«Altre prove contro l'ex maresciallo»
Asti, a incastrarlo non ci sarebbero solo i riscontri delle telefonate fatte a casa di Lorena Asti, a incastrarlo non ci sarebbero solo i riscontri delle telefonate fatte a casa di Lorena «Ahre prove contro Pex maresciallo» Oggi il killer della ragazza sarà interrogato ASTI. Per ora ha ripetuto fino all'ossessione la solita frase: «State sbagliando persona, non sono stato io a uccidere quella ragazza». Ma oggi, Mario Petrini, 52 anni, l'ex maresciallo dei carabinieri sospettato del delitto di Lorena Veronese, dovrà dare al gip, Alberto Lari e al pm Sebastiano Sorbello, risposte più articolate. L'interrogatorio si svolgerà nel carcere di Quarto, dove Petrini è detenuto da venerdì mattina, quando gli investigatori del «pool» di polizia e carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di via Poliedro. A suo carico pesanti indizi e la formulazione di un'accusa gravissima, «omicidio volontario», che ha portato all'emissione di un ordine di custodia cautelare. Per gli inquirenti il caso è chiuso. A incastrare Petrini ci sarebbero non solo i riscontri delle telefonate a casa di Lorena, ma anche numerosi altri elementi definiti «schiaccianti». Le indagini hanno seguito la pista del «delitto dell'inserzione». Petrini avrebbe risposto ad un annuncio di Lorena, 22 anni, aspirante «collaboratrice domestica di Asti» sul settimanale di annunci «La Luna». Sarebbe lui il misterioso «professore milanese» che aveva chiamato la ragazza, invitandola ad un appuntamento. Verso le 15 di quel «maledetto» 8 ottobre ci fu l'incontro alla fermata Asp di Valbella, sull'Asti-Chivasso. Poi la ragazza sarebbe stata accompagnata in una cascina tra i boschi di San Grato, pochi chilometri fuori Asti, di proprietà di un industriale milanese. LI Petrini faceva da custode-giardiniere. E in quella casa la ragazza sarebbe stata tenuta prigioniera per alcune ore, prima di essere uccisa. Il corpo era poi stato ritrovato due giorni dopo in una radura a qualche chilometro di distanza, a Bricco Roasio. «L'indagine è il frutto di uno straordinario lavoro di équipe - ha sottolineato il procuratore Sorbello (affiancato dal sostituto Barbara Badellino) -. Sono state utilizzate inoltre tecnologie sofisticatissime da parte dei tecnici Telecom, per individuare i punti di partenza delle chiamate». Tecnologie d'avanguardia, ma soprattutto un lavoro certosino di ricostruzione di un caso che, come detto dal procuratore, aveva un «ventaglio iniziale di numerose ipotesi d'indagine». Le verifiche del «pool» (guidato dal capo della Mobile Pier Paolo Panzone e dal capitano Carlo Del Signore, comandante del reparto operativo dei carabinieri) hanno permesso di individuare anche altre ragazze che erano state contattate dal «professore milanese». Una di loro era andata ad un appuntamento nelle vicinanze della casa di San Grato, dove sarebbe stata uccisa Lorena. La giovane, in questo caso, era però accompagnata dal padre e all'incontro non si era presentato nessuno. Anche in quella occasione a telefonare, dicono gli investigatori, sarebbe stato Petrini. Lo provano i «tracciati» di altre chiamate dalla sua casa di via Poliedro e da due cabine telefoniche nella zona. Durante la perquisizione successiva all'arresto, nella casa dei misteri a San Grato, sono state ritrovate anche tre pistole Beretta (e un lucile ad aria compressa) detenute illegalmente dall'ex maresciallo. [f. b.] kltill sub mm '- " < v»v. '•. -, ' - -•
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