NOMI E COGNOMI Quegli eterni lavori in corso di Massimo Giannini

Quegli eterni lavori in corso NOMI E COGNOMI Quegli eterni lavori in corso AMBERTO AMBERTO Dini dovrebbe M A occuparsi di più dei ministri del suo partito. Di Tiziano Treu, per esempio, professore di matrice cislina approdato dopo svariate peripezie tecniche al partito di Rinnovamento Italiano, e ministro del Lavoro specializzato nel ridimensionare ogni conflitto (per lui sono tutte tempeste in un bicchier d'acqua) e impegnato in un'inconcludente ricognizione sul contratto dei metalmeccanici. Infatti, ogni volta che si parla con Lambertow della «sua» riforma delle pensioni, quella del '95 sulla quale si sta riscatenando in questi giorni la polemica, il ministro degli Esteri risfodera un orgoglio ferino: «La riforma è solida e innovativa: ricordiamoci che ha omogeneizzato i regimi pensionistici dei diversi settori, e soprattutto che ha avviato la previdenza complementare...», ci confermava giusto una settimana fa l'ex presidente del Consiglio. Comunque: che la riforma sia solida lo dimostrerà la benedetta verifica, se mai si farà. Che sia innovativa è invece vero. Ma finora solo sulla carta. Perché dei Fondi pensione - un tema di cui si parla da una quindicina d'anni, sul quale finsero di esercitarsi ai tempi del regime demo-socialista fertili e dimenticati «intelletti», da Nino Cristofori a Gianni De Michelis - purtroppo non si vede nemmeno l'ombra. E non risulta che uno dei ministri competenti, per l'appunto Treu, vi si sia dedicato con proficui risultati. Anzi, invece di accelerare verso uno sbocco finanziario tipico dei Paesi a capitalismo maturo, l'inerzia ministeriale fa fare all'Italia i consueti passi indietro. Lo dimostra una vicenda passata quasi inosservata, raccontata solo da Mf. La settimana scorsa Giorgio Marbach, uno dei cinque componenti delia Commissione di vigilanza sui fondi pensione presieduta da Mario Bessone, si è dimesso sbattendo la porta. Il perché lo ha spiegato lui stesso, chiarendo che per lui la misura è diventata colma, quando si è accorto del «ritardo nell'effettivo decollo dei lavori». «Si è detto per mesi - ha chiarito Marbach - che il varo dei decreti e dei regolamenti attuativi era imminente, ma non è successo nulla». Non se n'è accorto il buon Treu? Evidentemente no, visto che lo stesso I Marbach ha poi aggiunto: I «Perché si realizzi il quadro nor¬ mativo sui fondi pensione occorrono due articolati principali: quello del Tesoro sugli investimenti e quello del ministro del Lavoro, sull'accesso, cioè sull'avvio delle attività. Di questo secondo articolato non si conosce da tempo lo stato dei lavori, se ne sono perse le tracce da mesi». Ora, può darsi che di questa «scomparsa» il ministro non sia il solo responsabile, visto che - a quanto si sa - buona parte dei ritardi sarebbero imputabili alla lungaggine con la quale il Consiglio di Stato ha espresso il suo parere al decreto sull'accesso. Ma anche se così fosse, si tratterebbe di una spiegazione da azzeccagarbugli. Perché se i fondi pensione sono così importanti per far crescere il mercato di questo Paese, e oltre tutto per alleviare gli oneri della previdenza pubblica, un ministro efficiente e consapevole non si ferma davanti a nulla. Preme, sollecita, incalza gii organismi a vario titolo competenti. E stupisce allora che Treu non l'abbia fatto e non lo faccia. Oltre tutto appartiene ad un partito, Rinnovamento, che a sentir parlare il leader Dini è forse il più attento, nell'attuale coalizione di governo, allo sviluppo del mercato. Ed è altrettanto stupefacente che i sindacati, sul tema dei fondi pensione e del lavoro della Commissione praticamente bloccato, non abbiano nulla da dire. Eppure, i fondi sarebbero uno strumento di democrazia economica utile non solo al mercato finanziario, ma anche e soprattutto alle tasche dei lavoratori. Ci vorrebbe una campagna, e invece niente: Cgil, Cisl e Uil non se ne occupano, prese come sono a difendere, tra un ripensamento e l'altro del ministro competente, il Santo Graal della previdenza pubblica. Che ai nostri figli, purtroppo, distillerà solo poche, e avvelenate gocce di futuro. Massimo Giannini M I

Persone citate: Dini, Gianni De Michelis, Giorgio Marbach, Mario Bessone, Nino Cristofori, Tiziano Treu, Treu

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