Suicida a Milanello

Suicida a Milanello Suicida a Milanello Messaggio a Berlusconi «Aiuta la mia famiglia» GALLA RATE. Sette pensierini appuntali sui fogli a quadretti di un notes. Sette frasi per chiudere la partila con la vita. Giuseppe R., 27 anni, tifoso milanista, ha deciso di impiccarsi il giorno di Natale, nel bosco alle spalle di Milanello. Ha scelto l'albero più forte e più alto, a pochi passi dal centro sportivo dove si allena la sua squadra del cuore. E il primo dei sette bigliettini lasciati sul cofano dell'auto, fermati da un sasso, lo ha indirizzato proprio ai giocatori rossoneri e a Silvio Berlusconi. «Spero che il Milan c il suo presidente - ha appuntato - facciano qualcosa per la nùa famiglia». Disoccupato, Giuseppe, che abitava a Gallaratc con gli anziani genitori, soffriva della situazione precaria in cui versava la sua fanùglia II fratello, per motivi di lavoro, aveva dovuto trasferirsi fuori città; la sorella e addirittura emigrata all'estero. Quasi uno choc, per lui, cuoco, che al momento non era riuscito a trovare un nuovo lavoro nei numerosi locali del Varesotto, pieni di prenotazioni per le feste. E a Giuseppe questo Natale povero, perse, e in solitudine per la sua famiglia, non e andato giù. Dopo l'ennesima lite con il padre, in larda mattinata il ragazzo e uscito di casa. Ha portalo con sé la corda e in macchina, a bordo della sua Peugeot scura, si è diretto nel bosco di Oggiona Santo Stefano, a Sud di Varese, proprio alle spalle del centro sportivo di Milanello. Poi, da solo, deve aver riordinato le idee e dopo l'appello al Milan e a Berlusconi, «aiutate la mia famiglia», ha cominciato a scrivere con la biro nera. Ai suoi: «Vi chiodo scusa per quello che sto facendo. Vorrei una famiglia unita»; alla sorella: «Spero che tu rientri presto a casa»; a tutti: «Vorrei che i miei avessero una casa». Infine lo ultime righe: «La vita è uno schifo», su un altro foglietto: «Sono stanco di lottare». E da ultimo: «Non trovo il coraggio di uccidermi». Poco dopo mezzogiorno, Giuseppe allestisce il suo patibolo. La corda sul ramo più solido, un calcio al mucchictto di sassi usato come scaletta. Lo ha trovato cosi, con un nodo scorsoio stretto intorno al collo, un passante, nei tardo pomeriggio di Natale, quando por lui non c'era più nulla da faro: secondo il medico legale era morto già da cinque ore. I genitori lo spettavano con ansia da ore, la tavola imbandita con il pranzo con tanto di panettone e spumante che i due anziani non hanno voluto toccare per non fare festa senza il figlio. Un carattere schivo quello di Giuseppe, dicono ora i vicini. Incline al pessimismo, ma tutto sommato nonnaie finché ha lavorato come cuoco in pizzerie e ristoranti vicino casa. Era noto soprattutto per la sua grande passione per il calcio. E per il Milan, in particolare, di cui non perdeva neppure una partita. Da quando era rimasto disoccupato, però, era diventato molto più introverso E. con i genitori, erano iniziate le liti. L'ultima, proprio martedì pomeriggio. Argomento, la mancata riunione dell'intera famiglia in occasione delle feste. Da qualche giorno aveva il chiodo fisso di raggiungere all'estero la sorella. Quella mattina, Natale, uscendo di casa aveva lasciato intendere ai suoi quasi una fuga. Neanche una parola, l'espressione ancora seria per la sfuriata del giorno prima. Se n'e andato in tutta fretta, il volto scuro, la macchina a tutta velocità. Ma il suo viaggio, si e saputo dopo, doveva concludersi nel bosco Olga Pisciteli!

Persone citate: Berlusconi, Giuseppe R., Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Varese