Forse nel notes di Chicchi c'era un «codice segreto»

Forse nel notes di Chicchi c'era un «codice segreto» Forse nel notes di Chicchi c'era un «codice segreto» L'AGENDA DEI VELENI SMILANO ESSANTA pagine fitte di annotazioni, appuntamenti, nomi e cifre. E' l'agenda di Pierfrancesco «Chicchi» Pacini Battaglia. I magistrati di Brescia la stanno passando ai raggi «X»; alla ricerca delle «connessioni affaristiche con Antonio Di Pietro». Pacini invece giura che non c'è nulla di irregolare. Di più: «Molte cose sono false, perché è un bloc-notes su cui sono abituato a segnarmi nomi, così mi ricordo delle cose». Tra i fogli dell'agenda decorata con disegni di cavalli leonardeschi, uno ha attirato l'attenzione dei magistrati di La Spezia prima, di Brescia poi. E' un elenco, che il banchiere di Bientina ha redatto nelle pagine di note. Questo: «25 x Bui, 20 x Kibil, 15 x Slava, 15 x Pac/Grbp, 15 x Tron, 65 x Frane, 5 x Lux, 450 x Mo. '97 consegna». Cosa voglia dire nessuno lo sa. Un tecnico informatico dei Gico di Firenze è al lavoro per mettere in ordine e cercare di decrittare ogni annotazione, ogni virgola. I numeri seguiti dalla parola «consegna» potrebbero indicare versamenti del banchiere, magari in milioni di franchi svizzeri. «Lux», luce in latino, potrebbe riguardare il primo difensore di Pacini, l'avvocato Giuseppe Lucibello. Le altre sigle, che paiono di nomi stranieri, potrebbero riferirsi a soci del banchiere svizzero, sede a Ginevra, affari in Dubai, Bahamas, mezzo mondo. Il condizionale è d'obbligo per ogni appunto dell'agenda sequestrata dai pm spezzini Alberto Cardino e Silvio Franz. Anche perché secondo Rosario Minniti, attuale avvocato di Pacini, il banchiere usava l'agenda come bloc notes, segnando eventi che non lo riguardavano in prima persona. Spiega, l'avvocato Minniti: «Pacini non ha mai ricattato nessuno, i magistrati che lo hanno conosciuto riconoscono che è un gentiluomo. Non è la causa delle dimissioni del dottor Di Pietro». Il nome di Di Pietro appare più volte nell'agenda. Così come quelli di Francesco D'Agostino e Mauro Floriani, i due ex collaboratori dell'ex ministro quando faceva il magistrato a Mani pulite. Del ministero di Porta Pia, Pacini scrive in un appunto dell' 1 giugno, secretato dai magistrati di La Spezia. E' quasi un rebus: «I" sez. Lavori pubblici, Reggio-Saluzzo, Gra, D'Angiolino, Fondi neri, Iri, Parillo, Monorcino, Riva». E non c'è nessun riferimento certo che possa permettere l'identificazione dei personaggi citati. Più chiaro, ma altrettanto inspiegabile, il riferimento anno- tato al 13 gennaio: «Pds-giustizia, Burlando». Sempre che sia lui, il nome dell'attuale ministro dei Trasporti, Claudio Burlando, appare altre volte nell'agenda di Pacini. Mentre il J3 luglio è scritto: «MarazziTJ'Alema, finanziamenti». Di affari si parla l'I 1 maggio: «Popiar, 1) Eni, 2) Baco Dubai, 3) Benfaci, 4) Tav/BNC, 5) Cens, 6), Cit». Di Eni, su cui dal '93 Pacini ha raccontato tutto ai magistrati, si sa. Al punto 2 c'è un riferimento al Dubai, al 3 Tav. Che potrebbe essere l'Alta velocità. Un affare a nove zeri che interessa la procura di Roma. L'arresto di Pacini eseguito dai pm spezzini Alberto Cardino e Silvio Franz il 15 settembre sembra aver interrotto i suoi affari. Per il 16 settembre era già annotato un appuntamento alle 16 con Antonio D'Adamo, l'imprenditore foraggiato da Pacini con 15 miliardi nel '93. L'agenda si chiude con alcune indicazioni, il 30 dicembre: «Burlando, Pallenzona, Coop sette, Itinera». Nessuno sa cosa vogliano dire, ma il 6 dicembre gli uomini del Gico, nel giorno delle prime perquisizioni, hanno bussato alla porta sia di Coop sette che di Itinera, la società di Marcellino Gavio. Fabio Potetti

Luoghi citati: Bahamas, Bientina, Brescia, Eni, Firenze, Ginevra, La Spezia, Roma