Nureyev danza ancora di Se. Tr.

Nureyev danza ancora Nureyev danza ancora PIÙ' si allontana nel tempo il giorno tragico della sua morte per Aids, il 6 gennaio del 1993, più emerge evidente che i ricordi che restano di Rudolf Nureyev sono legati a quell'immenso patrimonio di immagini, video e fotografiche, che lo hanno ripreso nei 32 anni passati in Occidente, da quel 1961 in cui decise per sempre all'aeroporto di Parigi di abbandonare la sua compagnia, il Kirov, e l'Unione Sovietica. E se i video ci raccontano la sua grande arte di danzatore, le fotografie non ci fanno dimenticare una star che non è stata un ballerino e basta, ma un protagonista del mondo dei rotocalchi, una stella che con i suoi scandali, le sue impennate, la sua vita privata, ha trascorso trentanni perennemente alla ribalta. Una intera vita idealmente racchiusa in due scatti che hanno fatto il giro del mondo. Il primo, in bianco e nero, ci presenta un ballerino giovane, con i capelli lisci che cadono sulla fronte, gli occhi spaventati, che ha da pochi giorni deciso di abbandonare l'Unione Sovietica e rilascia a Parigi le sue prime interviste alla stampa occidentale. Il secondo, l'ultimo, a colori, ci presenta il danzatore, sul palcoscenico dell'Opera, ormai malato, inagrissimo in un frac nero sorretto da due ballerini mentre ringrazia al termine della prima di «Bayadera». L'occasione di vedere altre, nuove immagini di Nureyev ci arriva dalla mostra fotografica di Otello Di Giorgio aperta dal 3 al 24 gennaio al «Granello di senape» di corso Turati 25 (ingresso gratuito tutti i giorni dalle 17 alle 19,30, tel. 568.36.18). E' una raccolta personale di fotografie di Nureyev ritratto nel quotidiano, abbinata a una serie di immagini realizzate da Di Giorgio che spaziano fra il paesaggio e il ritratto. Un'occasione dunque per ritornare sui passi di un danzatore che ha lasciato con la sua arte e con la sua presenza un segno forte nella danza del secondo '900. ] [se. tr.]

Persone citate: Di Giorgio, Nureyev, Otello Di Giorgio, Rudolf Nureyev

Luoghi citati: Parigi, Unione Sovietica