Lima anche il G-7 per la linea dura

Fujimori dichiara lo stato d'emergenza e pensa al blitz ma continua a trattare coi sequestratori Fujimori dichiara lo stato d'emergenza e pensa al blitz ma continua a trattare coi sequestratori Lima, anche il G-7 per la linea dura //Perù chiede all'Italia e a altri quattro Paesi stranieri di arrestare i militanti Tupac Amaru sul proprio territorio LIMA DAL NOSTRO INVIATO «Carlos Bianco», ha chiamato il presidente del Parlamento peruviano che faceva l'appello in apertura di seduta. «Carlos Bianco...». L'intera assemblea ha guardato per un attimo il seggio vuoto del deputato Bianco, poi ha risposto a una sola voce: presente. «Luis Chinchin» Presente. «Gilberto Svina». Presente. 1 seggi vuoti, ieri mattina, nell'aula del vecchio palazzo barocco erano cinque, essendone i titolari trattenuti altrove, a un paio di chilometri di distanza, dentro la villa dell'ambasciatore giapponese. E per cinque volte, a ogni nome il Parlamento ha risposto in coro. «Presente». La vita ricomincia, in Perù; ricomincia lenta, impacciata, con una ferita dentro che ancora sanguina. Ma si riparte ugualmente. Però si riparte che nulla ò come prima: ieri il governo ha decretato 10 stato di emergenza per il dipartimento di Lima. Una parte della Costituzione resta ora sospesa, e i militari avranno poteri d'intervento extralegale. Il presidente Fujimori, che non è poi quello che si può chiamare un politico rispettoso dei doveri di una democrazia, mostra dunque di voler scegliere il pugno di ferro, li chiede a cinque Paesi, tra cui l'Italia, di arrestare i militanti del Tupac Amaru residenti sul loro territorio. Il Perù è tuttavia un Paese dove, per gran parte del territorio, e cioè nelle regioni inquinate dal terrorismo e dal narcotraffico, lo stato d'emergenza viene decretato, e rinnovato, da almeno 15 anni; perciò la scelta di rimettere Lima dentro questa riduzione delle garanzie giuridiche non cambia totalmente 11 quadro politico del Paese. Ma certamente lancia un segnale di forte valore politico, e lo lancia verso due direzioni; da una parte, verso il potere militare, che qui è sempre inquieto e che vede di malanimo la beffa di dover avere 25 tra generali e generaloni in ostaggio dei guerriglieri; dall'altra, il segnale d'indurimento va verso gli stessi guerriglieri, che finora hanno avuto m mano l'iniziativa e stanno conducendo l'operazione con un successo che nessun potere istituzionale può subire senza reagire. A rafforzare ora la scelta di Fujimori, in una strategia che appare ampiamente concordata, ecco che il gruppo dei potenti della Terra fa sapere che sul sequestro di Lima, e su tutti i casi simili, il G-7 impone la linea dell'irrigidimento: «Di fronte; a un'azione terroristica, non dev'essere fatta alcuna concessione». In questi giorni che hanno sfiorato sempre la tragedia, qui e nel mondo si è molto discusso su come liberare gli ostaggi senza mostrare di cedere alla forza della violenza. E' la storia di tutti i sequestri (rii cordiamoci del caso Moro e delle ! Br, in Italia), ed ò l'intoppo nel quale sempre inciampa uno Stato che 1 debba trovare il difficile punto di 1 equilibrio tra legalità e rispetto | della vita. Il richiamo del G-7 non aggiungerebbe nulla, dal punto di vista formale, a quanto già si sa e si è detto; ma in politica le circostan- ze hanno un valore determinante, e quest'annuncio esprime, allora, più che un'esortazione a Fujimori perché resista alle pressioni dell'Mrta, una solidarietà verso una sua possibile durezza negoziale. Ma negoziato resta. 1 guerriglieri dell'Mrta hanno ormai manifestato senza ambiguità che non limino alcuna intenzione di usare la violenza delle armi contro i 103 ostaggi che ancora tengono chiusi nella villa del signor Aiko. A meno che non debbano difendersi da un assalto. Ma l'assalto innescherebbe rischi tropo alti per la sicurezza dei vip che sono rinchiusi da 12 giorni, e allora il negoziato è diventato una strada obbligata anche per il presidente Fujimori. Il primo round si è dunque chiuso con un'ampia vittoria ai punti per i guerriglieri (ed è sintomatico che, partiti come «terroristi» in tutti i messaggi dei media internazionali, ora i 22 dell'Mrta vengano invece chiamati «guerriglieri», che è una definizione assai meno negativa). Si è passati ormai al secondo round, che sarà però un round combattuto in segreto. Con tutti i rischi d'intorbidamento che i poteri clandestini hanno in queste terre. Il potere peruviano, formalmente nelle mani di Fujimori, in realtà ha dato il controllo dello Stato a una ciurma assai male assortita, dove prosperano la corruzione, i legami tra militari e narcotraffico, e torbidi interessi internaziona- li. Questa banda poco rassicurante si serve poi a man bassa di quella che qui chiamano «la Fàbrica», il Servizio d'Intelligence (Sin), insomma i locali servizi di spionaggio, che sono un gruppo al confronto del quale l'inquietante ruolino dei servizi segreti di casa nostra pare la fedina penale di un angioletto. E il Sin (con buona parte del potere militare) non pare molto interessato a una soluzione pacifica della sfida con l'Mrta. E' allora per questo che, quando qui si parla di .•secondo round, molti incrociano le dita, e guardano ir. cielo a cercare augusti protetta.. Sono le vecchie storie dell' America Latina. Mimmo Candito I guerriglieri dell'Mrta fanno capire che non useranno le armi contro i 103 ostaggi se non per reazione a un raid il mvmmm m america latina d rns.uneziotìc- pi Nola nel 1996 Fondato nel 1994,; 2500 uomini 'IVQltlZiO-V.l. . 500 uomini FALPMG atnioló Nolo nel 1996 Anii-impéictó >LROJ0{Sdsm /imenfeikioiila SENDERO ROJO . $•?'•.': ':o LymmO'O! Fóndalo .nel 1970 (pTÌnia azione armala nel 1980; 1000- uomini •:' '.• •-. (in-pri.g/òtìè) .Movimentò mao^q MRTA Tupac Amaruj Creatp.nel 1983 1.500 uominLldoder Vicfor Potoy. (irr prigione) (vcvims^^cavirislcs ----iricjta- FARC • fiyd!ùV'O'>'l0f eej-):?;!; c-r.t Fondai? nel 1966 7000 combattenti {50 frettiti) leader AtotóM^ olias Tirodjo Gruppo mjwsta-' lènifli.sb {còti lor tumpiitaziofli, rie! tiò(licò..dejb cifoycj). ''. : v r :-- L ihio^sé.Mu... tifa ARGENTINA EGTK Armata di 1 guerriglia Tupac Kalori. Gruppo mooisìa. , Reporter e soldati davanti all'ambasciata (foto mutwi

Persone citate: Aiko, Fujimori, Luis Chinchin, Mimmo Candito, Nolo