Cena di Natale

fi fi Anche questa settimana presentiamo due degli «scritti di Natale» che il Teatro Stabile ha chiesto a venti autori torinesi per la lettura pubblica tenutasi il 5 dicembre Cena di Natale di ALESSANDRA MONTRUCCHIO EGREGIO, non sappiamo se a Lei sia mai capitato di partecipare alla cena natalizia a basso costo organizzata dal capufficio (Z Boss), ma a noi sì; il suddetto ci ha deportati in un'osteria che ha il pregio di non ingannare neanche per un attimo gli avventori - basta uno sguardo d'insieme per capire che bisognerebbe andarsene, e subito: intonaco color gallinaceo bollito, foto e maghette della squadra del cuore alle pareti, crostacei in plastica e reti da pesca che pendono dal soffitto, un bugigattolo ottimisticamente denominato toflette in cortile, compilation di Fausto Papetti in sottofondo. Non che noi colleghi fossimo più invitanti del locale: si sorrideva senza naturalezza, incartati in vestiti semieleganti che stonavano con le tovaglie di cotone povero e con le sedie impagliate, e si fissava la padella-orologio sul muro, sperando di avere in dieci abbastanza potere paranormale per spostare le lancette in avanti di un paio d'ore. Ma procediamo come piace a Lei, per punti; e non avendo riferimenti migliori, si accontenti del menù: a) Arancini siciliani - o meglio, arancioni: in ogni piatto, un melone di riso scotto che cementava le arcate dentali. La nostra cena occupava due tavoli; in quello piccolo erano relegati, nell'ordine: collega anziano con gentile consorte; stracampita maestra elementare del Boss; madre/matrigna, sempre del Boss. In quello più grande, gli altri dipendenti e Z Boss a capotavola, mastodontico e piantato nella sedia come un totem. Insomma: al tavolo piccolo, quattro afasici in reciproco imbarazzo; al tavolo grande, dieci paia di occhi che si sogguardavano, dieci teste in cui si succedevano desiderio di fuga, gusto dell'orrido, avversione e malìa del toccare il fondo, curiosità di sapere cosa avrebbe fatto Z Boss di noi e della nostra voglia di vivere nelle prossime due o tre ore. b) Permette con le sarde: ovvero schegge di legno in segatura che si conficcavano in gola, per cui si son dovute scolare caraffe e caraffe di vino bianco (scadente) per spingere la poltiglia nell'esofago e recuperare un filo di voce. Per rompere il ghiaccio e il silenzio, una collega volenterosa si è rivolta al Boss parlandogli dell'unico argomento condivisibile - il lavoro; noialtri vigliacchi l'abbiamo abbandonata al suo sacrificio e abbiamo iniziato a parlare dei fatti nostri, ma superficialmente, onde evitare che Z Boss captasse qualche informazione utile a ricattarci, una volta smessi i panni di Babbo Natale. Al tavolo piccolo, la gentile consorte intratteneva la madre/matrigna dettando ricette; il collega anziano si sorbiva i flashback della maestra su quando Z Boss era un discolo alte così. c) Arrosto con funghi e patatine novelle, e cioè due fette cadauno di bovino probabilmente morto di vecchiaia e affogato in una melma filamentosa. Inutile buttarsi sul pane stantio e sui rubata raffermi: si è continuato a tracannare. Intanto Z Boss era entrato, lui solo, nel caldo della serata: prima ha chiesto a gran voce a Miss Ufficio di spogliarsi; poi, al di lei rifiuto, ha ripiegato sulla collega straniera, obbligandola a dire Buon Natale in tutte le lingue che conosce - a dire il vero pochine, in confronto alle aspettative. d) Dessert: su ogni tavolo sono stati deposti un paio di piattini con alcuni dolcetti siciliani. Qualcosa di commestibile, se non altro: ma Z Boss ha creduto che ogni piattino fosse destinato a un solo commensale e s'è pappato la metà dei dolcetti concessi al nostro tavolo. Affranti, abbiamo esitato a mangiare la metà residua: esitazione fatale che ha permesso al Boss di papparsi pure quella. A quel punto anche la maestra era entrata nel vivo della serata, e ha ritenuto opportuno recitarci una quartina a rima incrociata da lei testé composta in onore del suo pupillo: Sei tu certo un gran monello / di più furbi non ce n'è I sei il mio allievo amato e bello I Buon Natale dico a te. e) Caffè, che, sebbene polveroso, ci ha fatto tirare un respiro di sollievo; peccato che l'oste abbia sostituito proprio allora la compilation di Papetti con una di evergreen da balera: La Bomba, Il ballo del qua qua, Voulez-vous danser. Z Boss, di ritorno dalla toilette, si stava giusto tirando su la cerniera quando è cominciata Brigitte Bardot: il classico da trenino. Noi siamo stati ovviamente invitati, pena il licenziamento, a improvvisarci vagoni, e così tutti quanti, colleghi maestra genitrice, ci siamo accodati al Boss. I tre minuti più umilianti dell'anno e forse dell'intera vita. Ci ha salvati Obladì obladà: intramontabile su cui Z Boss si è esibito in un assolo, con tanto di mutanda che spuntava dalla braga calata e panza che rimbalzava sulla cintura - assolo che gli è costato una sudata da sauna finnica e un seminfarto che l'ha costretto a chiedere il conto. E così si è usciti tutti dall'osteria: Z Boss, madre/matrigna e maestra, a dormire; noi, a digerire il bolo di cibo calcificato nello stomaco e la serata in un locale, dove abbiamo fatto le quattro. E stamattina eccoci tutti in ufficio, presenti, attivi, efficienti - nonostante la nausea, l'emicrania, il sonno e la desolazione. Solo Z Boss manca all'appello, e possiamo quasi vedercelo che ronfa a panza in su. E proprio perché Lei manca, e manca oggi, egregio, abbiamo deciso di scriverLe quello che stanotte abbiamo maturato: e cioè che dopo anni di angherie, vessazioni, urla, ordini ineseguibili e punizioni eseguite fin troppo scrupolosamente, frustrazioni, rabbia e tutto il vocabolario di sentimenti proprio di ogni dipendente degno della sua categoria professionale - dopo anni del genere, la cena di Natale no, non ci voleva: è stata troppo anche per impiegati coriacei quali noi, per le summenzionate cause, si è diventati. Per cui eccoLe la nostra lettera di dimissioni: gliela lasciamo in bella mostra sotto l'alberello di Natale che avevamo acquistato (a nostre spese) per rallegrare l'ambiente. Cogliamo l'occasione per porgerLe i nostri peggiori auguri di Buon Natale e Felice anno nuovo.

Persone citate: Boss, Brigitte Bardot, Fausto Papetti, Papetti