Baby ladro punito con la morte di Fabio Albanese
la giustizia Baby ladro punito con la morte Massacrato e seviziato a sedici anni la giustizia di cosa nostra SCATANIA EVIZIATO, strangolato, il suo corpo bruciato. Tutto questo per avere rubato un'auto in uso alla cosca. Così, il 9 gennaio del 1987, è morto Cosimo Aleo, giovane ladro d'auto, sfrontato e insubordinato, «un ragazzo tosto, troppo tosto», come lo ha definito uno dei suoi aguzzini. Aveva solo sedici anni. A quasi dieci anni da quell'episodio, la verità è venuta a galla dopo le rivelazioni di un nuovo pentito che, all'epoca, di quel delitto fu ideatore ed esecutore. Alfio Trovato, arrestato con altre persone nel giugno scorso, ha raccontato ai magistrati della direzione antimafia di Catania di avere organizzato da solo il delitto, senza l'autorizzazione dei vertici di Cosa Nostra catahese e di avere, per questo, rischiato a sua volta di essere ucciso dagli uomini della famiglia Ercolano, ottenendo poi il «perdono». Trovato è uno dei nuovi quat¬ tro pentiti che ieri hanno consentito a polizia e carabinieri di fare luce su sette omicidi e di far scattare la trappola per una trentina di boss e gregari del clan Santapaola che agivano nella zona tra Acireale e Giarre. Assieme ad altri tre pentiti «storici» della mafia catanese e acese, Maurizio Avola, Rosario Scuto e Giuseppe Scavo, hanno consentito di ricostruire la mappa aggiornata del potere mafioso nella provincia e di fare luce su sette omicidi avvenuti nella zona negli anni scorsi. Trentasei le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Antonino Ferrara su richiesta della Dda catanese, ventiquattro le persone arrestate nella notte tra venerdì e sabato, otto quelle a cui l'ordinanza è stata notificata in carcere, due i latitanti. Le accuse vanno dall'associazione mafiosa alle estorsioni, rapine, omicidi. Tra le persone che hanno ricevuto in carcere il provvedimento dei giudici catanesi c'è anche Sebastiano Sciuto, il fidato uomo di Santapaola nella zona di Acireale, l'uomo che avrebbe materialmente organizzato l'attentato alla villa di Santa Tecla del presentatore Pippo Baudo. Gli omicidi sarebbero stati compiuti per affermare il dominio della cosca sulla zona. Alfio Manca fu ucciso nel dicembre del '92 perché aveva prima tentato la scalata al clan, insidiando la leadership di Sciuto, e poi stretto un'alleanza strategica con gli uomini del clan catanese dei Cappello, avversari di Santapaola. Nel febbraio precedente, il gruppo fece fuori Leonardo Campo perché era entrato in aperto contrasto con gli Ercolano. Ma il delitto che suscita più orrore è certamente quello del giovane Cosimo Aleo, piccolo ladro di Acicatena, con la colpa di avere rubato un'auto che, a sua volta, era stata «procurata» dagli uomini del clan per utilizzarla in azioni criminali. Cosimo Aleo aveva compiuto sedici anni due settimane prima; venne prelevato nella piazza centrale di Acicatena da Alfio Trovato, dal nipote Mario, da Rosario Scuto, tutti ora pentiti, e da Mario Arena, già in carcere da tempo, e con una scusa, portato nelle campagne di contrada Serra. «Quel ragazzo si doveva fare», ha raccontato Scuto; il gruppo di killer tentò prima di strangolarlo serrandogli una corda al collo, tirata alle estremità da due dei sicari. «Poi, visto che il ragazzo non moriva - ha raccontato Alfio Trovato - gli sfondammo il cranio a pietrate. Il suo corpo fu messo dentro una catasta di copertoni di camion e dato alle fiamme». I pochi resti bruciati di Cosimo Aleo furono ritrovati cinque giorni dopo. Solo da un braccialetto d'oro che aveva addosso, i famigliari riuscirono a identificarlo. Fabio Albanese Nitto Santapaola, il capo della mafia catanese. Appartenevano a un clan vicino al suo gli assassini del ragazzo seviziato e bruciato per aver rubato l'auto della cosca
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