«E' sieropositiva? Niente operazione» Milano: invitata a tenersi il polipo in gola

Milano: invitata a tenersi il polipo in gola Milano: invitata a tenersi il polipo in gola «P sieropositiva? Niente operazione» MONZA. Cercasi chirurgo disperatamente. L'appello è stato lanciato da Rosaria Jardino, una milanese ammalata di un polipo alla gola che si è vista chiudere le porte in faccia dall'ospedale di Gorgonzola perché sieropositiva. La donna, rappresentante delle persone sieropositive e diventata famosa perché baciata dall'immunologo Fernando Aiuti, ha deciso di non darsi per vinta. Ha denunciato il suo caso al ministero della Sanità e all'assessore regionale e al direttore sanitario dell'ospedale. La storia di Rosaria Jardino, sieropositiva da 14 anni, inizia qualche settimana fa quando viene visitata dall'ospedale Bassini di Cinisello Balsamo e messa in coda per l'intervento chirurgico. «Per via della sieropositività, mi hanno messo in coda, ma la presenza del polipo in gola mi comportava dei problemi e per questo avevo bisogno di essere operata subito. Sono stata così indirizzata all'ospedale di Gorgonzola», ha spiegato Rosaria Jardino. La donna ha subito avvisato i medici dell'ospedale che era sieropositiva e piastrinopenica. E' stata però rassicurata in presenza degli infermieri che non c'erano problemi e che non doveva preoccuparsi. Dopo la visita medica, era stata sottoposta a tutti gli esami del caso in dayhospital. «Dopo gli esami, sono stata visitata da un terzo otorino che ha confermato la necessità di asportare il polipo perché si trovava tra le corde vocali», ha raccontato la donna. Rosaria Jardino doveva essere ricoverata il 23 dicembre alle ore 8 nel reparto di chirurgia dell'ospedale di Gorgonzola. La sua cartella clinica, prima dell'operazione, era stata creata e sembrava non esserci nulla che potesse impedire il ricovero. «Sono stata succes- Rosaria Jardino cI medici «Rischiav on il prof. Aiuti ribattono a la vita» sivamente chiamata dall'ospedale di Gorgonzola e in particolare dal diirurgo che mi doveva operare; Mi è stato detto che non mi avrebbe operata adducendo come scusa quella delle piastrine. Dopo la mia reazione, ha tirato fuori il problema che non era un intervento urgente, non avevo cioè un tumore al cervello, e il rischio non valeva la pena. Mi è stato poi consigliato di fumare meno», ha spiegato la donna. Se per Rosaria Jardino si è trattato di un comportamento discriminatorio, dalla direzione dell'ospedale di Gorgonzola fanno sapere che l'operazione chirurgica non è stata effettuata perché sarebbe stata a rischio per la paziente. «Da qualche tempo abbiamo attivato con l'ospedale Sacco un filo diretto per decidere come agire quando ci troviamo a trattare casi come quello di Rosaria Jardino. Abbiamo deciso di non procedere con l'operazione chirurgica perché la donna, essendo piastrinopenica, avrebbe corso il rischio di emorragie. I pazienti sieropositivi ed affetti da questo problema alle piastrine vengono sottoposti ad intervento chirurgico solo in casi di estrema urgenza. Abbiamo consigliato alla paziente di curarsi in maniera alternativa. Ci sentiamo a posto con la nostra coscienza perché abbiamo rispettato un principio etico importantissimo: quello di non mettere a rischio la vita di un paziente quando non ci troviamo davanti a un'estrema urgenza», hanno fatto sapere dall'ospedale di Gorgonzola. Rosaria Jardino è però convinta che dietro il comportamento dei medici si nasconda in realtà la paura a dover trattare con pazienti affetti da Aids. Silvia Master! I medici ribattono «Rischiava la vita» Rosaria Jardino con il prof. Aiuti

Luoghi citati: Cinisello Balsamo, Milano, Monza