Torino un'esperienza nata sotto il segno del disagio per aiutare i primi tossicodipendenti e gli sbandati
Torino, un'esperienza nata sotto il segno del disagio, per aiutare i primi tossicodipendenti e gli sbandati Torino, un'esperienza nata sotto il segno del disagio, per aiutare i primi tossicodipendenti e gli sbandati Gruppo Abele, 30 unni in prima linea «Così la strada è diventata la nostra parrocchia» TORINO. Trent'anni di Gruppo Abele. Una creatura che è sempre stata controcorrente. Nel 1966 a Torino nascevano in un solo colpo interi quartieroni di periferia, la rabbia degli irnmigrati si traduceva nei più giovani in una sorta di anticipo della rivolta giovanile. Il carcere minorile scoppiava di arrestati e di tensione. Il primo fronte di impegno per Luigi Ciotti, allora ragazzo e non ancora sacerdote, fu di entrare in quella bolgia. Partirono aprendo le prime comunità per giovani senza speranza. Quando Ciotti fu ordinato sacerdote, in una chiesetta di Giaveno, aveva attorno decine di giovani venuti dalla strada. Il cardinale Michele Pellegrino concluse la cerimonia dicendogli: «La strada sarà la tua parrocchia». In quel periodo, all'inizio degù Anni Settanta, spuntano i primi consuma¬ tori di anfetamine, e poi di droghe pesanti. Nel 1971 il gruppo apre il centro antidroga di via Verdi, giorno e notte, il primo in Italia ad occuparsi di tossicodipendenza. Nonostante le polemiche di allora, in due anni passano per la struttura 4 mila giovani. Il 1972 è l'armo in cui, con il ricavato di una colletta dei detenuti delle carceri Nuove e dell'offerta di calici e croci d'oro da parte del cardinale di Torino, il Gruppo Abele apre la prima comunità d'accoglienza, in una cascina di Murisengo, nell'Alessandrino. E' anche il periodo della tenda di fronte alla stazione di Porta Nuova, per protestare con lo slogan «Delinquenti non si nasce, ma si diventa». Tre anni dopo, nel '75, il Gruppo decide l'iniziativa più clamorosa: attuare lo sciopero della fame in piazza, per avere una nuova leg¬ ge sulla droga. Sino ad allora, i tossicomani venivano rinchiusi in carcere o in ospedale psichiatrico. La legge arriverà. Inizio Anni Ottanta, e di nuove attività. Il Gruppo Abele crea una casa editrice (il primo libro sull'Aids uscirà in Italia grazie a questa iniziativa nel 1984), fonda riviste, apre librerie, laboratori, e l'Aspe, l'agenzia sui problemi dell'emarginazione. «Abele» acquista un senso sempre più jsteso: nelle attività del gruppo vengono accolti, oltre a sacerdoti che hanno lasciato l'abito, anche alcolisti, ex terroristi, ex carcerati comuni. Si differenziano le comunità: nascono le prime per i malati terminali di Aids. Una è riservata ai bambini in attesa di affidamento. Oggi il Gruppo ha 150 dipendenti, più di 200 volontari. Ospita 400 persone in 14 strutture residenziali. [al. ga.] Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele
Persone citate: Ciotti, Don Luigi Ciotti, Luigi Ciotti, Michele Pellegrino
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