La «pietà italiana» vista da un americano « Credetemi non è un brav'uomo »
La «pietà italiana» vista da un americano « Credetemi: non è un brov'uomo » La «pietà italiana» vista da un americano L'INVIATO DI «TIME» CROMA HI è Joseph Roger O'Dell III, l'uomo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena salvato - almeno per il momento - dalla pena di morte? Le foto sui giornali lo raffigurano quasi calvo, nelle immagini televisive ha una testa piena di capelli. Sembra un tipo abbastanza cortese, quando lo sentiamo ringraziare l'Italia di avergli ridato la vita. Mentre sorride dall'altra parte del tavolo, in prigione, sembra il tipo di persona che abita l'appartamento accanto o lavora nel negozio di alimentari sotto casa. Ma Joseph O'Dell non è affatto una persona cortese. Non merita la nostra simpatia, anche se non avesse nemmeno toccato Helen Schartner, la donna che è accusato di aver brutalmente picchiato, violentato, sodomizzato e assassinato nel 1985. I giornali italiani (compreso questo) hanno dedicato pagine e pagine alla storia di O'Dell, enfatizzando il fatto che potrebbe non essere colpevole dell'omicidio di Helen Schartner, e dunque non meriterebbe la morte. Chi si oppone alla pena di morte crede che il test del Dna proverà l'innocenza di O'Dell. Gli accusatori in Virginia pensano che questi stessi test daranno un'ulteriore conferma della sua colpevolezza. Aspettiamo e vediamo. Ma su una cosa possiamo essere sicuri, subito: O'Dell ha una lunga storia di accuse criminali. Lo sforzo di beatificarlo ora è assurdo: nel 1965 è stato accusato di aver assassinato un compa¬ gno di cella, sebbene O'Dell sostenga che fu legittima difesa. Dieci anni dopo, nel 1975, fu accusato di aver rapito e derubato una donna dopo averla costretta con un fucile a entrare nella sua macchina. Si preparava a violentarla ma poi si spaventò e fuggì. E' davvero questo il tipo d'uomo cui gli italiani vogliono mostrare simpatia? Come molti italiani (e a differenza di molti americani) sono contrario alla pena di morte. E' una forma di punizione brutale e inumana. Comunque ci sono in giro oggi non pochi criminali brutali e inumani. Sebbene io sia contro la pena di morte, non perorerei troppo appassionatamente la mia causa con i genitori delle due bambine trovate uccise in Belgio quest'estate dopo essere state violentate per mesi, né con i parenti di quella ventina di ragazzini uccisi da un folle di Chicago, John Wayne Gacy. L'enorme interesse che i mass media italiani hanno tributato a O'Dell ha certo giocato un ruolo nella sospensione temporanea dell'esecuzione. Se i giornali non avessero dato così tanto spazio alla vicenda, è assai improbabile che Papa Giovanni Paolo n sarebbe intervenuto per chiedere clemenza. «Voglio solo ringraziare tutta la meravigliosa gente in Italia che è accorsa a salvarmi» ha detto O'Dell dopo aver ricevuto la buona notizia. Ma da dove viene tutta questa compassione italiana? E' facile essere compassionevoli quando il criminale è lontano da casa propria. Non ho visto altrettanta prontezza a perdonare nel caso di Mani Pulite. Chi ha pianto quando Gabriele Cagliari e Raul Gardini si sono suicidati? Quanti magistrati si sono scusati con Enzo Carra quando fu fotografato mentre lo trascinavano via in manette? Il fatto è che essere contro la pena di morte è una posizione «pohtically correct». E' come opporsi ai test nucleari francesi nel Pacifico o cercare di salvare le balene. Non è un gran rischio politico. Per esempio, quanti italiani hanno protestato all'ambasciata americana quando Bill Clinton ha posto il veto alla legge che proibisce l'aborto quando la gravidanza è in fase avanzata? Gli Stati Uniti sono andati molto vicino a legalizzare l'infanticidio, ma nessuno in Italia ha mosso un dito. Questo sarebbe stato «politicamente scorretto». Opporsi alla pena di morte non solo è «politically correct»: è anche giusto. Ma ciò comunque non significa che Joseph O'Dell sia un brav'uomo. Greg Burke Corrispondente di «Time» da Roma
Luoghi citati: Belgio, Chicago, Italia, Roma, Stati Uniti
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