Natale più povero per salvare i risparmi di Alfredo Recanatesi

Natale più povero per salvare i risparmi Natale più povero per salvare i risparmi stato detto che la contrazione del risparmio - o, meglio, della propensione al risparmio, intendendo per tale là quota di reddito che non viene consumata è la conseguenza della contrazione o della stagnazione dei redditi. Siccome questa contrazione o stagnazione per una gran parte della popolazione è reale ed effettiva, come conferma anche la parsimonia che sembra caratterizzare questo Kriodo natalizio, va da sè che ccedenza che rimane una volta soddisfatte le esigenze del livello di vita al quale si è abituati si vada contraendo e spesso comporti anche qualche riduzione del tenore di benessere che nel passato ci si poteva permettere. Ma questo non spiega tutto, anzi, accomunando cosi direttamente reddito, tenore di vita e risparmio si rischia di confondere fenomeni diversi e trascurare aspetti positivi che pure non mancano. Ragionando per grandi aggregati, cominciamo col dire che, se è vero che gli italiani risparmiano meno, ciò non significa necessariamente che l'Italia nel suo complesso risparmi meno. Con enfasi retorica talvolta eccessiva, in passato è stato detto e ripetuto che gli italiani sono, nel mondo, formidabili risparmiatori. Questa elevata propensione al risparmio è frutto del carattere proprio della nostra gente, qual è stato forgiato dalla sua stessa travagliata storia, ma anche della politica seguita negli Anni 70 ed 80. Soprattutto nel primo di quei due decenni furono avviate riforme sociali assai costose per le finanze pubbliche. Trattandosi di costi correnti, la saggezza amministrativa avrebbe postulato die fossero coperti con imposizione fiscale aggiuntiva, tanto più in quanto allora la pressione fiscale in Italia - come ben più spesso andrebbe ricordato a chi oggi si lamenta - era sensibilmente inferiore alla media europea. Al contrario, evidenti ragioni di conservazione del consenso politico indussero a coprire quei costi con l'indebitamento. Cosi cominciò a formarsi il gigantesco bubbone del debito pubblico: si emettevano titoli per finanziare spesa corrente; dunque lo Stato raccoglieva risparmio per distruggerlo. Negli Anni 80, poi, il fenomeno si è moltiplicato perché allo stesso modo venne finanziata una spesa per interessi conseguentemente crescente. Malgrado questa enorme distruzione di risparmio, l'Italia tuttavia progredì e si sviluppò anche in quegli anni. Questo si Siega col fatto che il risparmio e quella politica andava distruggendo era creato da quella stessa politica attraverso il disavanzo. In buona sostanza, l'eccesso di spesa creava nel sistema un eccesso di potere d'acquisto (quindi la capacità di risparmio) che veniva drenato (talvolta un po' a forza, come dimostra la lievitazione dei tassi di interesse) attraverso l'emissione di titoli. Cosi il cerchio si chiudeva lasciando dietro di sé, tra gli altri effetti finanziari (debito pubblico, ricchezza finanziaria delle famiglie, flussi di interessi), una sensazione di ricchezza e una dilatazione della propensione al risparmio attribuita alle famiglie italiane. Ora, col procedere del risanamento delle finanze pubbliche, ed in particolare con il consistente avanzo primario che il bilancio statale già ha raggiunto, l'anomalia si va riducendo: rispetto a quegli anni disastrosi, lo Stato frena le spese ed ha elevato la pressione tributaria a livelli prossimi alle medie europee; cosi riduce certamente la capacità di risparmio delle famiglie, ma per parte sua non ne distrugge più, bensì ne crea (anche se quello che crea è più che assorbito dalla spesa per interessi); la bolla finanziaria così si ridimensiona, ma, al di là della sensazione che si ricava osservando soltanto le famiglie, la capacità di risparmio complessiva dell'Italia non solo non si è ridotta, ma sta aumentando. Anche per questo non secondario aspetto, quindi, l'Italia sta diventando un Paese normale. Il problema allora non è che si risparmia meno, ma, semmai, ciò che è avvenuto e sta avvenendo nella distribuzione del reddito reale. Il ridimensionamento della bolla finanziaria nei rapporti tra Stato e famiglie, infatti, riguarda scritturazioni di debiti e crediti sempre più slegate dai flussi di beni e di servizi; per cui, di per sé, non comporta necessariamente una riduzione del tenore di vita medio. Il problema è che, all'interno di questa media, è avvenuta una redistribuzione del reddito reale che ha determinato una redistribuzione tra le famiglie della propensione al risparmio. Per gran parte della popolazione le condizioni di vita si sono ridotte; ma per una parte minore sono migliorate; il reddito delle famiglie complessivamente non si e ridotto, ciò nondimeno la riduzione della bolla finanziaria ha creato nei più una sensazione di minore ricchezza che deprime l'attività economica produttiva. Ma questo è un altro discorso che non riguarda la normalizzazione finanziaria in sé e la riduzione del risparmio finanziario, quanto i modi e gli strumenti con i quali sono state realizzate e continuano ad essere perseguite. Alfredo Recanatesi

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