«Metalmeccanici aumenti di 200 mila lire»

Il ministro Treu scrive a Federmeccanica e sindacati, ma confonde il biennio col triennio Il ministro Treu scrive a Federmeccanica e sindacati, ma confonde il biennio col triennio «Metalmeccanici, aumenti di 200 mila lire» Il governo invita a chiudere il contratto-, ritocco congruo ROMA. Duecentomila lire d'aumento. Il governo, sotto il fuoco incrociato di Parlamento e sindacati, ha finalmente avanzato ieri a tarda sera la sua proposta di mediazione per sbloccare la vertenza sul contratto dei metalmeccanici dopo l'improvvisa rottura di giovedì. «Invito le parti - così scrive il ministro del lavoro Treu - a concludere le trattative». La risposta è attesa ad ore. Questa mattina stessa a mezzogiorno si riuniranno le segreterie Cgil-Cisl-Uil. «Una base positiva per concludere il negoziato», sostengono i segretari generali di Fiom, Firn e Uilm. Sempre in giornata dovrebbe esserci anche un vertice della Federmeccanica, che però ha già fatto sapere che ritiene «molto difficile poter accettare questa proposta»». Una dichiarazione che non lascia intravedere uno sbocco positivo della vertenza. Anche perché, nella notte, si è registrato l'ennesimo giallo: fonti governative hanno precisato che la soluzione proposta da Treu (costo complessivo di circa 3.200.000 lire annuali) si basa su un biennio e non sul triennio come erroneamente riportato nella lettera del ministro alle parti. Nella lettera a sindacati e Federmeccanica Treu, facendo riferimento ai criteri dell'accordo del 23 luglio '93, ritiene in particolare congrua una soluzione che implichi un costo complesssivo nel triennio di tre milioni e 200 mila lire per il nuovo contratto, pari a circa 200 mila lire mensili a regime, «considerando l'onere della previdenza integrativa, con incrementi retributivi a regi- me». Il ministro chiarisce che alla cifra si arriva tenendo conto dello scarto «tra l'inflazione programmata e reale nel biennio precedente alla luce delle variazioni intervenute nelle ragioni di scambio e nell'andamento delle retribuzioni di fatto». Il governo ribadisce poi l'impegno assunto nell'accordo del 24 settembre 1996, in materia di sgravi contributivi per le imprese del Mezzogiorno. Si tratta di provvedimenti che andranno valutati nel quadro delle misure di politica economica e dell'occupazione in via di attuazione, «con le conseguenti riduzioni del costo del denaro e del costo del lavoro per i nuovi assunti». L'esecutivo conferma inoltre «l'impegno sulla decontribuzione del salario aziendale, indicando alle parti la neces¬ sità che gli aumenti contrattuali in azienda abbiano ad oggetto effettivi recuperi di produttività». Dunque l'esecutivo ha tirato fuori la sua mediazione al termine di una giornata particolarmente sofferta. Stiamo lavorando, ripetevano ieri il presidente del Consiglio Prodi e il vicepresidente Walter Veltroni a chi si informava sulle intenzioni di Palazzo Chigi. Ma, intanto, le ore passavano senza novità. Le richieste di intervento, gli ultimatum si accumulavano, e la proposta non arrivava. Solo in serata, si è saputo che il governo avrebbe scoperto le sue carte. Ma le posizioni restano distanti. E' da ricordare che il sindacato ha chiesto aumenti salariali per 230 mila lire, con disponibilità a trattare fino a 215 mila. Gli industriali, invece, hanno offerto incrementi per circa 130 mila lire. Walter Veltroni l'aveva spiegato ieri mattina ai microfoni di Italia Radio, precisando che il governo intendeva agire con cautela per evitare un fallimento e un inasprirsi della situazione. «Le posizioni delle due parti sono molto distanti - ha spiegato Veltroni -, il governo intende muo¬ versi con senso di responsabi lità, nel senso che non vorrem mo bruciare le risorse costituite da un intervento». Altrimenti, ha avvertito il vicepresidente del Consiglio, la situazione rischi erebbe di finire «fuori controllo». «Vogliamo fare una mediazione che non cada nel vuoto». E il presidente Prodi, sotto l'incubo di uno sciopero gene- rale, ha deciso di sfruttare fino all'ultimo minuto le ore a sua disposizione. A questo punto, però, non solo i riflettori dei mondo del lavoro, ma anche quelli della politica sono tutti puntati sul documento di Palazzo Chigi. La questione, fin dal primo momento, ha assunto toni più ampi e acquisito un'importanza politica. Il segretario del pds, Massimo D'Alema, ha chiesto con forza al governo di fare un passo. «I tempi li deciderà lui - ha affermato - ma l'importante è che intervenga perché la vicenda sta per incancrenirsi in termini inaccettabili». E il leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, ha ripetuto ieri al Tg3 che in mancanza di un intervento dell'esecutivo, verrebbero meno i presupposti su cui si basa la maggioranza perché «è scritto nel codice genetico di questo governo che si debba difendere il costo del lavoro e si debbano rinnovare i contratti delle categorie». Bertinotti ha dunque invitato il governo a «scegliere» e non a mediare perché, ricordando anche la posizione decisa assunta dal ministro Donat-Cattin in una situazione simile «non è possibile mediare fra due posizioni non mediabili». Il governo - ha aggiunto - «deve scegliere, non può stare in mezzo a chi ha un atteggiamento scandaloso e contrario al documento di programmazione economico-finanziaria approvato dai Parlamento e chi, come il sindacato, ha invece un atteggiamento coerente. Se poi - ha concluso - la Confindustria volesse assumersi la responsabilità avventurista di rifiutare quella conclusione, il governo avrebbe tutti gli strumenti per far valere la potestà contrattuale del sindacato e l'interesse generale del Paese». Flavia Amabile rmeccanisapere che oter accetna dichiantravedere vertenza. , si è regi fonti goo che la soreu (costo 00.000 lire nnio e non amente riministro alMichele Figurati Sopra: il ministro Tiziano Treu me». Il ministro ccifra si arriva tenscarto «tra l'inflazta e reale nel biennla luce delle varianelle ragioni di scamento delle retribuIl governo ribagno assunto nell'atembre 1996, in mcontributivi per Mezzogiorno. 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