Campioni sconfitti in affari di Gian Paolo Ormezzano

IL CASO Campioni sconfitti in affari Così hanno dilapidato grandi fortune IL CASO L'AUTOGOL DELLE STJUi ENRI Desgrange disse, inventando nel 1903 il Tour de France: «Sarà, lotteria, a parte, il modo più veloce offerto ad un povero per diventare ricco». Erano i tempi in cui il grande campione dello sport tirava alla proprietà del Bar Sport del paese, oltre che della casa natale se in affitto: risparmi attenti, investimenti tranquilli in cose conosciute. Da allora sono cresciuti i guadagni, è o dovrebbe essere cresciuta la testa del campione: ma sono aumentati gli agguati. Un'equazione molto semplice, spesso tremenda. Beati i campioni che hanno un filtro umano valido fra loro e il molto denaro: può essere il suocero, figura classica, può essere il manager onesto, figura rara. Si tenga poi conto che adesso molto del denaro arriva in nero, e il campione ha fretta di collocarlo, ha paura di seguire ca- nuli tradizionali: dunque è preda ideale di imboscate. Il suo predecessore era invece preda facile perché spaurito, quasi colpevolizzato dalla troppa repente fortuna. Non parliamo soltanto dell'Italia, o soltanto del calcio. E' comunque di fondale calcistico la grande avventura negativa del più famoso di tutti, Pelé, truffato dopo le prime glorie e i primi guadagni dal Gordo, il Grasso, un muratore di origine portoghese che si era trasformato rapidamente in suo manager. L altro Pclé del secolo, Maradona, è slato regolarmente piallato di denaro da un amico d'infanzia, uno il cui nome andrebbe bene sul cartellone di un ottico: Czysterspiller, o giù di lì, oriundo polacco, tanti capelli sulla testa furba, c una gamba più corta dell'altra. Il grande calciatore truffato e quasi un classico. E' passato attraverso una truffa di genesi slava Cruyff, che pure era assistito da uno suocero vilipeseci: e proprio la necessità di rifar soldi costrinse l'olandese a riprendere a giocare in età avanzata. In Italia si è parlato di una disavventura di Rivera con trucidi mercanti di quadri. A suo tempo fecero rumore i grossi problemi finanziari di Bernasconi, centromediano azzurro e bluccrchiato. Poi ci sono state tante truffe minori, a parto questa ultima con Roberto Baggio fra le vittime. La storia dei raggiri o cose simili comunque è ancora tutta da scrivere, e senz'altro sarebbe affascinante. E forse permetterebbe di capire certe rotture di rapporti che sembravano fraterni: come quello fra Michel Platini e Bernard Gènestar, suo procuratore per molti anni e di colpo uscito dalla sua vita. Il calciatore patisce di più, sia quanto a raggiri sia quanto a rivelazioni di essi, perché guadagna di più, dunque attira di più i gatti e le volpi, e poi perché ha una vetrina più illuminata. Ma ce n'è per tutti. In Italia la grande truffa. Anni Sessanta, di Giuffrè detto «il banchiere di Dio» colpì forte nello sport specie dell'EmiliaRomagna, e fra le vittime si fece anche il nome di Ercole Baldini, gran ciclista di quegli anni. Ultimamente ci sono state truffe a diramazione internazionale, Forget tennista francese è andato in causa contro Fibak tennista polacco e grande raccoglitore di fondi per investimenti strambi (anche Lendl è stato fra le sue vittime). E molti tennisti hanno dato r .ulti soldi a quell'Alan Bond finanziere australiano divenuto famoso nello sport con la barca che portò nella sua Perth la Coppa America e famoso nell'economia per speculazioni sbagliate. Perché non è dette che si tratti sempre di truffa, e si può arrivare persino a ipotizzare la buona fede. Nel tennis Ion Tiriac sembra essere costato molto, con i suoi consigli di investimenti in Romania, a Boris Becker quando era un tedescotto rampante, ricco dei primi successi e dei primi miliardi. Gian Paolo Ormezzano Pelé e Maradona traditi da vecchi amici Cruyff tornò a giocare per colmare le perdite Sopra, da sinistra. Gianni Rivera e Pelé: oltre che da una classe sopraffina, sono stati accomunati anche da sfortunate operazioni finanziane

Luoghi citati: America, Emiliaromagna, Italia, Romania