Palermo, tre pentiti: prendeva soldi dai clan In manette ex senatore di An

Palermo, tre pentiti: prendeva soldi dai clan In manette ex senatore di An Palermo, tre pentiti: prendeva soldi dai clan PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Complicità con la mafia. Con questa accusa da ieri è agli arresti domiciliari a Palermo l'ex senatore di An e avvocato civilista Filiberto Scalone. I suoi disturbi cardiaci hanno convinto il gip Alfredo Montalto a evitargli il carcere duro. Così gli agenti della Dia gli hanno notificato il prowedimento restrittivo nel suo alloggio in via Parlatore 3. L'hanno citato alcuni pentiti. Uno è il medico ed ex consigliere comunale de Gioacchino Pennino e poi Tullio Cannella e Tony Caldaruso, lo stesso che ha collaborato alla cattura di Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Póma. Proprio Bagarella, stando ai pentiti, voleva morto Scalone che avrebbe intascato 20 milioni per «aggiustare» il processo per l'omicidio del capo della Mobile Boris Giuliano conclusosi invece con la sua prima condanna all'ergastolo. Gianfranco Fini in persona pose il veto sulla ricandidatura di Scalone, 67 anni, già componente della giunta per le autorizzazioni a procedere e della Commissione af¬ fari costituzionali di Palazzo Madama, originario di Vittoria, dopo che i primi sospetti si erano abbattuti come un uragano sull'esponente politico siciliano. Una lunga militanza nel msi anche da capogruppo alla Provincia di Palermo, quando denunciava scandali e irregolarità di ogni tipo. C'è fra l'altro il sospetto che per anni Scalone sia stato socio occulto nell'immobiliare «Malaspina» e intestatario di decine di appartamenti e negozi dell'imprenditore edile Domenico Sanseverino indicato come affiliato ai clan. A suo tempo Scalone sostenne che alcuni alloggi gli erano stati ceduti in pagamento delle sue parcelle, essendo stato legale di Sanseverino. Ma quando questi fu travolto da un crack, al giudice fallimentare parve ben più probabile che il legale fosse stato un prestanome per sottrarre al monte fallimentare quote del patrimonio del costruttore. Su questo chiarimenti sono stati anche chiesti dai giudici a Maurizio Ficani, presidente del collegio notarile di Palermo. Gli investigatori dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, hanno anche intercettato alcune telefonate. In una, appena eletto al Senato, il 30 marzo 1994 Scalone ricevette i complimenti di Pino Mandalari, il ragioniere commercialista a sua volta accusato di mafia e sospettato di essere stato consulente e riciclatore di denaro di Riina. «Grazie, grazie - rispose Scalone a Mandalari - affermazione di noi tutti e degli amici che avete collaborato. Tutti assieme abbiamo vinto». E all'invito del ragioniere a un brindisi con champagne «con i ragazzb), il senatore di An replicò: «Sarò puntualissimo, non ho parole per ringraziarti». Arrestato Mandalari, per altro solito a millantare ruoli importanti facendo lo «struscio» con vari politici, Scalone negò di aver avuto con lui «rapporti politici e professionali». Aggiunse: «Sarà stato forse presente in qualche manifestazione pubblica, certo non da me invitato». Nonostante Fini, gli esponenti palermitani di An lo dirottarono alle «regionali» nel giugno scorso, ma Scalone ottenne in tutto 2000 voti e non fu eletto. Antonio Ravidà L'ex senatore di Alleanza nazionale Filiberto Scalóne è finito agli arresti domiciliari per complicità mafiosa

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