Fausto e Fidel felice '97 Bertinotti invitato dal lìder màximo di Antonella Rampino

fausto e Rdelf felice '97 fausto e Rdelf felice '97 Bertinotti invitato dal lider maximo IL CASO CAPODANNO A CUBA AROMA H, la solitudine del politico sotto Capodanno. E' festa, bisogna, si deve assolutamente festeggiare. Il capitalismo irrompe, in un gorgo di vini frizzanti, l'ingordigia di benessere per una notte sola, sulla scena recessiva del Paese. E allora ciao, ci vediamo con l'anno nuovo, dopo Cuba. L'Avana e gli avana, le lunghe spiaggie bianche, il poster della Lollo, la fila davanti al negozio Benetton, la barba di Fidel Castro. E in mezzo, Fausto Bertinotti. Capodanno su invito del lfder maximo, cercando di ricordare un'altra barba, quella del Che, e di dimenticare, almeno per un po', il leader Massimo. E' andata cosi. Fidel Castro ha invitato Fausto Bertinotti a Cuba durante la sua visita ufficiale a Roma. I capi di Stato, e specie quelli adusi al solipsismo internazionale, sono sempre molto generosi in quanto a inviti. E nel Palazzo, questo lo sanno tutti. Del resto, anche Roma è così, ciao come stai, ci vediamo presto. E poi, naturalmente, niente. Per esempio: quando Arafat ha invitato Gianfranco Fini ad andare a trovarlo, beh, chissà se si aspettava che quello ci andasse veramente. Per carità, non è certo questo il caso di Bertinotti. Cuba la conosce già benissimo, Fidel Castro pure. Eppure, eppure... Ha lasciato a Roma accesa la miccia del contratto dei metalmeccanici, il 23 sera, e se n'è andato a Varallo Pombia, paesino del Novarese, rìdente in estate, melanconico in inverno, a trovare la madre ottantacinquenne. Poi, sotto Capodanno, via al tropico. Possiamo solo immagina re, essendo la diplomazia di Rifondazione comunista più abbottonata del cancelliere dello Scacchiere, che effetto farà questa visita a Cuba al protagonista del patto di desistenza con l'Ulivo, nonché attuale titolare della golden share del governo. Un viaggio che, a suo tempo, cambiò la vita della Lollobrìgida, che atterrò come attrice, e riprese il volo come fotografa quasi - di regime. Per esempio, Fidel Castro Eotrebbe acuire il già sensiilissimo tatto politico di Fausto il Rosso. Seduto su una chaise-longue coloniale, Bertinotti potrebbe raccontare dei suoi rapporti con Prodi, delle conquiste dei lavoratori che Rifondazione difende, della sinistra che se non ci fosse lui non sarebbe più tanto sinistra, e dei sondaggi che lo danno al 10 per cento alle prossime elezioni. E Castro potrebbe rievocare del suo casalingo apprendistato politico. «Sai Fausto, mio papà era un proprietario terriero. Eppure, sono le dure leggi della rivoluzione, arrivato al governo dovetti fare la riforma agraria. Per fortuna, i miei vendettero prima tutti i capi di bestiame. Altrimenti, capisci, li avrei dovuti sequestrare». E si capisce che Fidel abbia invitato Bertinotti, non D'Alema. Il segretario del pds, ascoltando questo racconto, e senza bisogno nemmeno di un daiquiri, l'avrebbe accusato, quanto meno, di insider trading. A Bertinotti, al massimo verranno in mente gli atti privati in pubblico ufficio, un banale tradimento del ruolo, immolato sull'altare degli affetti personali. E poi, a Bertinotti potrebbe sembrare, al rovescio di quello che scrisse la Pravda nel Natale di moltissimi anni fa sulla fila davanti a Pollane, il miglior panettiere di Parigi («In Francia scarseggia il pane»), che le code davanti alla boutique cubana di Benetton testimonino della fruttuosa, e peculiare, via al benessere che Cuba va percorrendo. Chissà. Chissà cosa si diranno Fausto il Rosso e Castro, tra gli avana dell'Avana. E chissà quanto arriveranno cambiati, tutti e due, a vedere l'alba del 1997. Antonella Rampino Il viaggio concordato durante la visita a Roma Il segretario di (^fondazione Fausto Bertinotti