori e dei suoi motivi, anche quando fa del bene. L'ostilità nei confronti degli occidentali è rafforzata dall'affermarsi nella capitale di gruppi islamici via via più estremisti, fino agli attuali, ultra-integralisti «taJeban». Per le strade si può udir parlare con rispetto di Ronald Reagan, che armò e finanziò i resistenti all'invasione sovietica, e di qualche cooperante intemazionale di quelli che si prodigano nel soccorrere le vittime della guerra; ma è solo al nome di «Alberto», come lutti lo chiamano semplicemente, che i volti si schiudono al sorriso. Alto, magro, con una barba rada da asceta e l'andatura elegante di chi ha un passato di giocatore di tennis, Cairo ha lasciato l'Italia per approdare negli ospedali di guerra allestiti dalla Croce Rossa in Afghanistan; oggi dirigo 4 centri ortopedici a Kabul, Herat, Jalalabad e Mazar-i-Sharif dove aiuta a riprendere a camminare alcune di quelle 300 mila persone che qui hanno perso gli arti in combattimento o a causa delle mine nelle varie guerre (prima contro i sovietici, poi fra le fazioni islamiche). «Alberto» è popolare anche per il tocco di umanità che percepiscono le persone che aiuta: per esempio quel grande specchio che c'è alla fine del corridoio dove tornano a camminare (e a vedersi camminare) soldati, donne e bambini dopo aver ricevuto gli arti artificiali. Il fisioterapista-eroe ha rilasciato ieri un'amara considerazione sul suo Paese ai microfoni di Radio popolare: «Ogni giorno una ventina di persone saltano sulle mine in Afghanistan - ha detto - e molte di queste mine sono di produzione italiana». Cairo lamenta anche le restrizioni imposte dai taleban che rendono più difficile la cura delle donne: «Prima avevamo ogni mese una media di 25 donne amputate che si rivolgevano da noi. Oggi ne arrivano al massimo 5 o 6. Le altre restano chiuse in casa e non possono ricevere una protesi». Ad «Alberto» è difficile spiegare aiili estranei perché abbia lasciato il benessere e l'Italia per dedicarsi agli afghani. Prova a farlo con le parole più semplici: «Per me è abbastanza sapere di fare qualcosa di buono per la gente che soffre. Con la gente che soffre». Tornare in Italia? Per ora, non riesce a immaginarlo. Crede di aver scoperto il segreto del carattere di questa difficile e (all'apparenza) scontrosa gente di montagna: «Gli afghani sono caldi come i popoli latini, ma al tempo stesso hanno anche una capacità naturale di mantenere le distanze». E fa un esempio: «Se ti chiedono qualcosa che per loro è importantissimo, e tu gli rispondi che non glielo puoi dare, non ti chiedono mai perché». Luigi Grassia Un'immagine pubblicata dal New York Times del fisioterapista torinese Alberto Cairo impegnato nel suo lavoro a Kabul: qui aiuta un anziano rimasto privo delle gambe ad aggiustarsi gli arti artificiali

Persone citate: Alberto Cairo, Ronald Reagan