«Il Barbiere di Siviglia» in sedicesimo con la compagnia Francesco Tamagno

OPERA BUFFA AL FREGOLI OPERA BUFFA AL FREGOLI «Il Barbiere di Siviglia» in sedicesimo con la compagnia Francesco Tamagno i ERITEREBBE forse un'indagine socio-culi turale, o come diamine si dice, l'imperversare di opere liriche «in sedicesimo» (nel senso che vedono l'orchestra sostituita dal pianoforte) in auge da qualche mese a Torino. Tra le più attive c'è la Società Francesco Tamagno, che produce una lunga stagione al Teatro Fregoli di piazza Santa Giuba 2 e ha un merito particolare: oltre al repertorio più noto, strada obbligata, proporrà lavori poco frequentati come «Crispino e la comare», «Pinotta», «Medico suo malgrado». In attesa delle rarità, ci presenta venerdì 20 e sabato 21 (inizio alle 20,30) «Il barbiere di Sivigba» con il proprio coro, Andrea Turchetto al pianoforte e la direzione di Luigi Canestro. La compagnia di canto è formata da Franco Berto (Conte di Almaviva), Cosimo Alpino (Bartolo), Wilma Ferrante (Rosina), Claudio Ottino (Figaro), Dante Muro (Basilio), Michele Piccirillo (Fiorello), Maria Cristina Berardo (Berta), Mario Gaudino (Un ufficiale). Dunque, mentre al Lingotto la Rai presenterà il Rossini affranto dello «Stabat Mater», il Teatro Fregob offrirà invece al pubblico il brio di un'opera buffa tra le più febeemente riuscite. Un lavoro che nasconde più di una trappola. Una è costituita dall'agilità richiesta ai cantanti; un'altra è la precisione assoluta che si richiede nei concertati. E poi è sempre annidata la tentazione di cedere a quei frizzi e lazzi che hanno per decenni sfigurato soprattutto certi perso¬ naggi come don Basibo e don Bartolo. Il «Barbiere di Sivigba» testimonia forse più di altre opere la versatilità e l'abilità di «mosaicista», oltre che di musicista, di Rossini. Basti pensare al lavorio di incastri, recuperi, trascrizioni, nascosto dietro la mirabile omogeneità di quest'opera: il coro «Piano, pianissimo» deriva dal «Sigismondo», la «Sinfonia» era già comparsa nell'«Aurebano in Palmira» come pure l'aria di Almaviva «Ecco ridente in cielo», la musica del temporale fu riciclata dalla «Pietra del paragone» e da «L'occasione fa il ladro». La fortuna che il «Barbiere» riscuote ogni volta che viene riproposto è nota a tutti. Tanto più stupisce il clamoroso fiasco della «prima» al Teatro Argentina di Roma. [1. o.] GOMES AL PICCOLO REGIO Dei tre operisti di cui ricorre quest'anno il centenario della morte (il francese Ambroise Thomas e il nostro Antonio Cagnoni, ricordati rispettivamente l'il e il 18 dicembre, e il brasiliano Carlos Antonio Gomes), il più interessante è sicuramente quest'ultimo, la cui patria adottiva resta l'Italia, che gU diede celebrità e ricchezza, effimere l'una e l'altra. Di qui l'esigenza di una manifestazione di rilevante impegno, articolata in due «Mercoledì del Piccolo Regio», l'8 e il 15 gennaio 1997, di durata anomala (ore 17-19,30). Nella prima, dopo una presentazione del singolare personaggio che fu Gomes e l'intervento di due suoi lontani pronipoti (per parte della mogbe Adelina Peri), Giovanni e Cecilia Fornasieri, ci sarà la fondamentale relazione di Fernando Battagba sull'arte del musicista brasibano, che prevede anche l'ascolto di varie pagine della sua produzione. All'opera più popolare di Gomes, «Il Guarany» (rappresentata al Regio il 28 dicembre 1873), verrà invece interamente dedicato il secondo mercoledì: a una breve relazione di Giorgio Rampone sulle accogbenze ricevute dal pubblico torinese, seguirà un dibattito a tre (Sergio Sablich, Giancarlo Landini, moderatore Jacopo Pellegrini), sottolineato dall'ascolto di un'ampia selezione dell'opera. [gi- gu.]

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