«Gli industriali vogliono la guerra»
«E'Natale, trovate un compromesso» Il leader della Quercia attacca Confindustria e Federmeccanica: «Hanno obiettivi politici» «Gli industriali vogliono la guerra» D'Menta: Fossa sta cercando la rivincita sul governo ROMA. «Molto grave», cosi Massimo D'Alema definisce il «no» della Federmeccanica alla proposta del ministro del Lavoro Tiziano Treu sul rinnovo dei contratti dei metalmeccanici. Usa parole dure, il segretario del pds. E dice: «1 lavoratori hanno accettato aumenti inferiori al tasso di inflazione reale. E la risposta della Federmeccanica alla mediazione del governo è una scelta di scontro sociale. Tradisce un'intenzione politica, come è emerso anche dalle dichiarazioni del presidente della Confindustria che ha detto che il governo verrà spazzato via». Dunque il leader del partito della Quercia amplia la polemica coinvolgendo direttamente i ver¬ tici della Confindustria: «Fossa - sottolinea D'Alema - forse pensa di rendere più diffìcile la vita al governo. E questo è particolarmente grave. Lo trovo sbagliato anche perché l'impresa dovrebbe essere politicamente neutra e invece il sospetto che ci sia una volontà di rivincita politica che inquina la vertenza dei metalmeccanici è grande». Parla così, il segretario della Quercia, non risparmiando accuse alla Federmeccanica e alla Confindustria. Ma è eviden- te che D'Alema deve trovarsi un po' a disagio in questi panni. Il numero uno di Botteghe Oscure ha fatto tanto per avviare il suo partito su un binario riformista, per realizzare una politica che riesca ad attrarre moderati e ceti medi, per condurre in porto un'offensiva della simpatia nei confronti degli imprenditori. E adesso questo scontro rischia di vanificare parte del lavoro fin qui svolto. D'altro canto era evidente che il primo governo del centrosinistra, il primo esecutivo che si appoggia su due partiti come pds e Rifondazione, non poteva permettersi di affrontare uno sciopero dei metalmeccanici rivolto contro l'esecutivo. Per questo motivo il gabinetto Prodi ha dovuto fare una scelta di campo. Ma c'è un di più, in questa vicenda, che dà una valenza politica più marcata al comportamento del governo. E quel di più si chiama Fausto Bertinotti. E' stato infatti il leader di Rifondazione comunista a chiedere a Treu di intervenire, di non limitarsi ad una semplice opera di mediazione, di fare piuttosto una proposta. E anche questo aspetto, tutt'altro che secondario, non deve riuscire gradito a D'Alema, ancora una volta alle prese con Bertinotti, con le sue richieste, con i suoi «altolà». A D'Alema tutto ciò deve riuscire tanto meno gradito dal momento che l'atteggiamento di Rifondazione spinge parte del pds ad una sorta di rincorsa a sinistra. Prova ne è la dichiarazione di Alfieri) Grandi ex sindacalista, ora membro dell'esecutivo della Quercia. L'esponente Eidiessino, infatti, si spinge en più in là del suo segretario, chiedendo al governo di «tenere ferma la sua posizione, rinviando le politiche industriali a dopo la firma del contratto». E se questa firma non vi sarà, ammonisce Grandi «occorrerà valutare tutte le misure, anche le più severe, per garantire ai lavoratori il loro sacrosanto diritto al rispetto dei patti». E così, mentre Rifondazione, con il responsabile «Lavoro» Franco Giordano attacca la Confindustria irresponsabile, gli avversari di Prodi girano il coltello nella piaga, accusando il governo di essere succube di Bertinotti. Pronuncia esattamente queste parole il capogruppo di Forza Italia alla Camera Beppe Pisanu. E aggiunge: «La mediazione unilaterale di Treu conferma in maniera inequivocabile che il timone della politica economica di questo governo è nelle mani di Bertinotti. La vera e allarmante anomalia italiana è quella di una minoranza comunista che riesce a tenere sotto schiaffo l'esecutivo e i sedicenti ftaniti normali del'Ulivo». Marco Pennella preferisce invece puntare su un altro bersaglio: il sindacato. Il leader radicale invoca una «Thatcher per il nostro Paese» in modo che, sottolinea Pennella «si metta fine ad una delle peggiori iatture della Ìiartitocrazia: o strapotere burocratico del sindacato». [m. t. m.l presidente della Confindustria che ha detto che il governo verrà spazzato via». Dunque il leader del partito della Quercia amplia la polemica coinvolgendo direttamente i ver¬ p pte che D'Alema deve un po' a disagio in queni. Il numero uno di BOscure ha fatto tantoviare il suo partito su rio riformista, per reuna politica che riesctrarre moderati e ceper conporto usiva depatia nfronti dprenditadesso scontrod o. ema, ancora una se con Bertinotti, hieste, con i suoi tutto ciò deve o meno gradito che l'atteggiandazione spinge ad una sorta di istra. Prova ne è ne di di ex ora 'eseQuerente cutivo e i sedicenti ftaniti normali del'Ulivo». Marco Pennella preferisce invece puntare su un altro bersaglio: il sindacato. Il leader radicale invoca una «Thatcher per il nostro Paese» in modo che, sottolinea Pennella «si metta fine ad una delle peggiori iatture della Ìiartitocrazia: o strapotere burocratico del sindacato». [m. t. m.l Il ministro del Lavoro Tiziano Treu Sergio D'Antoni leader della Cisl
Luoghi citati: Roma
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