Quando il sesso diventa politica

F 'ujnrnA^^^MiRìcA Quando il sesso diventa politica A notizia uscì fi"* le 'brevi un anno fa: alcuni genetisti dichiararono di aver individuato il gene della natura gay maschile nel cromosoma sessuale «X» di provenienza materna. Una scoperta che, se confermata, avrebbe aperto discussioni enormi sia dentro che fuori la comunità gay, riproponendo sotto una nuova forma la vecchia questione del libero arbitrio: la natura gay è una scelta o una specifica catena di proteine? Oggi la notizia sembra confermata: gay si nasce e non si diventa. E' uscito sull'argomento un eccellente articolo di Chandler Burr sul «Weekly Standard» (settimanale della destra liberale americana diretto da William Kristol) intitolato: «Perché i conservatori farebbero bene ad accogliere con gioia la teoria genetica della natura gay». Burr è autore di un famoso saggio sull'argomento: «Creazione separata: le origini biologiche delle inclinazioni sessuali». Omosessuale e conservatore lui stesso, Burr sostiene che farebbe a meno della propria tendenza, come molti altri gay consapevoli del fatto che la loro inclinazione altro non sarebbe che il frutto di una stravaganza naturale, come quella che rende mancina una percentuale della popolazione. La tesi di Burr è questa: i conservatori dovrebbero smetterla di considerare la natura omosessuale come il frutto di una libera scelta (la scelta del «vizio») o, peggio, di una malattia vergognosa da curare e occultare. Dice Burr: omosessualità ed aborto sono stati finora tipici cavalli di battaglia della sinistra liberal. In particolare, gli omosessuali (maschi) sono per tradizione una riserva elettorale e culturale della sinistra. Tuttavia fra poco aborto e omosessualità staranno fra loro nel rapporto in cui si trovarono nazisti ed ebrei. L'uno diventerà strumento della negazione e della distruzione dell'altro. Perché? Perché fra poco tempo l'omosessualità verrà indiI viduata nel corso della graI vidanza attraverso l'ani- niocentesi. Un medico dirà: «Signora, suo tìglio è maschio. O meglio è gay: che cosa intende fare?». A quel punto, sostiene Burr, prevarrà la tendenza ad abortire il figlio portatore di problemi indesiderati: «Okay, let's fix it, let's eliminate it», ripariamolo eliminandolo. E dunque, nel giro di pochi decenni la variante gay della specie umana potrebbe essere spazzata via attraverso lo strumento dell'aborto. Di qui una novità paradossale: aborto e natura gay, due punte di lancia della sinistra «liberal», si troveranno in conflitto ideologico. La sinistra dovrà prima o poi scegliere fra l'una e l'altra bandiera: aborto libero e difesa della natura gay. Di qui, dice il conservatore gay Chandler Burr, un'occasione d'oro per la destra per smettere di criminalizzare la natura gay e dare battaglia ai liberala speculando sulla nuova contraddizione che li costringerà a spaccarsi. Questo l'aspetto politico della faccenda. Quanto a 3uello clinico, Burr ha fiucia nella chirurgia genetica. Fra poco, annuncia, il computer ci indicherà gli errori dei nostri cromosomi e le case farmaceutiche produrranno catene di proteine da affidare a virus postali, incaricati di recapitare le loro correzioni al genoma. Benché la soluzione sia meno cruenta, il risultato sarà lo stesso: la soppressione delle varianti «naturali» fonte di imbarazzo. Basta con i mancini, gli omosessuali e i diabetici. Avremo un mondo eugenetico tendente a una «normalità» omologata e sempre meno trasgressiva. Un mondo, se ha ragione Burr, veramente conservatore. Paolo Guzzanfi