LA SFIDA DOPO LA RABBIA di Sandro Cappelletto

LA SFIDA DOPO LA RABBIA LA SFIDA DOPO LA RABBIA LA nuova, tenacemente voluta, Orchestra da Camera Italiana, dove davanti agli occhi, come altrettanti specchi di sé, ha gli allievi cresciuti in dieci anni di lezioni all'Accademia Stauffer di Cremona; le registrazioni delle Partite e Sonate per violino solo di Bach, testimonianza della sua intelligenza di interprete, trasferite in ed e riproposte sul mercato discografico. Un autunno felice, per Salvatore Accardo. E ora, a Torino, l'impegno che il suo orgoglio di musicista avverte con particolare emozione. All'Auditorium del Lingotto Accardo ha deciso di esibirsi come direttore. Lo attendono due partiture tanto celebri quanto implacabili: la Piccola di Schubert, che nel crescendo finale del primo movimento e nel tema d'avvio dell'Allegro conclusivo lascia vivere l'ammirazione del suo autore per i travolgenti estri rossiniani. La più italiana delle sinfonie del viennese precede la più mitteleuropea delle opere di Rossini, lo Stabat Mater, con le sue fughe che il giovane e furente Wagner detestava come troppo scolastiche, paragonandole ai merletti di Bruxelles e ad un soffocante profumo di patchouli. Due anni dopo il Don Giovanni diretto al San Carlo di Napoli, crocevia di troppi sospetti e trame, di una dolorosa e non ancora rimarginata polemica con la città amatissima, Accardo sceglie precisamente questo Auditorium, dove ormai si sono succeduti numerosi direttori di rango, come luogo della sfida e della verità. La luce dolcissima d'assoluto delle melodie schubertiane, il suo guardare verso e contro Beethoven; poi, l'agile foiba e la complessità del canto rossiniano, i suoi «rebus contrappuntistici». La posta in gioco è alta, ma è questo il modo in cui un artista ferito chiede gli venga resa soddisfazione. Sandro Cappelletto

Persone citate: Accardo, Bach, Beethoven, Mater, Rossini, Salvatore Accardo, Schubert, Stauffer

Luoghi citati: Bruxelles, Cremona, Napoli, Torino