Grazia di Natale al padre assassino

Scaifaro gli ha concesso il perdono parziale: finirà di scontare la pena a casa Scaifaro gli ha concesso il perdono parziale: finirà di scontare la pena a casa Grazia di Natale al padre assassino Verona, uccise per disperazione ilfiglio drogato VERONA. Un regalo di Natale firmato dal Quirinale. Quattro anni fa uccise a fucilate, per disperazione, il figlio drogato. Ieri il presidente Scaifaro ha concesso a Ilio Triscornia, il padre assassino per amore, una grazia parziale che ha permesso all'uomo di uscire dal carcere di Padova. La decisione del tribunale di sorveglianza sulla grazia di Scaifaro è giunta prevista ma inattesa nei tempi. E' stato fatto in modo da poter permettere a Triscornia di poter trascorrere il Natale in famiglia. L'uomo era atteso a casa dalla moglie Irma mentre la figlia Daniela è andata in auto all'ingresso del carcere di Padova. Ilio Triscornia infatti era uscito quasi a sorpresa e da un posto pubblico aveva telefonato ai familiari «Sono libero, sono in mezzo alla strada». E' così tornato e ha potuto riabbracciare la moglie commossa che ha soltanto saputo dirgli «bentornato e buon Natale». La lunga battaglia legale condotta dall'avvocato Guarienti è stata vinta. Ma l'hanno vinta soprattutto gli oltre undicimila veronesi che avevano scritto al presidente della Repubblica Scaifaro per sollecitare un atto di clemenza nei confronti di un uomo che il 29 marzo di 4 anni fa uccise per disperazione il figlio Ermanno. Una ricostruzione sulla quale concordò anche la giuria del tribunale chiamata a pronunciarsi sul futuro del padre assassino: «Un delitto si legge nella motivazione della sentenza di condanna di primo grado a 9 anni - commesso non per egoismo o per quieto vivere, ma per paura, per ansia, per angoscia e per disperazione». Triscornia aveva ucciso Ermanno dopo un decennio di liti continue dovute ad un unico problema: l'eroina ed i soldi necessari per comprarla. All'ultima richiesta il padre non aveva esitato a imbracciare il fucile da caccia e a sparare due colpi dal balcone per scendere poi in strada e finire il figlio. Un gesto che in primo grado gli era costato una condanna a nove anni, da scontare però agli arresti domiciliari, con il riconoscimento all'uomo dell'attenuante della provocazione. I giudici d'Appello, nel maggio del '93, gli avevano ridotto ulteriormente la condanna: da nove a otto, ma senza il beneficio degli arresti in casa. Un verdetto che costrinse l'uomo a tornare in prigione il 19 novembre dello stesso anno. Ma il suo difensore non aveva mai smesso di credere nella possibilità della grazia com'era stato richiesto anche dai veronesi con le lettere inviate al Presidente della Repubblica. In carcere il Triscornia ha scritto poesie e ha pregato per il figlio. Ha trovato pienamente la sua fede. Ora la grazia di Scaifaro gli ha ridotto la pena permettendogli di scontare a casa gli ultimi tre anni di pena che gli rimangono. L'istituto Stimatini di Verona, una scuola di preti, gli ha assicurato il posto di centralinista dove Triscornia trascorrerà l'ultimo periodo in attività di servizio sociale. «Il merito del ritorno a casa di Ilio sostiene Guarienti - non è mio. In parte è del Presidente della Repubblica che ha concesso la grazia ma in parte è dello stesso Ilio, perché in carcere si è comportato benissimo». Infatti i giudici del tribunale di sorveglianza che hanno accolto l'istanza hanno compreso la situazione nella quale il pensionato si è trovato. Nel provvedimento che ha concesso a Triscornia il ritorno in famiglia e a una vita normale c'è scritto infatti: «L'osservazione in carcere ha evidenziato come il soggetto, sorretto da una profonda fede, abbia interpretato la detenzione come una giusta forma di espiazione finalizzata a un riscatto morale». Franco Ruffo In undicimila avevano scrino al Presidente per chiedere clemenza Accanto: Ilio Triscornia, il padre assassino graziato da Scaifaro. In basso: il figlio Ermanno, morto 4 anni fa

Luoghi citati: Padova, Verona